SCINTO: «LA MIA NERI? UN GRUPPO DAVVERO MOLTO BELLO»

INTERVISTA | 15/04/2019 | 07:40
di Carlo Malvestio

 


Luca Scinto ha ritrovato la verve e la grinta di un tempo in questo 2019. Un organico rivoluzionato e nuovi obiettivi hanno permesso al direttore sportivo toscano della Neri-Selle Italia-KTM di tornare a fare il suo lavoro con serenità. I risultati sono alla luce del sole: Simone Velasco si è aggiudicato il Trofeo Laigueglia e una tappa della Settimana Coppi e Bartali e, qualche giorno fa, è arrivato anche un successo di tappa al Tour de Langkawi.


In Malesia è arrivato il terzo sigillo stagionale con Simone Bevilacqua…

«È un ragazzo in cui crediamo molto. Gli abbiamo fatto firmare un triennale perché ci piace il suo modo di correre. È giovane e deve ancora imparare a fare il professionista a tutto tondo, ma la strada che ha intrapreso è quella giusta. Quando era dilettante era abituato a correre di più, mentre ora deve imparare a gestirsi anche nei periodi in cui non fa gare, soprattutto per quanto riguarda il discorso del peso, che per un professionista è fondamentale. Ha delle belle qualità e son sicuro che pian piano verranno fuori. È un passista veloce che sa difendersi nelle salite meno impegnative e, potenzialmente, in futuro potrebbe essere un corridore da classiche».

Dopo più di due mesi di corse, qual è il primo bilancio di questo 2019?

«Sono felice, soprattutto perché siamo riusciti a creare un bel gruppo. Fondamentale è stato l’arrivo di Giovanni Visconti, che conosco da tanti anni ed è un punto di riferimento importante all’interno del team. Tutti lo seguono ed è bravo a mantenere il gruppo unito, è un vero leader che aiuta anche i direttori sportivi. Abbiamo tolto alcune mele marce, cioè quei corridori che non mi seguivano e facevano quello che volevano, e abbiamo inserito altri atleti molto motivati. Era da tanti anni che non trovavo un gruppo come questo e devo ammettere che la voglia di fare ciclismo che ho quest’anno mi mancava da un po’ di tempo».

Simone Velasco è la nota più lieta di questi primi mesi?

«Per molti è stata una sorpresa, ma per noi no. Un corridore come lui, che tra gli juniores era tra gli italiani migliori, se non il migliore, e poi da dilettante vinceva 7-8 corse all’anno, non è un caso che vada forte. Ci ha messo un po’ di tempo per adattarsi al professionismo, ma è normale che sia così. Il suo dev’essere un esempio per i giovani, che non devono credere di essere già arrivati da juniores, ma devono lavorare per costruirsi una carriera tra i professionisti. In giro non vedo fenomeni che possano fare il salto da junior a pro e per questo è importante che facciano un passo alla volta, che maturino senza fretta, facendosi le ossa in una squadra Professional. Velasco per fare il definitivo salto di qualità ha bisogno di migliore un po’ in salita e in resistenza, per il resto è ben messo perché è veloce e sa guidare bene la bicicletta. Non è comunque stato l’unico ad aver fatto bene».

Chi altro l’ha impressionata?

«Sono in tanti ad aver fatto bene. Cito Dayer Quintana, che ha un cognome pesante, ma ha qualità per fare bene, in salita va forte e lo sta dimostrando. Anche Edoardo Zardini dopo qualche guaio fisico sta cominciando a ritrovare il giusto colpo di pedale e per noi è importante averlo al meglio. Poi quando le cose vanno bene, come una catena tutti riescono a dare il meglio di loro stessi e la squadra gira bene».

Quest’anno non correrete il Giro d’Italia, quanto è stato difficile da accettare?

«Dispiace molto, ma bisogna accettarlo per forza. Soprattutto perché quest’anno, a differenza delle annate passate, abbiamo una bella squadra. Con Visconti, che ha già vinto delle tappe e ha indossato anche la Maglia Rosa, e questo Quintana penso che avremmo fatto divertire il pubblico. Senza dimenticare poi i giovani, che stanno crescendo e avrebbero avuto l’occasione di mettersi in mostra in un contesto così prestigioso. Per me maggio sarà un mese difficile, ma abbiamo già voltato pagina e abbiamo la testa agli altri appuntamenti. Fa male, ma so che anche per gli organizzatori non è stata una scelta facile. Ci riproveremo l’anno prossimo».

