Ci sono undici ciclisti di belle e fondate speranze, una struttura di primo livello, tecnici di nome e valore, quattro sponsor, la prospettiva di partecipare a corse importanti non solo in Italia.
Dopo averla promessa, l'Emilia Romagna mette in strada la prima formazione dilettantistica legata a una regione: servirà per dare ai talenti nati in questa terra la possibilità di correre vicino a casa, servirà anche a dare visibilità a un territorio che da tempo ha scelto di utilizzare la bici per valorizzarsi.
Nato da un’idea del ct Davide Cassani, subito sposata dal governatore Stefano Bonaccini, il team regionale, interamente formato da atleti e tecnici nati fra il Po e l'Adriatico e presieduto dal faentino Gianni Carapia, colmerà un vuoto: da anni da queste parti mancava una squadra under 23. Adesso ce ne sono due (l’altra, la Beltrami, si misurerà con le Continental sotto la guida del bolognese Orlando Maini), ma questa targata Emilia Romagna avrà un sapore speciale e non solo perché rappresenta un po' tutte le province tra il Lambrusco e il Sangiovese: cercherà di essere culla di futuri professionisti come avveniva ai tempi della modenese Giacobazzi e della ravennate Rinascita, tanto per citare due gloriose formazioni giovanili attive un quarto di secolo fa.
«Vogliamo partire col piede giusto, perché l'intenzione è crescere come qualità su tutti i fronti, società e corridori», spiega Michele Coppolillo, che da tecnico sta mettendo a frutto le lezioni di maestri come Reverberi e Ferretti dai quali è stato guidato come professionista.
Lavorare bene è il primo obiettivo per un gruppo che, appena nato, qualche risultato potrebbe centrarlo: in fondo quelli come Tarozzi, al terzo anno fra i dilettanti, o come Kajamini, Cantone e Pongiluppi, nelle categorie frequentate, a segno c’è già andato.
«Ci aspetta un livello sempre più impegnativo, perché arriveremo a confrontarci con le Continental, dove corrono i talenti dei grandi team. Il Giro under 23? Per quello servono punti, la concorrenza è tanta, ma se riusciremo a qualificarci ben venga. Noi però puntiamo a camminare col passo giusto, senza far diventare campioni i nostri atleti prima che lo siano: metà della squadra, poi, va ancora a scuola e quella fino a giugno sarà la priorità», aggiunge Coppolillo, che avendo i corridori sparsi in un raggio di 70 chilometri si gode la possibilità di farli allenare tutti assieme quando c’è l’occasione.
Ad aiutarlo uno staff completo, con i tecnici Contoli e Calzoni e il preparatore Matteo Malaguti: partire su basi solide è il primo passo per avere un buon futuro. Parte l’Emilia Romagna, augurandosi che il viaggio sia lungo e riservi qualche bella sorpresa. La prima se l’è forse concessa durante i preparativi, quando ha allargato la rosa di dieci atleti facendo salire a bordo Riccardo Spadazzi, un ventunenne cicloamatore di Forlì: l’ha scoperto per caso Cassani, durante una pedalata natalizia a Faenza, nella quale il ragazzo ha dato una lezione a tutti in salita. «Va in bici da due-tre anni, prima faceva nuoto: ha valori da atleta, è determinato, mentalmente fresco perché non ha risultati alle spalle ed è stato accolto bene. Giusto dargli una chance», conclude Coppolillo, che in carriera ha corso al fianco di Pantani: l’ultimo campione di una regione che adesso prova a dargli un erede.