Dylan GROENEWEGEN. 10. È come se si fosse liberato di un peso, o di più pesi che lo zavorravano. È semplicemente dirompente e incontenibile l’olandese della Lotto Jumbo. Seconda vittoria consecutiva in questo Tour, 11a in stagione e terza al Tour in carriera. Si libera della zavorra, e vola.
André GREIPEL. 6. Il vecchietto ci mette cuore, gambe, esperienza per lottare come un leone. A mio modesto avviso fa una piccola deviazione iniziale, stringe Gaviria che deve in ogni caso rallentare, ma è un “fallo” d’area che ce ne sono a iosa in ogni volata. Alla fine il VAR lo punisce al pari del colombiano; pare per una testata data prima dell’ultimo chilometro. Alleghiamo foto è mi limito a giudicare solo l’azione con Gaviria. Francamente, non sono d’accordo e me ne farò una ragione.
Fernando GAVIRIA. 4. Resta imbottigliato nelle retrovie, Richeze è pronto a lanciarlo ma lo perde. Il colombiano è poi bravo a recuperare e a farsi largo. Viene rallentato per un attimo da Greipel, poi però lo va a cercare sia con la spalla che con la testa. Io avrei fatto correre, ma se c’era da sazionare qualcuno, questo, era Fernando.
Peter SAGAN. 5,5. Parte troppo lungo, e viene fagocitato dalla muta dei velocisti che si fan sentire. Poi sarà secondo. Secondo la VAR.
John DEGENKOLB. 6. Una sufficienza per il tedesco perché torna in ogni caso, e per squalifica di quei due là, sul podio virtuale di una volata.
Arnaud DEMARE. 5. Vorrebbe far sventolare il tricolore, ma sventola lui nelle retrovie dopo aver preso qualche bella sventola.
Philippe GILBERT. 6. È apprezzabile il suo gesto. Ci prova ai 2800 metri, forse un po’ troppo presto per mettere tutti nel sacco.
Marco MINNAARD. 7. L’olandese della Wanty in realtà si chiama Marinus Cornelis, detto Marco. Va in fuga con il transalpino Fabien Grellier (Direct-Energie) e il connazionale Laurens Ten Dam (Sunweb), quest’ultimo poi torna nei ranghi. Fuga a due, in una giornata calda attraverso la campagna della Piccardia. Fanno di tutto pur di non addormentarsi, e tenere svegli un po’ tutti. Meritevoli di plauso.
Marcel KITTEL. 6. Torna sulla sconfitta di ieri, su una volata nemmeno accennata, e come è suo costume non cerca scuse: «C’è poco da dire e poco da girarci intorno: ho vissuto una giornata davvero orribile. Una giornata no». Voto 8 per la dichiarazione di oggi, voto quattro per la volata di oggi (15°): media sei stiracchiato.
Giuseppe ARCHETTI. 8. È uno dei più esperti meccanici del gruppo. Spesso lui e i suoi colleghi, si esibiscono in vere e proprie acrobazie sporgendosi dal finestrino delle loro ammiraglie per sistemare in corsa cambi, selle e manubri. Ieri, a causa di una foratura prima e di una caduta dopo di Daniel Martin, il povero “Arco” ha rischiato di essere falciato da una moto del seguito. Una raccomandazione per tutti i motociclisti e le ammiraglie del seguito: si chiama “Arco”, ma non deve essere lui a mettere la freccia.
Patxi VILA. 7. Francisco Javier Errandonea, detto “Patxi” dopo una più che onorevole carriera professionistica oggi è il tecnico di riferimento di quel prodigio del ciclismo mondiale che risponde al nome di Peter Sagan. «Al mondiale di Innsbruck Peter ci sarà sicuramente, e sa perfettamente che sarà dura difendere il titolo che da tre anni a questa parte è suo. Sarà dura per lui, ma anche per i suoi avversari – ha detto ai microfoni Rai di Andrea De Luca -. È un mondiale molto esigente, ma Peter non parte mai battuto. Una cosa è certa, dovranno staccarlo, perché lui non mollerà tanto facilmente». Insomma, siamo al Tour, ma il clima iridato è già incandescente.