Giulio CICCONE. 10 e lode. A soli 24 anni si porta a casa un traguardo, non un traguardo volante. Si porta a casa la tappa del Mortirolo (scusate se è poco…), con una fuga lunghissima, partita di prima mattina. La vince con la maglia azzurra degli scalatori sulle spalle, e questo conta ancora di più. Uomo squadra, uomo tuttofare: uomo di lotta e di governo.
Jan HIRT. 8. Il 28enne dell’Astana è ceco, ma anche sordo. Non sente i vaffa di Giulio, che lo invita a tirare un po’. Lo scopriremo soltanto alla fine: non ha fatto il furbo. Ne aveva di meno. Ceco, sordo e stanco.
Fausto MASNADA. 8. Ancora là, in testa al gruppo, vento in faccia, a conferma che gli Androni non sono una parentesi e nemmeno una comparsa: sono qui per merito. È lui è il più meritevole di tutti.
Vincenzo NIBALI. 9. È quello che in una giornata da tregenda infiamma la corsa. Ci prova, come è solito fare e conoscendolo, statene pur certi, ci riproverà. Oggi nelle sue intenzioni c’era quella di guadagnare su tutti, ma guadagna solo su Roglic, che non è brillante e si difende. Ma per Enzo è già qualcosa. C’è da guadagnare ancora molto, parecchio. C’è da battagliare ancora un po’. Non sarà facile, questo è chiaro, ma a Enzo le cose facili non sono mai piaciute.
Hugh CARTHY. 7. La sua “mission” è quella di prendere la ruota di Nibali e stare lì: un po’ come prendere il taxi.
Richard CARAPAZ. 7. Sul Mortirolo si difende, ma la sua grande dote – e quella di tutto il suo team, la Movistar – è non perdere assolutamente la calma. Mai in affanno, mai sotto stress. Un errore? Si mette la mantellina troppo tardi. Sai che errore...
Mikel LANDA. 8. Voto di stima e di fedeltà. Fa quello che gli dicono di fare. E lo fa benissimo.
Damiano CARUSO. 8. Tutto il giorno là in avanscoperta, poi nel finale a mulinar pedalate per guadagnare su Roglic: che curidur.
Mattia CATTANEO. 7. Vale il discorso fatto per Masnada: bravo lui, bravi loro, bravi tutti. Grande Giro.
Bauke MOLLEMA. 6. Oltre a leggere un sacco di libri (qui al Giro ne ha portati quattro, e a Ciccone chiede sempre un po’ di silenzio per conciliare la lettura), potrebbe anche scriverne. Almeno uno: l’arte della difesa.
Simon YATES. 5. Di testa ne ha tantissima, ma è chiaro che a questo Giro ci è arrivato con una condizione non ottimale.
Pavel SIVAKOV. 6. Il ragazzo si difende alla grande, e resta nella top ten. Per uno della sua età non è cosa facile.
Davide FORMOLO. 5,5. Fa la corsa con il compagno di squadra Rafa Majka. Fanno fatica.
Domenico POZZOVIVO. 7,5. Si mette al servizio della squadra e di Vincenzo, prima che scoppi la battaglia: incendiario.
Primoz ROGLIC. 4. Perde terreno, ma resta lì si difende. Resta dietro con Simon Yates e Bauke Mollema. È interesse di tutti e tre andare spediti per recuperare dal gruppetto Nibali, Carapaz, Miguel Angel Lopez. Lo sloveno riesce a fare il ruffiano anche in questa occasione. Salta i cambi, ma fa saltare i nervi anche a Bauke Mollema: oggi è indifendibile.
Antonio NIBALI. 7,5. È il fratello, ma conferma una volta di più che lui è qui non per caso, ma per dare una mano. E ne dà ben più d’una.
Francisco VENTOSO. 8. Vincenzo è appena partito sul Mortirolo. chiede l’acqua, lui sereno gliela passa. Non c’è nessun giallo, non farà storia, ma è un bel gesto.
Misuratore di POTENZA. 2. Da anni si parla delle radioline, deleterie per lo spettacolo, ma il vero problema sono questi aggeggi. Se vogliamo rimettere un po’ di pepe e sale nella pietanza agonistica, dobbiamo costringere i corridori a non usare più in corsa i computerini con i misuratori di potenza e robe simili. Ognuno vada a sensazione: il ciclismo, fin che si può, rendiamolo sport, non un videogioco.
Gran Fondo CUNEGO. 21 22 23. Tre date da segnare e ricordare, anche se mi interessa rilanciare il pensiero di Vittorio Mevio, che questa Gran Fondo Internazionale Gavia & Mortirolo Damiano Cunego organizza. «A Damiano ho chiesto di pedalare nella pancia del gruppo, per stare a contatto con gli sportivi, con gli appassionati di ciclismo. Io voglio che sia una festa, non una gara. Io ho nel cuore gli ultimi, non i primi». Voto 10.
Max SCIANDRI. 10. Fa quello che probabilmente in gruppo si fa abitualmente. Ci si da una mano, anche quando si è solo mentalizzati a suonarle a tutti, per conquistare una meta. Così succede che nella tappa di Como l’ammiraglia della maglia rosa (Movistar) dia una bicicletta ad un compagno di squadra di Roglic (Jumbo Visma), il rivale dei rivali. E già che c’è, visto che Tolhoek ha appena dato il suo attrezzo a Primoz, appiedato da un problema meccanico, prenda la bici fuoriuso e la carichi sulla propria rastrelliera per trasportarla al traguardo, e riconsegnarla alla Jumbo Visma (voto 2: un grazie, due parole, due righe, un cenno dopo le polemiche scoppiate e le insinuazioni sulla bici sparita nel nulla, con tutto quel che ne consegue, con tutte le malignità che hanno accompagnato questa vicenda, con insinuazioni neanche tanto velate di doping meccanico). Un gesto di grande cavalleria sportiva, un gesto che arriva dall’ammiraglia della maglia rosa, che non è rosa da nessun rancore.
Antonio BEVILACQUA. 10. Tre vittorie italiane: Masnada, Ciccone e Benedetti. Tutti e tre ex Colpack Bergamasca, tutti e tre cresciuti alla scuola di Antonio Bevilacqua.