Fu il primo a dare la notizia in tivù del primo arresto di Mani Pulite, anche se la sua voce e il suo nome è riconducibile da sempre al ciclismo. «È vero, quando ero nella sede Rai della Lombardia – racconta oggi un più che soddisfatto Auro Bulbarelli, dallo scorso dicembre direttore di Rai Sport, e al suo primo Giro d’Italia condotto in porto con il vento e gli ascolti in poppa – fui proprio io a dare la notizia dell’arresto di Mario Chiesa. Il capo mi passò un’agenzia Ansa e mi disse: “fai tu”. Chiaramente nessuno, in quel momento, poteva pensare cosa sarebbe successo di lì a poco».
La prima telecronaca nel 1994, al Gran Premio Rio Saliceto, vinto da Andrea Tafi; l’ultima al Lombardia nel 2009, vittoria di Gilbert, al fianco di Davide Cassani. «A Davide sono legato da tempo, è un amico, una persona squisita. Secondo me è stato un grande commentatore e oggi è un ottimo Ct della nazionale. Mi diranno: ma non vince. Ha vinto con Matteo Trentin un oro europeo e ha sfiorato l’oro olimpico con Nibali. Alfredo Martini, che per me era come un secondo padre, disponeva di corridori come Moser, Saronni, Argentin, Bugno e Fondriest. Lo stesso Franco Ballerini ha avuto un certo Paolo Bettini: avercene… Davide, al pari di Ballerini e Martini è un ambasciatore del ciclismo: molto più di un Ct».
Date, numeri, adesso passiamo alle cifre di un Giro che è piaciuto e ha fatto registrare numeri più che lusinghieri. Senza tanto girarci intorno, il titolo è uno e uno solo: Richard Carapaz meglio di Chris Froome, almeno dal punto di vista degli ascolti tv del Giro. La sfida tra «La Locomotora del Carchi che ama essere però chiamato più semplicemente Richie, e lo "Squalo dello Stretto", Vincenzo Nibali - spiega Auro – ha battuto, come media degli spettatori, quella dello scorso anno tra Chris Froome e Tom Doumoulin: 1.634.504 quest'anno, 1.605.856 l'anno passato (lo share è rimasto sostanzialmente invariato, 12,7% contro 12,8%).
Se si va poi a valutare i numeri di "Giro all'arrivo", il segmento finale di ogni tappa, in onda su Rai2, i numeri sono ancora più soddisfacenti. «Questo segmento ha fatto registrare un incremento di circa 230mila spettatori, passando da una media di 1.848.712 del 2018, agli oltre due milioni di quest'anno (per la precisione 2.078.682), superando, sempre relativamente al numero di spettatori, anche l'edizione del 2017, quando la media degli appassionati che apprezzarono la vittoria di Dumoulin fu di 2.029.865 (sempre un’edizione con Nibali lì a lottare per la vittoria finale, ndr). La ventesima frazione, la Feltre - Croce D'Aune Monte Avena, di sabato 1 giugno, è stata la tappa più vista in termini assoluti, con 3 milioni 350mila telespettatori che hanno seguito su Rai2 l'ultima ora e mezza di corsa, pari ad uno share del 27,3%: si tratta del miglior risultato degli ultimi cinque anni. Il dato più eclatante, però, è quello relativo allo share, passato in dodici mesi dal 15,5% al 17,2%, con un guadagno di oltre un punto e mezzo».
