Caleb EWAN. 10. Vuole la tappa, e lo fa capire chiaramente ai suoi e a tutti. In volata non si nasconde neanche tanto, anzi, contrariamente alle sue abitudini si piazza bene in terza ruota, alle spalle degli uomini Bora, e attende il suo momento. È quello che interpreta meglio la volata. Una curva a pochi metri dal traguardo è l’ideale per uno scattista come il piccolo velocista australiano e quando decide di aprire il gas non ce n’è per nessuno.
Elia VIVIANI. 6. Niente da dire, soprattutto niente da fare: Ewan è stato il più forte. Il campione d’Italia non si può rimproverare di nulla, perché in una tappa così, la più lunga e tanto complicata, arriva a disputare una volata per la vittoria. Non si deve rimproverare nulla, se non una cosa: provare ad anticipare la volata. Con una curva così vicina al traguardo è dura poi recuperare. L’impressione è chiara: Elia è meno scattista di Ewan, ma più potente. Però da quell’ultima curva e il traguardo c’è davvero poco spazio: anche per i sogni.
Pascal ACKERMANN. 5. I suoi lavorano benissimo e lo portano lì, ad un passo dal traguardo. Lui si alza sui pedali, ma capisce subito che non è giornata.
Manuel BELLETTI. 6. Sente aria di casa, e prova a buttarsi nella mischia: trova troppo traffico.
Arnaud DEMARE. 5. Lavorano tanto i suoi Groupama, ma lui in questo Giro fatica a trovare il varco giusto.
Davide CIMOLAI. 6. Resta con la nobiltà del velocismo “rosa” e si porta a casa un buon settimo posto, che gli vale la sufficienza.
Marco CANOLA. 6. Tappa più che positiva per lui che per la sua Nippo, che onora tutta la frazione più lunga del Giro. Arriva allo sprint, e non è cosa così scontata.
Giacomo NIZZOLO. 5,5. È chiaro che gli manchi qualcosa, gli manca un po’ di tenuta e di velocità, ma per il milanese è solo questione di tempo.
Eros CAPECCHI. 7. Nel finale si scatena e si carica sulle spalle il compito e la responsabilità di pilotare come meglio non potrebbe Viviani e compagni verso il traguardo di Pesaro. In discesa mena le danze come pochi, pennellando le curve come un artista di strada. Ha classe da vendere, e non si compra.
Marco FRAPPORTI. 8. È un accumulatore seriale di chilometri. Sin da bambino la mamma fatica a tenerlo fermo, lui scappa di continuo. Adesso che non è più un bimbo, non ha però perso l’abitudine e se prima la mamma metteva il muso, adesso Gianni Savio gongola. È l’uomo delle fughe, un infaticabile “rouleur”, un regolarista fenomenale, che porta in giro per l’Italia la maglia dell’Androni Giocattoli. Fa fare bella figura a tutti, senza fare figure.
Damiano CIMA. 8. Sale sul “treno” Frapporti e scende solo in prossimità del traguardo. Una tappa tutta in fuga, con il vento che accarezza i capelli e la pioggia che di tanto in tanto rinfresca i pensieri. Damiano è tra i più attivi e continui in questo inizio di Giro. Valentino Sciotti, il signor Vini Farnese, ringrazia per la visibilità che questo ragazzo bresciano ha saputo garantire al proprio team in oltre 200 chilometri di fuga, che altro non sono che visibilità. Anche per questo si corre; anche per questo s’investe.
Nicola BAGIOLI 7. Ci sono tanti modi di avvicinarsi al Giro, lui ha scelto in modo peggiore: finendo contro un’autovettura che procedeva in senso contrario. Venti giorni prima della “corsa rosa”, il 24enne valtellinese della Nippo Vini Fantini è stato investito mentre era in allenamento. Nessuna frattura, ma grande lo spavento e diverse le botte e le escoriazioni riportate. Dopo il Tour of The Alps, corso in condizioni precarie, si è presentato al via da Bologna con una condizione approssimativa. È difficile che il ragazzo diretto da Mario Manzoni possa inseguire una vittoria di tappa, ma statene pur certi, non si darà per vinto.
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