Stefano Piccolo, segretario generale della Lega Ciclismo Professionistico entra nel merito della Riforma UCI, che ha seguito nel corso della sua evoluzione. «Rispondendo alle esigenze dei nostri associati, ci siamo opposti alla Riforma 2020, che eredita la tendenza che nasce dall’introduzione del World Tour nel 2005, che già contrastammo insieme alle federazioni di Francia, Spagna, Belgio e Lussemburgo. Il modello di sviluppo dell’UCI è un sistema chiuso, non meritocratico, che non esiste in nessun altro sport, se non in alcune leghe. In questo sistema kamikaze vincono soprattutto i valori economici. Fare ricorso non è semplice, ma ci arriveremo e sarà in tempi brevi. Potremmo farlo dal punto di vista sportivo, più rapido ma difficile perchè bisogna dimostrare concretamente i danni che vedremo solo nei prossimi anni, o dal punto di vista concorrenziale all'antitrust europeo perchè c’è un evidente abuso di potere/posizione dominante, che va contro i principi dello sport e dell’Unione Europea. Con i nostri partner legali stiamo valutando la soluzione migliore. Ci stiamo scontrando con una grande difficoltà politica: questa riforma danneggia soprattutto l’Italia e la Spagna, mentre è “neutra” per altri paesi, che non sentono l’esigenza di combattere con noi questa battaglia».
Infine Piccolo svela un altro aspetto molto importante di questa riforma: le squadre non guadagneranno alcun provente dai video e dati personali dei corridori trasmessi dalle bici e dalle ammiraglie in corsa.
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