In questi casi è difficile spiegare al main sponsor l’esclusione da una corsa che gli avrebbe dato grande visibilità? Soprattutto considerando che è il primo anno con loro.

«Neri più che uno sponsor è un amico che ci segue da tantissimi anni. Quando si è una squadra Professional bisogna mettere in preventivo anche queste delusioni, ma ormai è inutile fasciarci la testa. La cura migliore è quella di rispondere coi risultati e con le vittorie, per dare più visibilità possibile ai nostri investitori. La cosa peggiore, in realtà, è questa riforma che dovrebbe entrare in vigore il prossimo anno, che ci renderà la vita sempre più difficile…».

Si preannunciano tempi bui per le Professional italiane?

«È una riforma che tutela tutti, tranne le squadre Professional. Siamo squadre il cui primo obiettivo è quello di scoprire i giovani corridori, per poi farli maturare e lanciarli nel WorldTour. O magari rilanciare qualche corridore che si è un po’ perduto. Con il possibile nuovo sistema di wildcard ne gioverebbero solo le Professional francesi, che hanno budget decisamente superiori ai nostri e non hanno nulla da invidiare ai team WorldTour. Per le italiane sarebbe praticamente la fine. Se da qui a fine anno non modificano questa riforma diventerà molto difficile per tutti noi».

Avete eventualmente un piano per porre rimedio a questa riforma?

«Per queste cose bisogna chiedere ad Angelo Citracca, visto che io mi occupo della parte tecnica. Per quanto mi riguarda sono concentrato nel portare a casa dei buoni risultati nelle prossime corse».

Senza il Giro quale diventa l’obiettivo principale della squadra?

«Abbiamo un bel calendario, con tante corse italiane e non. Nel finale di stagione torneremo anche in Cina. Nell’immediato abbiamo il Giro di Turchia dove speriamo di far bene e la Freccia del Brabante, dove avremo un Visconti a mezzo servizio, visto che ha un piccolo problema al gomito e un ascesso a un dente. Ci piacerebbe poi fare bene nelle corse italiane e, pur non garantendo più la wildcard per il Giro, vincere la Ciclismo Cup, anche se l’Androni-Sidermec non sarà facile da battere».

Se dovesse scegliere una corsa da vincere quest’anno…

«Sceglierei il Campionato Italiano. Sarebbe bello avere un nostro corridore in maglia tricolore».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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COMMENTI
Corretto
15 aprile 2019 14:28 FrancoPersico
Sognare è legittimo per tutti. Bene detto Pitone

Sognare?!
15 aprile 2019 16:30 Fra74
Io credo che bisogna essere realisti e concreti: le vittorie fin qui ottenute. TUTTE LEGITTIME E MERITATE, per carità, hanno un peso SPORTIVO che va sempre valutato ed analizzato. Mi ripeterò, ma un conto è VINCERE "LE STRADE BIANCHE", un altro il "LAIGUEGLIA", a livello sportivo, intendo. Poi, per carità, SOGNARE fa parte del gioco, dello SPORT, ma occorre essere REALISTI. Velasco si è dimostrato un GIOVANE INTERESSANTE, VISCONTI è una GARANZIA di PROFESSIONALITA', il RESTO del GRUPPO è tutto da SCIPRIRE a livello di PRESTAZIONI SPORTIVE e sopratutto di RISULTATI SPORTII. Senza nulla togliere agli SPONSOR vari, per essere invitati al Giro 2020, a mio parere, servono altri SQUILLI da qui alla fine della stagione. Poi, come molti scriveranno, che "IO VOGLIO LA FINE DELLE PROFESSIONAL", che le varie PROFESSIONAL di matrice ITALIANA dovrebbero essere INVITATE a prescindere dai risultati, io credo che, nello SPORT come nella VITA, la MERITOCRAZIA abbia un ENORME PESO: viene INVITATO chi merita a LIVELLO DI PRESTAZIONI SPORTIVE, di RISULTATI OTTENUTI, di CICLISTI IN ORGANICO PURE.
Sotto a chi tocca. Punto. Stop. Ecco.
Vostro FRUSTRATO ed INVIDIOSO, ahah...
Francesco Conti-.Jesi (AN).

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