Indica, conduce, accompagna. Descrive, spiega, illustra. Conforta, esorta, rassicura. Ammonisce, avverte, previene. Aiuta, sostiene, assiste. In un sostantivo/verbo: guida. Guida è anagramma di Giuda, ma a differenza dell’apostolo Iscariota, una buona guida non tradirà mai, anzi, salverà sempre. Una guida si può leggere, perché è un viaggio anche a parole. Una guida si può consultare, perché è un pronto soccorso da usare in caso di emergenza. Una guida si può vivere, perché ispira e convince, ed è quello che stavolta – perdonate il singolare – è successo anche a me.
La Parenzana è una pista ciclabile ricavata sul percorso di un’antica ferrovia, quella che tra il 1902 e il 1935 andava da Trieste a Parenzo, 123,1 chilometri su un trenino che boccheggiava boschi, ammirava mari e sfiorava borghi. Adesso i chilometri, diventati 132, non sono più ferrati ma asfaltati e sterrati, ghiaiosi e gioiosi, rupestri e silvestri, esplorati e ruminati fra Italia, Slovenia e Croazia, fra gallerie, viadotti e stazioni, alcune restaurate, altre ancora abbandonate. Una pedalata facile, godibile, sorprendente. Più per mountain bike che per city bike, ma anche per e-bike, anche per famiglie. Cicloturisti, ma non per caso.
“La Parenzana in bicicletta” è la guida firmata da Donatella Tretjak, Guido Barella, Emiliano Lucchetta e Fabrizio Masi e pubblicata da Ediciclo (140 pagine, 15 euro): la prima edizione risale all’aprile 2013, la seconda al giugno 2015. Nella prossima, magari entro il 2020, quando anche la Croazia dovrebbe finalmente adottare l’euro, si potrebbe fare qualche piccolo aggiornamento (fontane, ciclofficine, ostelli…) e una modesta aggiunta (da Parenzo a Pola attraverso strade e piste). Scritta con competenza e passione, tra storia e curiosità, non c’è neppure una mezza pagina sprecata.
Personalmente, l’Istria mi ha regalato spazi verdi e confini blu, rovi di more e alberi di fichi, borghi di giovani artisti e villaggi di antichi italiani, sole e solitudine, cercando di sfuggire ai centri del turismo più seriale e di spingermi in qualche fuori rotta, fuori programma, fuori tracciato. Con il risultato più gratificante: che magari ci sarà un’altra volta.
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