Philippe GILBERT. 10 e lode. Fa il bis dopo essersi fatto in quattro, in una tappa pazzesca (voto 10), che si eleva su tutto e su tutti. Tappa che scuote, ma non travolge. Che spaventa, ma non terrorizza. Che fa grande chi l’ha presa di petto come il fuoriclasse belga, ma non rimpicciolisce chi resta dietro, ad incominciare da Roglic, che perde una battaglia, ma non la guerra.
Sam BENNETT. 9. L’irlandese perde lo scontro diretto, ma come si fa a dire in una tappa così che c’è qualcuno che perde?
Rémi CAVAGNA. 9. È il simbolo di una squadra “monstre” (Deceunick voto 11). Tutti all’attacco, meno uno (Richeze). Tutti a pancia a terra per l’intera giornata e costringono tutti a fare la stessa cosa. Tappa pazzesca, con una squadra superlativa. Altro che lupi, questi sono jene.
Wilko KELDERMAN. 8. Si butta nel ventilatore e ne esce benissimo.
Edvald BOASSON HAGEN. 5. Coglie l’attimo e entra nella fuga buona. Per questo talento che ormai ha 32 anni, nemmeno un posto nei dieci: però.
Nairo QUINTANA. 9. È un peso piuma, ma non perde aderenza con il suolo. Potrebbe spiccare il volo, come un Condor. Plana leggero sul traguardo, come un’aquila reale.
Primoz ROGLIC. 4. Il quattro è alla squadra, che non ci capisce niente, che pensa che quella di oggi altro non sia che la prosecuzione della giornata di riposo. Perdono il treno, e non fanno nulla per riacciuffarlo. Alla fine si lasciano scivolare nelle retrovie, per consumare poche energie in vista dell’indomani. Primoz resta calmo, e quel che conta resta primo. Non si deve tanto preoccupare: la giornata di oggi è stata molto vento (leggi fumo), ma poco arrosto. Pronti a sbagliare, ma domani tutto tornerà al proprio posto e Roglic non dovrà nemmeno stare lì a dannarsi troppo per far capire nuovamente a tutti chi comanda.