Venerdì mattina gli aveva mandato un messaggio con l'immagine dell'altimetria della 19a tappa del Tour de France, in cui aveva cerchiato di rosso il Col de l'Iseran, e queste parole: «Scusami il disturbo Egan, volevo solo dirti che lassù, sopra i 2.500 mt noi europei non respiriamo più... Tu ci sei nato, ci vivi. Ps. Lì vicino a 15 km c'è Saint Fois Le Tarantaise. Hai già vinto». La risposta arriva nel giro di pochi minuti: «Grazie capo, oggi vediamo se è vero» accompagnata da varie emoji e una risata.
Paolo Alberati ha creduto in Egan Bernal ben prima che vestisse la maglia gialla e il giorno che il suo pupillo si è portato al comando del Tour de France era con noi all'Adriatica Ionica Race al fianco di giovani corridori che segue con passione come ha fatto per il talento colombiano agli inizi della sua carriera.
L'avventura europea del 22enne che questa sera applaudiremo sui Campi Elisi è iniziata in Sicilia grazie all'ex ciclista perugino, siciliano d'adozione, che lo ha ospitato in casa sua come fosse un figlio per un mese a partire dall'agosto del 2015. Tutto inizia grazie ad Andrea Bianco, ct della nazionale colombiana di mountain bike che, in vista di una gara ad Andorra, segnala ad Alberati questo grande talento. Grazie ad un accordo con la federazione, Bianco riesce a prolungare il volo di rientro da Barcellona a Bogotà di trenta giorni, e il talent scout Alberati organizza l'arrivo del biker in Sicilia.
Un bel articolo dedicatogli da meridionenews.it racconta l'atterraggio in piena notte a Fontanarossa, che segna l'inizio dell'avventura nel Vecchio Continente del giovane Bernal. Le due gare disputate prima di stipulare il suo primo contratto con l'Androni Giocattoli si tengono a Montalbano Elicona e sulle strade toscane: due vittorie nette, ottenute sbaragliando i rivali. La Playa di Catania è il luogo del suo primo approccio col mare: «Non sapeva nuotare e non aveva mai toccato l'acqua - ricorda Alberati - per questo siamo andati al Lido Azzurro. Lui, però, ha desiderato che andassimo fin lì in bicicletta, per non perdere un giorno d'allenamento. Gli ho fatto anche visitare la pescheria di Catania: sempre rigorosamente in sella alle due ruote».
Un altro aneddoto curioso riguarda il primo giorno d'allenamento su strada, complice la mancanza di abitudine e un asfalto leggermente bagnato, finì a terra a Trecastagni all'altezza di una rotonda che, da allora, porta scherzosamente il suo nome.
Nel mese vissuto a Pedara faceva vita da atleta, dormendo molto e mangiando in maniera equilibrata. «Niente zuccheri, pane tostato, molte uova, prosciutto e solo un po' di the. Il caffè lo ha bevuto soltanto una volta, lo ha fatto agitare. Durante un pranzo, ha rifiutato anche una lattina di Coca Cola offertagli da mia moglie Valeria. Ci ha confessato di non berne da un anno come fioretto dedicato alla possibile vittoria del mondiale di mountain bike ad Andorra. In quell'occasione era giunto terzo e aveva deciso di prolungare l'astinenza fino alla firma del primo contratto. Egan si è concesso quella lattina solo dopo la firma dell'accordo con la Androni».
«È una “macchina”: dorme, mangia, si allena, dorme, mangia» prosegue Alberati, che si è commosso nel vederlo in maglia gialla.
Un particolare rivela l'attaccamento della maglia gialla alla Sicilia: «A metà strada tra l'Isola Bella e Taormina - racconta Alberati - c'era una casa abbandonata. Mi ha detto che un giorno gli sarebbe piaciuto comprarla. Chissà che un giorno torni per acquistarla. Così potrebbe anche mangiare nuovamente la crostata di mia moglie, di cui andava ghiotto, o una buona pizza. Lo aspettiamo a braccia aperte con la fidanzata Xiomy, quando vuole». Dalla Sicilia alla Colombia i motivi per festeggiare non mancano.
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