Andrea De Luca: parte benone da Bologna. Nel complesso regge con disinvoltura il ruolo di prima voce, al posto di Pancani. Toni giusti, proprietà di linguaggio, enfasi solo quando serve. Sembra avere tutti i requisiti per arrivare a Verona da leader. Ma è un’impressione sbagliata. Nel tappone di Courmayeur, il crollo. Mentre guarda i ciclisti pedalare velocissimi in discesa, gli scende la catena e parte in quarta con un’intemerata da scaricatore di divani: “Ma guardateli, questi ragazzi, i rischi che si prendono!! E allora piantiamola con questi insulti, basta dire che sono tutti drogati, una volta lo erano, adesso vanno a pane e acqua, è ora di finirla, al bar Sport, di guardarli e dire subito guarda lì i dopati!!”. Le intenzioni sono chiaramente buone, nella sostanza è uno sbraco devastante. L’idea che per spegnere le cattiverie da tifoso becero si debbano usare toni da becero tifoso è molto stravagante. Sarebbe pur sempre servizio pubblico. Basta un tappone per buttare nell’indifferenziato un intero Giro. Patatrash. Voto spazzatura: 4.
Stefano Garzelli: viene sbattuto in telecronaca diretta al posto di Petacchi, assentatosi “un paio di giorni” (disse Auro Bulbarelli) per chiarire la sua posizione nell’inchiesta doping degli austro-tedeschi, e mai più rivisto in Giro. Come rincalzo schierato improvvisamente, senza riscaldamento, denuncia tutti i limiti del caso. L’impegno è massimo, il risultato è minimo. Quando sale la tensione della gara prova ad adeguare il tono di voce, finendo in un irritante falsetto da signora Bice. In chiave tecnica, non aggiunge nulla a quanto qualunque telespettatore non sappia già di suo. Evidente: non è il suo posto. Quale sia il suo posto vallo a sapere. Aridatece Martinello. Voto d’incoraggiamento: 4.
Fabio Genovesi: il mondo delle lettere perde per un mese un bravissimo scrittore, il mondo della televisione acquista per un mese un imbarazzante parlatore. Retorico, sdolcinato, melenso. Sconsigliato ai diabetici. Ogni intervento non serve agli ascoltatori per arricchire la propria degustazione con annotazioni e divagazioni intelligenti, ma per dimostrare quanto lui ami il ciclismo. Qualcuno gli mandi a dire che s’è capita. Narciso. Voto di stima: 3.
Francesco Pancani: interviene con commenti puntuali e brillanti da quella che crede una moto: in realtà è il siluro sul quale l’ha piazzato il direttore Bulbarelli, decidendo di cambiare lo schema della squadra. Pancani sopporta il ruolo con l’entusiasmo dello studente rimandato a settembre che studia ad agosto in Costa Smeralda. Strada facendo, impara una legge di natura incontestabile: i direttori sono come le suocere, non si scelgono, si subiscono. Voto di consolazione: 8.
Marco Saligari: rendimento regolare per il Commissario. Generoso e entusiasta. Interventi diligenti, magari solo un pelo calcati col vocione da carpentiere brianzolo, dopo una martellata sul pollice. Voto sudato: 6,5.
Marco Franzelli: nessuno può sapere se abbia preteso lui di condurre il Processo o se gliel’abbiano imposto: di chiunque sia, è un’idea pessima. Se avesse scelto di trascorrere queste tre settimane vestito da Platinette in Vaticano la sua reputazione si sarebbe salvata meglio. C’entra con il Giro come la D’Urso c’entra con le biotecnologie. Che Zavoli possa un giorno perdonare il prestigiatore che l’ha tirato fuori dal cilindro (della Ferrari). Voto ponderato: 1.
Beppe Conti: gira da Bologna con un’idea fissa in testa. Anzi due. La seconda è raccontare Coppi agli italiani. Ci prova anche quando a Courmayeur gli chiedono un parere sulla tappa: “Parlo di Coppi?”. Basta una botta per resettarlo. “No Beppe, della tappa”. “Grandissima, grandissima”. Ma il disagio traspare. Fuori tempo. Fuori tempo massimo. Voto di stima: 4,5.
Stefano Rizzato: relegato nelle interviste del dopogara, li seppellisce comunque tutti per qualità delle prestazioni. Traduce tranquillamente chiunque gli capiti sottotiro, fosse mongolo o eschimese. Introduce un clamoroso inedito nel palinsesto del Giro: la domanda intelligente. Chiaramente non c’entra nulla con questo Dream Team. E’ talmente bravo che finirà inesorabilmente nell’elenco dei primi tagli aziendali. Vedi alla voce Martinello. Voto doveroso: 9.
Ettore Giovannelli: la voce della Formula 1 continua il suo processo di ambientamento nel mondo del ciclismo. Che lo mandino a pennellare colore in cima ai campanili di Cuneo o a raccogliere battute sudate nel paddock, mantiene lo stesso garbo e la stessa misura. Impeccabile e imperturbabile in qualunque situazione. Mai teso, mai nervoso, mai scomposto. Neppure il vento gli scompone i capelli. Poi magari quando torna a casa picchia la moglie, ma queste sono faccende private. Voto di stile: 8.