CASO SCHWAZER O CASO DONATI?

POLITICA | 31/07/2016 | 14:41
Il caso Schwazer merita di essere seguito anche da parte di un sito di ciclismo, come il nostro, perché chiama in causa tutto il sistema dell'antidoping non solo italiano ma anche mondiale, vista la "chiamata in causa" della IAAF, la Federazione Mondiale di Atletica leggera.
Per questo ne ha parlato il direttore Pier Augusto Stagi nel suo editorale di luglio - CLICCA QUI - e ne torna a parlare anche sul numero di agosto, che potete acquistare e scaricare nella sezione Edizione Digitale.

L'argomento suscita grandi domande, come dimostra l'intervento postato su Facebook da Dario Collio, papà del centometrista azzurro Simone. Ve lo proponiamo perché lo riteniamo una lettura interessante. In attesa che a Rio il TAS emetta il suo pronunciamento definitivo sul caso.

In attesa del pronunciamento del Tas, a Rio, sulla “ sospensiva” della delibera Iaaf sul caso di Alex Schwazer, di questa triste vicenda rimane aperto un altro capitolo, sul quale nessuno ha adeguatamente argomentato.


La domanda è: 
- Alla luce di quanto accaduto e delle dichiarazioni rese da Sandro Donati è possibile ipotizzare che Alex Schwazer sia stato utilizzato per altri fini? 
E ancora: 
- Quali riflessi avrà questa vicenda sul processo in corso a Bolzano che vede imputati tre funzionari Fidal, uno dei quali membro della commisione antidoping della Iaaf?


Sandro Donati, agitando la tesi del complotto, usa parole gravi: “C'e' poi l’aspetto - dichiara - del gruppo che si annida nella Iaaf, di italiani rifugiati in essa, che vedono in me l'uomo che ha combattuto il sistema nebioliano”. E ancora: “"Io ho avuto un ruolo fondamentale, collaborando con la procura della repubblica di Bolzano e con il Ros dei carabinieri, nell'individuazione di un gigantesco date base che era nelle mani di un medico italiano che collaborava e collabora ancora con la Iaaf..." 
Data l’esiguità di Italiani presenti nella Iaaf non è difficile risalire alle persone da lui considerate ostili. Nel novero di costoro, per quanto non operativo in Fidal a tempi di Nebiolo, c’è anche il dottor Giuseppe Fischetto, uno dei tre imputati nel processo in corso a Bolzano.

Ma se Giuseppe Fischetto è per Donati una persona ostile in materia di antidoping, abbiamo un problema, anzi un problema l’hanno l’inchiesta ed il processo di Bolzano.  
Si palesano infatti inquietanti interrogativi che necessitano di risposte chiare e definitive:

1- Il Signor Sandro Donati ha veramente avuto un ruolo nell’inchiesta di Bolzano? E’ stato in qualche modo utilizzato direttamente o indirettamente dalla Procura di quella città nelle indagini? 
Se si quale serenità di giudizio poteva mai avere una consulente che, in veste di soggetto terzo, coadiuva una procura ad indagare su persone per lui ostili? 

2- Quanto ha inciso nella vicenda del memoriale di metà aprile 2015 di ALex Schwazer alla Procura di Bolzano il fatto che, il consulente della stessa, se tale era Donati, si sia detto disponibile ad affiancare l’atleta nel suo rientro a condizione che dicesse tutta la verità? 
Come interpretare quella disponibilità condizionata del tecnico?  
C’era una verità nota a Donati sulla quale l’atleta era stato reticente? Ma come poteva Donati conoscere una verità che riguardasse l’atleta ed i suoi rapporti con altre persone se lo stesso non l’aveva ancora rivelata? 

Era forse necessario portare nuovi elementi di accusa contro gli imputati di Bolzano di cui uno collaboratore della Iaaf, dopo che la loro posizione si era alleggerita con l’assoluzione da parte del Tribunale Nazionale Antidoping di tre atleti della staffetta 4x100 che avevano gareggiato a Barcellona, vicenda nella quale secondo il teorema bolzanino i medici in questione avevano avuto un dubbio ruolo ?
Ed era necessario farlo per tempo, visto che anche la vicenda Whereabouts, si sarebbe prevedibilmente conclusa, come in effetti poi avvenne, con la piena assoluzione degli atleti coinvolti nella vicenda, grazie ad una lettura dei fatti corretta e libera da suggestioni da parte del Tribunale Nazionale Antidoping?

