Mathieu VAN DER POEL. 10 e lode. Nel nome del padre – Adrie – che l’Amstel se l’è aggiudicata nel 1990. Nel nome di un nonno – Raymond Poulidor – che fa parte della storia del ciclismo. Nel nome di una nazione come l’Olanda, che torna a festeggiare un proprio beniamino, fasciato dal tricolore, dopo diciotto anni (2001, Erik Dekker). Nel nome di uno sport fantastico che ti lascia senza fiato se hai il coraggio di provarci fino all’ultimo, anche quando tutto sembra ormai perso, anche se nulla è ancora deciso. Nel nome di questo ragazzo che è semplicemente un fuoriclasse e vince in maniera pazzesca una corsa folle, che sembrava ormai un affare privato tra Alaphilippe e Fuglsang. Una sgasata a 44 chilometri dal traguardo, poi sempre lì con i migliori e un rimontone finale da lasciare senza parole, prima di un urlo pazzesco di tutti quelli che come noi amano il ciclismo. Siamo tutti un po’ Van der Poel. Evviva Mathieu!
Simon CLARKE. 7. Ottima prova del corridore della EF. Attento fino alla fine, ma c’è un Van der Poel che è semplicemente straripante e contro uno così c’è ben poco da fare.
Jakob FUGLSANG. 7. Fa tutto quello che può e anche di più. Solo nel finale pare poco lucido, con quegli attacchi ad Alaphilippe tanto telefonati quanto inutili.
Julian ALAPHILIPPE. 5. Una corsa pazzesca, con uno scatto a 38 km dal traguardo che mette a posto tutte le cose. Poi via pancia a terra in compagnia del danese Jakob Fulgsang e il francesino che commette l’errore di sentirsi ormai la vittoria in tasca. Gioca a fare lo stupendo, gigioneggia come solo i francesi e alle loro spalle rimontano a tutta velocità. In ogni caso Julian perde perché sente di aver già vinto e nel finale prevale il braccino più di una gamba super. Anche quando su loro due torna Kwiatkowski ha l’occasione della vita, ma perde anche quella. Era chiaramente fortissimo, ma fortissimamente perde.
Maximiliam SCHACHMANN. 7. Ottima la prova del corridore tedesco, che sta troppo tempo al vento e nel finale qualcosa paga.
Alessandro DE MARCHI. 7. Il friulano si butta nell’arena dell’Amstel con generosa lucidità e lotta fino alla fine come un gladiatore. È lui l’uomo migliore di un’Italia che c’è e si fa vedere.
Romain BARDET. 7. Prove generali in vista delle Ardenne: Romain ci sarà.
Matteo TRENTIN. 7,5. Probabilmente le gambe non sono quelle dei giorni migliori, ma il campione d’Europa dimostra una volta di più che con la testa si ottengono grandi cose. Nel finale è là, vento in faccia, a lottare come un ragazzino.
Alejandro VALVERDE. 5. Per un cacciatore di classiche come il campione del mondo l’Amstel è corsa stregata. Non fa parte della sua collezione, anche se per tre volte ci è arrivato vicinissimo: due volte secondo e una terzo. Oggi non lo si vede quasi mai. La sua assenza è la cosa che balza di più agli occhi.
Peter SAGAN. 4. Sulla carta è una corsa che gli calza a pennello. Nervosa, agile, potente, da cardiopalmo. Eppure per il tre volte campione del mondo è una corsa che gli dice spesso male. Solo in un’occasione - nel 2012 – il tre volte iridato è salito sul podio. Oggi non arriva nemmeno al traguardo.
Paolo SIMION. 6,5. Il 27enne trevigiano di Castelfranco Veneto della Bardiani-CSF è lesto a prendere la fuga di giornata con Grega Bole (Bahrain-Merida), Julien Bernard (Trek-Segafredo), Marcel Meisen (Corendon-Circus), Thomas Sprengers e Aaron Verwilst (Sport Vlaanderen Baloise), Michael Schär (CCC), Nick Van der Lijke (Roompot-Charles), Tom Van Asbroeck (Israel Cycling Academy), Marco Minnaard e Jerome Baugnies (Wanty-Gobert). Poi inizia un’altra corsa.