Numeri che ripagano degli sforzi fatti e, soprattutto, delle scelte prese. «Sicuramente – aggiunge Auro Bulbarelli - avere un italiano, in questo caso Nibali, in lotta per la maglia rosa, ha aiutato da punto di vista degli ascolti. Ciò che mi preme sottolineare, però, al di là del successo dei numeri, è l'innovazione nel racconto. Per la prima volta Raisport non ha mai 'ceduto la linea', raccontando il Giro dal Villaggio di partenza all'arrivo, fino al Processo alla Tappa. Abbiamo trasmesso due tappe, la sedicesima e la ventesima, in diretta integrale e non era assolutamente in programma, dal primo all'ultimo chilometro, ed i telespettatori di Raisport+HD hanno potuto vedere, in esclusiva, le immagini della corsa ancora prima che cominciasse il segnale internazionale. Notizie dal Giro si potevano avere in qualsiasi momento, grazie alla redazione web (diretta da Alessandra De Stefano, ndr) attiva e propositiva in ogni istante della manifestazione. In telecronaca il valore aggiunto è stata la presenza fissa di Fabio Genovesi, che secondo me ha fornito ogni giorno spunti interessanti di riflessione e punti di vista sempre diversi. Inoltre, e non per ultimo, mi fa piacere notare che lo sforzo produttivo fatto dall'azienda ha pagato, in particolare nella scelta di puntare sulla diretta integrale della tappa: il successo di 'Anteprima Giro', in onda su Raisport+HD (una media di 493mila spettatori e il 3,5% di share, con un valore assoluto di 709mila e il 5,9% nella tappa di sabato 1 giugno) lo dimostra».
Vinta anche la scommessa con una nuova prima voce: Andrea De Luca: «Assolutamente sì e di questo sono particolarmente felice – aggiunge il direttore -. Quando decisi di lasciare le telecronache, contattai subito Andrea, che in quel momento si occupava di motori. Stava per nascere Rai Sport 2 e c’era bisogno di forze nuove, lo spronai a mettersi in gioco, a provarci anche se non sapeva assolutamente niente di ciclismo. La sua prima telecronaca fu nel 2010, al Giro di Sardegna, solo qualche anno dopo mi ha raccontato che pensò seriamente di lasciar perdere, perché si sentiva un pesce fuor d’acqua. In questi dieci anni è cresciuto tantissimo e si meritava di diventare una prima voce di pari grado con un grandissimo professionista come Francesco Pancani, che tornerà alla conduzione al Tour de France. Sono due prime voci complementari e di assoluto livello: questo è quello che volevo, e sono felice della scelta fatta».
Di Genovesi hai già detto: ma la sua esperienza finisce qui, o c’è la possibilità di riascoltarlo su questi schermi? «Volevo dare respiro alla telecronaca come ti ho detto; l’avevo conosciuto qualche anno fa quando seguì il Giro per il Corriere della Sera ed eravamo rimasti in buoni rapporti. Una sera, come spesso mi capita, mi si è accesa la lampadina: ecco, Genovesi, potrebbe fare al caso mio. Avevo il numero, l’ho chiamato e gli ho illustrato il mio progetto: si mostrò subito entusiasta e felice. Venendo alla tua domanda, sarà lui a decidere cosa fare. Il Tour è tra un mese, se ha voglia, per lui le porte sono sempre aperte».
Anche il Processo è andato bene, facendo registrare ascolti che non si vedevano da quattro anni. «È così. Alessandra (De Stefano, ndr), al di là della nomina a vice-direttore, l’avrei in ogni caso cambiata: dopo dieci anni è fisiologico. Detto questo, Marco Franzelli è un grande professionista, che ha dato la sua disponibilità. All’inizio era titubante, poi più coraggioso, poi sicuro, alla fine sereno e felice di aver fatto questa esperienza. Io sono contento di come è andata. Può piacere o non piacere, come tutte le cose, ma se gli sportivi ci hanno premiato, significa che il prodotto non era poi così male. Aldo Grasso, massmediologo, professore universitario e critico del Corriere della Sera, non è mai stato tenero nei miei confronti, ma quest’anno, anche lui, ha riconosciuto che il viaggio del Giro è stato più leggero e ha privilegiato il territorio e la cultura. E lo stesso Processo, ha aggiunto Grasso, ha avuto più basi tecniche. Mi sembra bene, no?».
Stefano Garzelli ha dovuto invece sostituire in corsa Alessandro Petacchi. «E questo per me è davvero l'unico vero cruccio – conclude Bulbarelli -. La rinuncia forzata ad Alessandro, dopo la sua sospensione da parte dell'Uci, non ci voleva proprio. Umanamente e professionalmente spero che questa vicenda si chiarisca presto, per poterlo riavere in squadra. Per Stefano entrare a freddo non è stato per niente facile, e alla fine è stato molto bravo. Per Alessandro però, le porte sono sempre aperte».