3) Chi aveva fornito agli inquirenti di Bolzano tali fantasiose suggestioni, miseramente poi naufragate?

4) C’era forse altro che si poteva garantire all’atleta oltre all’assistenza tecnica, come un percorso privilegiato per il suo rientro, per alcuni in effetti avvenuto al punto da produrre una circostanziata denuncia alla Procura antidoping e alla Wada? E se si, sulla base di quali elementi ?

Forse che si fosse a conoscenza di situazioni compromettenti all’interno degli organismi sportivi nazionali ed internazionali, come del resto più volte Donati ha lasciato intendere nelle sue dichiarazioni dei giorni scorsi, utilizzabili in qualche modo per superare eventuali intralci o resistenze al progetto? 

Vi possono essere state ombre, nel modo di prospettarsi all’atleta, che possano far ipotizzare un plagio dello stesso?

5) Quale credibilità può ancora avere, alla luce della positività accertata dell’atleta e delle recenti dichiarazioni di Donati, quel memoriale costruito sull’ipotetico presupposto di chiedere uno sconto di pena, peraltro negato, ma col risultato del tutto evidente di appesantire, prima degli ultimi avvenimenti, la posizione degli imputati a Bolzano?

La grancassa mediatica attivata dai registi del "Progetto" ha abilmente concentrato l'attenzione della pubblica opinione sulla tesi del complotto ai danni di Alex Schwazer, distogliendola totalmente dalla valutazione di un uso strumentale della sua persona a fini diversi da quelli dichiarati, nel tentativo evidente di sfuggire agli interrogativo sovra esposti. 

Alex Schwazer ha subito gravissimi danni dalla sovraesposizione mediatica alla quale è stato sottoposto e qualcuno, prima o poi dovrà risponderne.

Il turbinio di dichiarazioni, post factum, profuse a piene mani da Sandro Donati, ha creato grande confusione e turbamento, ingenerando perplessità e confusione nelle persone.

Noi non abbiamo elementi a sufficienza per esprimere un giudizio compiuto sulla vicenda, nè spetta a noi dipanare questa intricata matassa, ma il diritto di porre domande e di ottenere risposte sì, quello lo abbiamo. 

Risposte che, ci auguriamo, in parte arrivino dalla sentenza dei giudici di Bolzano, nei quali abbiamo il dovere di porre totale fiducia, ma va da sè che, dopo quanto accaduto, il castello di accuse costruito sulle parole di AS e di eventuali consulenze rese da altri in stato di “conflitto di interessi” traballa paurosamente.

Del resto è ormai a tutti chiaro che alla base delle recenti vicissitudini giudiziarie del movimento atletico italiano, nate dall’inchiesta Olimpia (Staffetta di Barcellona, Wherabouts e Processo ai tre funzionari Fidal in corso), vi sia stata una precisa strategia finalizzata a squassare l’atletica italiana, con una “grande retata”.

Chiara la strategia, chiarissimo l’obiettivo, ma la “grande retata” più volte annunciata ai suoi dal guru dell’antidoping a chiacchiere, alla fine non c’è stata e tutto lascia pensare che, alla fine, nella rete ci sia finito lui.

Che l’ispiratore di questa strategia basata sulla cultura del sospetto, vittima egli stesso, oggi, del proprio sospettare di tutto e di tutti sia in grossa difficoltà, al punto di dover richiamare su di sè l’attenzione in un drammatico crescendo di dichiarazioni alla stampa, deve farci considerare se non sia venuta l’ora di staccare la spina e togliere i riflettori sull’intera vicenda che lo vede protagonista, lasciando lavorare chi di dovere.
Chi è preposto a fare chiarezza la faccia bene e presto. Questo ci attendiamo.

