Avvocato e velocipedista. Avvocato specializzato nella difesa dei diritti dei lavoratori, che a quel tempo si traduceva spesso in avvocato delle cause perse. E velocipedista, che non significava ancora corridore e neanche ciclista, con almeno una vittoria conquistata seppure nel luogo meno devoto alla velocità, almeno nel nome, Fermo.
Aveva del fuoco, dentro, Eliso Rivera. Non contento di tribunali e piste, di arringhe e volate, di pubblici ministeri e privati avversari, si dedicò al giornalismo. Prima dirigendo il settimanale “Il Ciclista”, poi fondendolo con la rivista “La Tripletta” diretta da Eugenio Camillo Costamagna e così fondando “La Gazzetta dello Sport”. Il primo numero – color verde – uscì venerdì 3 aprile 1896, aveva quattro pagine su cinque colonne, costava 5 centesimi, e per rispettare le ferie pasquali, il secondo numero uscì non il lunedì di Pasquetta ma il martedì. Sede a Milano, in centro, via Pasquirolo 14: due direttori, un caporedattore e due redattori, di cui uno facente funzione anche di segretario di redazione. Più i collaboratori. Da allora, una storia infinita.
Rivera, che per vezzo si firmava Edr (Eliseo delle Roncaglie, e Roncaglie era la borgata di Masio, in provincia di Alessandria, dov’era nato nel 1865), come direttore durò poco: un paio di anni. Sospettato di politica antigovernativa, tornò a lavorare come avvocato, fra Italia e Argentina, tra socialismo e anarchia, tra società di mutuo soccorso e case del popolo, e ancora tra giornali come “La Vittoria” e “La Gazzetta degli Italiani” (tutti e due in Argentina). Morì nel 1936, a 71 anni, a Masio.
Domani Masio celebra il suo figlio prediletto con la presentazione del libro “Eliso Rivera – Il romanzo della vita del fondatore e direttore della Gazzetta dello Sport”. Lo ha scritto Claudio Gregori, a sua volta uno dei figli prediletti della “Gazzetta”, non più verde ma rosa. Gregori – contemporaneamente si celebra il suo “Romanzo di Baslòt” su Giovanni Rossignoli (Bolis) - è certezza di serietà e precisione, garanzia di passione e competenza, sinonimo di colore e calore. Immergendosi negli archivi, retrocedendo nei secoli, catapultandosi nella storia, stavolta ha resuscitato l’avvocato velocipedista che non temeva galere né emigrazioni.
L’appuntamento è nell’Abazia di Masio, Casa del popolo delle Roncaglie, alle 16, ingresso libero. Tra gli ospiti, a nobilitare la platea, Marino Vigna, fra l’altro olimpionico a Roma 1960 e direttore sportivo di Eddy Merckx.
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