I VOTI DI STAGI. MARTINELLI CHE FAI? DOMANI ARU ANCORA DA SOLO

I VOTI DEL DIRETTORE | 21/07/2017 | 19:57
di Pier Augusto Stagi      -

Edvald BOASSON HAGEN. 10. Tappa lunga e noiosa, ma almeno giusta. Alla fine i conti tornano, soprattutto al 30enne norvegese della Dimension Data che si va a prendere quello che non gli era stato dato nella sconcertante volata di Nuits Saint George il 7 luglio scorso. Una volata persa per un niente, solo 6 millimetri, così dissero i cronometristi. Oggi per non sbagliare, e per non rischiare di perdere ancora una volata (di secondi posti in questo Tour ne aveva già raccolti due), pensa bene di arrivare solo al traguardo con un finale da autentico “finisseur”. Una stoccata e via, e per una volta il norvegese lascia tutti lì, come degli stoccafissi.

Nikias ARNDT. 8. Vince la volata dei battuti, ma non deve battersi il petto: nessuna colpa. Il colpo l’ha fatto Boasson Hagen.

Daniele BENNATI. 8. Vuole la vittoria a tutti i costi, da dedicare al suo bimbo che ieri compiva gli anni, ad Alejandro Valverde che questo Tour l’ha visto suo malgrado in tivù. A Quintana, che ha dovuto ingoiare ben più di un rospo. Voleva vincere, perché se lo merita, perché è un grande corridore e un serissimo professionista. Voleva vincere per la squadra, per sua moglie, per se stesso. Voleva vincere e io confesso ho fatto un tifo smisurato. Per me ha vinto!

Gian Luca BRAMBILLA. 6,5. Si butta nella mischia più di testa che di gambe. Ha una voglia matta di dimostrare, di prendersi qualche soddisfazione, di gettarsi alle spalle tante negatività, troppi contrattempi. Ma non sta ancora benissimo: lo stomaco è in subbuglio. Questa giornata non sarà facile da digerire.

Giuseppe MARTINELLI. 8. Per la pazienza, per tutti gli accidenti che in questi giorni gli hanno tirato. È bollito, non capisce più nulla. No, chi non capisce nulla sono quelli dell’Astana che non lo fanno decidere e lo relegano in seconda ammiraglia. Forse non capisce niente nessuno, quelli dell’Astana sono un’allegra brigata allo sbando. In questi anni hanno vinto solo per grazia ricevuta. No, hanno vinto con Nibali e Aru, ma con due così vince chiunque. Dovevano portare una squadra più forte, Aru corre da solo, nessuno l’ha protetto, nemmeno Lutsenko. Oggi ci sarà una crono: INDIVIDUALE. Chiedo pietà. Non accusiamo la squadra se vedrete il campione d’Italia da solo. Il voto? Per la pazienza.

Il TOUR. 8. Competizione e elevato livello tecnico non sono garanzia di spettacolo, questo è bene dirlo e ricordarlo. Ma il Tour, sotto l’aspetto organizzativo e l’agonismo espresso sulle strade di Francia resta senza ombra di dubbio qualcosa di inarrivabile e inavvicinabile. Il presidente di Rcs Media Group Urbano Cairo vuole ridurre il gap tra le due corse, e noi siamo pronti a fare il tifo per lui e per la nostra beneamata “corsa rosa”, ma forse sarebbe il caso che qualcuno dei suoi uomini venga a dare un’occhiata oltre confine, da queste parti. Sarebbe utile, per tutti, soprattutto per loro. A livello tecnico Mauro Vegni apparecchia una grande corsa, che forse fatica solo ad attrarre i grandi volti del ciclismo mondiale. A livello di confezione, quindi di marketing e presentazione dell’evento, la differenza è invece semplicemente siderale. La stessa che c’è tra il Torino del buon Urbano Cairo e la Juventus di Andrea Agnelli.

TV. 9. Il ciclismo piace e fa ascolti: altro che storie. Dall’Italia alcuni amici che lavorano per tivù anche concorrente a quella di Stato mi hanno fornito gli ascolti delle tappe alpine (in verità, la Grande Boucle sta ottenendo numeri record sia sulla Rai che su Eurosport). Quella del Galibier (dalle 16.06 alle 17.29) ha fatto un ascolto medio di 2.210.000 spettatori con uno share del 22,79%. Quella di ieri sull’Izoard, (dalle 16.11 alle 17.41) di 2.417.000 con uno share medio del 25,88%. Insomma, numeri che dicono in maniera inequivocabile che la televisione qualcuno ancora la guarda, e che uno su quattro, se ha l’apparecchio, si sintonizza sul Tour de France. Così, solo per vostra informazione. A bientôt’.
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