Una ragazza in bicicletta. Pedala come una matta. Stringe le manopole del manubrio come se ci fosse attaccata tutta la sua vita. Irrompe nel cortile. Gli precipita fra le braccia. Poi scappa.
Un libraio. Raccoglie quello che è caduto. Prende la bicicletta. Nasconde tutto nel magazzino. Ha imparato a essere prudente. Sono tempi difficili, bui, pericolosi. Seconda guerra mondiale, a Milano, tra fascisti e antifascisti.
E’ una storia partigiana. Perché la ragazza in bicicletta lotta per la Resistenza. E perché il libraio, dandole un’identità e un lavoro e dunque un rifugio, se ne trova consapevolmente coinvolto. Finché tre guardie si presentano nella libreria. Non vogliono lei. Vogliono lui. Cercano, frugano, trovano un piccolo arsenale di armi e dinamite. “Sarà un’impresa – dice il libraio - farvi credere che di questa roba non ne so niente”.
“La ragazza con la bicicletta” è il racconto che dà il titolo a un libro di Ugo Moretti (Carucci editore Roma, 144 pagine, prezzo di copertina 6mila lire, su Amazon 12 euro). Undici testi, sei si riferiscono a fatti accaduti tra 1942 e 1943, cinque tra 1943 e 1945, ambientati nei Balcani e durante la Resistenza, scritti dieci anni dopo, finalmente pubblicati nel 1982, e qui miracolosamente trovati in un bookcrossing la vigilia di questo 25 aprile.
Moretti (1918-1991) è stato giornalista, scrittore, sceneggiatore, autore di gialli sotto pseudonimo. Fra i suoi libri: “Vento caldo” (Premio Viareggio per l’opera prima nel 1949). Fra le sue sceneggiature: “Doppio delitto” (con Marcello Mastroianni). “La ragazza con la bicicletta” è il suo valoroso contributo, anche la sua testimonianza, perfino un atto di amore, verso un’educazione forzata, terribile, tragica. L’alfabeto della sua libertà.
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