Caleb EWAN. 10. Prima si nasconde, poi si compatta sulla sua bicicletta: quasi scompare. Ma poi lo vedono benissimo: braccia al cielo.
Arnaud DEMARE. 6. È il solo a disporre del treno, che lavora benissimo, ma fatica un po’ a tradurre il gran lavoro in vittorie. Si consola con la maglia ciclamino, che comunque è tanta roba.
Pascal ACKERMANN. 7. Voto alto per quello che fa, nelle condizioni in cui è. Se dovessimo valutare anche il suo atteggiamento, e le parole dirette a Demare, beh, è da 2.
Elia VIVIANI. 5. Un voto complessivo, per i suoi secondi posti e la vittoria negata. Da grande campione quale è , non se la racconta e non la racconta neanche a noi. C’è qualcosa che non va. Stacca la spina, per tornare più agguerrito di prima.
Simone CONSONNI. 7. Lavora per Conti e la squadra, e poi, già che c’è, sostituisce negli sprint Gaviria. Bravissimo.
Giacomo NIZZOLO. 5,5. Lo portano in zona sparo piuttosto bene, ma lui manca il bersaglio. La tappa di domani è tosta, ma se fossi in lui non mi darei per spacciato in partenza.
Jakub MARECZKO. 4,5. Marechiaro vede ancora nero. Poche volate, e ancora troppo distanti dalle zone che meritano considerazione.
Marco FRAPPORTI. 7. Nel giuoco pensato da Gianni Savio, il bresciano è il libero. Libero di correre come gli pare e come vuole. Mattia Cattaneo e Fausto Masnada, uomini di classifica. Gli altri quattro a loro servizio. Marco a fare quello che gli riesce meglio: andare un fuga. Dimenticavo, il bresciano in materia di fughe è al comando: primo con 620 km, davanti a Damiano Cima con 564 km e Mirco Maestri con 374 km.
Mirco MAESTRI. 7. Il reggiano della Bardiani CSF scalpita, non ama stare circondato da corridori. Ama la libertà, e ogni giorno la insegue.
Damiano Cima. 7. Il bresciano della Nippo Vini Fantini è il “terzo uomo” delle fughe. Uomo di battaglia, che si carica sulle spalle gran parte della fatica del team. Francesco Pelosi e Valentino Sciotti ringraziano. Ma anche noi: senza di loro che tappe sarebbero?
Tarcisio PERSEGONA. 500. Novi Ligure è la città dei Campionissimi, ma anche di un imprenditore che non era di qui, ma per questa cittadina e per il mondo del ciclismo ha fatto non molto, ma moltissimo. Se c’è il Museo dei Campionissimi, gran parte del merito va a questo autentico malato di ciclismo. È mancato il 9 settembre scorso. Imprenditore parmense, pedalatore praticante, è stato colpito da un aneurisma proprio mentre era in sella alla propria bicicletta. Titolare della Tre Colli e da sempre sponsor di varie formazioni professionistiche, in particolare della Androni di Gianni Savio, Tarcisio Persegona aveva cominciato a pedalare a 13 anni - «facevo le gare senza allenarmi, perché in casa non c'era la passione e soprattutto c'era bisogno di lavorare» raccontava. Da allora non si è più fermato e ha trovato nel Gavia la sua montagna: nel mese di agosto del 2017 ha festeggiato la sua salita numero 500, pedalando insieme a Francesco Moser e a tantissimi amici. Adesso siamo qui a Novi Ligure, e tra poco saliremo sul suo Gavia. È probabile che lui sia ancora più in alto, oppure semplicemente più in basso, probabile che possa essersi seduto su un paracarro in prossimità di un tornante. È sicuro: è ancora qui.
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