Simon YATES. 10. Fa quello che vorrebbero fare in tanti, ma in Francia non è per nulla facile, perché questo Tour non è solo bello in quanto disegnato a regola d’arte (voto 11), ma è animato da tutti i corridori più forti del mondo, che tolte poche eccezioni (il nostro Vincenzo, Landa e Ciccone per fare qualche nome, reduci dal Giro), sono qui per disputare il campionato del mondo dei Grandi Giri. Perché è pur vero che i percorsi sono fondamentali, ma da che mondo è mondo le corse le fanno i corridori: quelli buoni. E Simon conferma di esserlo.
Thibaut PINOT. 10 e lode. Arriva secondo, ma ha tutto per arrivare per primo sui Campi Elisi. È straripante, dirompente, esuberante: usate voi l’aggettivo che vi aggrada di più, lui usa le gambe, e fa paura.
Mikel LANDA. 7. Parte tardi, fermato, rallentato da Quintana che è là davanti, ma quando parte non fa grandi differenze, soprattutto non guadagna nulla a Yates. Buono, ma non buonissimo.
Emanuel BUCHMANN. 8. Zitto zitto resta lì, in zona nobile, assieme ai grandi. Nessuno parla del tedeschino, e lui tace: il nemico è in ascolto.
Egan BERNAL. 7. Thomas gli dà via libera e lui ne approfitta, però non è brillantissimo. Certo, dopo tappe così tirate e veloci non è assolutamente facile, ma c’è chi impressiona molto più di lui: dice niente Pinot?
Lennard KÄMNA. 8. Ha solo 22 anni il tedeschino della Sunweb e sta facendo cose pazzesche. Se di Buchmann si parla poco, di Lennard non parla nessuno. Buon per lui: può crescere in serenità. Faccia parlare la strada.
Geraint THOMAS. 6,5. È chiaro che qualcosa non va e scricchiola, ma almeno lui parla, comunica, dice. Poi medica anche e qualcosa guadagna sul diretto avversario Juliano Alaphilippe. Se fossimo in lui qualche pensiero l’avremmo, ma anche i suoi avversari non possono stare tranquilli.
Steven KRUIJSWIJK. 6. Ha una super squadra che desta sospetto come quando la Sky dominava. Come Alaphilippe resiste sul Tourmalet. Come qualsiasi squadra e corridore che va forte. Non destano forse sospetto Pinot e la Groupama? Tempo al tempo. In ogni caso l’olandese dispone di una delle squadre più forti (l’altra è la Movistar), nel finale fa qualcosa, ma troppo poco. Intanto, però, è lì. Quindi…
Alejandro VALVERDE. 7. È chiaro che lui è il simbolo della squadra e per questo ha come compito quello di restare là davanti per fare punti per la classifica dei team che tanto interessa – e da sempre – a Eusebio Unzue.
Richie PORTE. 5,5. Prende il posto di Bauke Mollema: subisce sempre e in ogni momento la strada. E cerca di limitare i danni.
Julian ALAPHILIPPE. 8. Si difende con le unghie e con i denti, forse pure troppo. In un paio di occasioni rischia di andare fuorigiri, quando potrebbe lasciarli andare per proseguire del suo passo. Ma Juliano è fenomenale. Tenace e tosto come pochi. Desta sospetti? Certo, anch’io ho un sospetto: che sia un fuoriclasse?
Warren BARGUIL. 5. È perfetto per la nuova Arkea di Quintana.
Jakob FUGLSANG. 5. Tutti i giorni perde qualcosa; da questa primavera qualcosa ha perso.
Sébastien REICHENBACH. 8. Con il pupo Goudu è una spina nel fianco per tutti. Pinot lo sa, per questo sulle Alpi può far davvero male, anche più che sui Pirenei.
Romain BARDET. 6,5. Non è facile andare via, e fare quello che ha fatto Simon Yates. Lui perlomeno ci prova, ci mette cuore, ci mette tutto quello che ha. Bisogna dargliene atto.
Nairo QUINTANA. 4. Blocca la squadra, là davanti, e quando salta è troppo tardi per Landa per fare la differenza, per far saltare il tappo. Arriva stravolto, con il volto sfigurato dalla stanchezza: gonfio, vinto.
Rigoberto URAN. 5. Due giorni durissimi: o cala il ritmo o per il colombiano sarà durissima. Alla partenza lo dice chiaro: «È un po’ loco questo Tour». È proprio così.
Daniel MARTIN. 4. Si stacca prima di Fabio Aru: detto tutto.
Fabio ARU. 7. Resiste con il gruppetto dei migliori fino alla fine, poi salta. In vista Vuelta, se fossi in lui, mi dannerei meno l’anima: non so quanto gli convenga tenere così duro. Ma avrà chi saprà dargli i giusti consigli.
Giulio CICCONE. 6. Il ginocchio non fa più male, ma la schiena sì. Ma che testa!
Adam YATES. 4. Arriva a quasi una mezzoretta…
Elia VIVIANI. 9. Lavora per la squadra come Morkov e Richeze all’ultimo chilometro. Lavora per Alaphilippe come Juliano lavora per lui prima di una volata. Lavora con uno spirito di squadra che è da prendere da esempio: e la Deceuninck lo è.
Peter SAGAN. 10. È probabile che anche oggi ne abbia fatta una delle sue, ma quello che ha fatto ieri è meritevole di menzione, perché la dice lunga sul carattere e la disponibilità di questo ragazzo. Sul Tourmalet la maglia verde è avvicinata da un ragazzino munito di libro autobiografico di Peter e pennarello, li porge al fuoriclasse slovacco il quale continuando a pedalare prende libro e penna e gli fa un autografo in copertina: insomma, anche ieri Peter ha lasciato il segno.
Andrey AMADOR. 10. Ieri semplicemente pazzesco, fa un lavoro che pochi sono in grado di fare. Alla fine si ferma anche lungo il percorso per salutare tifosi con bandiera della Costarica e salutare la mamma: Doña Raisa Bikkazakova, russa. Suo padre, Rodolfo Amador, è un costaricano di origini spagnole. La nonna paterna di Andrey era galiziana ed emigrò in Costarica a causa della Guerra Civile. Ieri, la sua famiglia, era in zona per questioni di cuore.
Se sei giá nostro utente esegui il login altrimenti registrati.