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COMMENTI
"Chi aveva fornito agli inquirenti di Bolzano tali fantasiose suggestioni, miseramente poi naufragate?"
31 luglio 2016 19:04 SoCarlo
mi sembra possa far credere che l'articolo sia di parte.
Chiunque e’ addentro a fatti di giustizia sa che le denunce di un ‘whistleblower’ possano concludersi con un nulla di fatto, senza che per questo si tratti si fantasie. L’assoluzione non e’ sinonimo di ‘pulizia’, come una certa politica ha tentato di farci credere a lungo. Non mi addentro sul fatto che il richiamo alla staffetta 4x100 e processo annesso e’ di quest’articolo (non l’ho sentito associare da altre fonti a donati). Io seguo il ciclismo (su tuttobici) e i dati dell’atletica li conosco per sentito dire: chi ha scritto l’articolo ne sa piu’ di me: chi e’? non vorrei che abbia citato il processo sbagliato, in tal caso la domanda del punto 3 e’ tendenziosa....
Donati deve fornire tutte le informazioni nella sua disponibilita’ alla procura (quale che sia, il territorio di compentenza non spetta a lui deciderlo) e nel rispetto del segreto istruttorio (non vorrei che qualche collaboratore iaaf ne abbia a male: con tutto il marcio che sta uscendo in tale organizzazione ci vorrebbe ben poco che anche professionisti di specchiata onesta’ ne escano male per la sola associazione con personaggi quantomeno dubbi)

MA PERCHE' DIRETTORE?
31 luglio 2016 23:58 ewiwa
Chi è Sandro Donati lo sanno tutti ed anche la sua integrità e la strenua lotta al doping ed allora chiedo al Direttore PERCHE' HA TANTO LIVORE CONTRO SANDRO DONATI?
Si legga Direttore la dichiarazione del giornalista (Bolzoni?) di Repubblica sui tanti dubbi e retroscena imbarazzanti sul caso Schwazer...tanto da essere convocato dalla Commissione Antidoping in Parlamento!!!!!!

@ewiwa
1 agosto 2016 08:43 limatore
Repubblica...? ha sponsorizzato Il Sig Donati da sempre. Più di parte di questo giornale non si può. Si legga l'editoriali del Sig Eugenio Capodacqua, "amico" intimo del Sig Donati e poi riproponga una lettura "imparziale e neutra".

A Pier Augusto Stagi
1 agosto 2016 15:38 angelofrancini
Caro Pier mi chiedo e ti chiedo: ma sei certo che le sparate di Donati siano stavolta del tutto fuori strada? E la domanda te la pone uno che è sempre stato abbastanza critico nei confronti di Donati per le sue indiscriminate accuse contro il mondo del ciclismo (pur partenti da basi indiscutibili).
Forse le odierne prese di posizione sembrano strane se ci dimentichiamo di considerare che agli atti dei procedimenti sportivo e penale risultano documenti (mail) che farebbero apparire come, nel caso in questione (Schwazer), due parti della medicina coinvolte (il doping e l’antidoping) abbiano gli stessi nomi e cognomi?
Sei buon testimone che dal 1998 sostengo che debba essere fatta chiarezza, PRIMA DI TUTTO, all’interno del mondo che combatte il doping.
E perché poi ci si dimentica che i medici imputati nel processo di Bolzano ricoprivano, nello stesso tempo, anche importanti incarichi in seno alle commissioni della FCI e dell’UCI che combattevano il doping: mr. Hyde e dr. Jekill.
Gli stracci che stanno volando in questi giorni fra CIO e WADA lo dimostrano.
E chi se ne frega di trovare gli atleti dopati nelle gare di 10 anni fa: trovassero quelli dopati nelle gare di oggi se veramente vogliono fare la lotta al doping per fare del bene allo sport in generale.
Ma in una rapina il malvivente però non può fare anche la parte del poliziotto, o viceversa, a meno che la banda dei fratelli Savi degli anni ’90 sia ancora in azione.

ragioni da vendere
1 agosto 2016 17:41 bric
Ewiwa dice tante grandi verità: il livore sorprendente del Direttore e la colpa che quasi quasi ora è di Donati che ha combattuto sempre contro il doping denunciando senza peli sulla lingua e per questo da combattere perchè per certa gentaccia finiva la pacchia e finivano i lauti guadagni.....basta vedere quello che è successo quest'anno al Tour per capire che per il doping siamo sempre all'anno ZERO!!!!!!!Sandro non ti scoraggiare te la vogliono far pagare con gli interessi.....ma sbatteranno il muso tutti questi mascalzoni.

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