In questi giorni di fine estate il nostro Ministro Salvini ha annunciato la prossima approvazione (entro fine settembre) del nuovo Codice della Strada, una promessa che è stata associata all’eliminazione delle corsie ciclabili.
In realtà la riforma, contenente l’eliminazione delle corsie ciclabili, del sorpasso cautelare del ciclista e della casa avanzata, è al vaglio del Parlamento fin dal febbraio 2024 e con l’approvazione del Senato si completerebbe semplicemente l’iter legislativo, quindi nessuna novità di agosto.
Sul sorpasso del ciclista vale un capitolo a parte, mentre le due misure (corsie ciclabili e casa avanzata) avevano lo scopo di proteggere i ciclisti dal traffico veicolare, garantendo loro precedenze e zone invalicabili dagli automobilisti
Introdotte con il Decreto legge n. 34/2020, con lo scopo di tutelare, un minimo, i ciclisti ed incentivare la mobilità sostenibile le cosiddette “CORSIE CICLABILI” potrebbero già scomparire dal nostro nuovo codice della strada.
La corsia ciclabile, ad oggi in vigore, è definita all’Art. 3. 12-bis del codice della strada: parte longitudinale della carreggiata, posta di norma a destra, delimitata mediante una striscia bianca, continua o discontinua, destinata alla circolazione sulle strade dei velocipedi nello stesso senso di marcia degli altri veicoli e contraddistinta dal simbolo del velocipede.
Certo non costituisce la massima sicurezza per i ciclisti, poiché le automobili possono impegnarla, seppur per brevi tratti, e secondo le dimensioni della carreggiata e se delimitata da strisce discontinue.
La nuova norma, come riformata nel nuovo codice, lascerebbe ancor più agio agli automobilisti, liberi di impegnarle e promiscuità (questo è il termine utilizzato nel nuovo articolo), così da perdere ogni scopo di protezione riguardo ai ciclisti, non più privilegiati e protetti ma semplicemente “agevolati”:.
A differenza della pista ciclabile, che attribuisce al ciclista l’uso esclusivo la corsia ciclabile ante riforma poteva essere occupata solo in determinati casi, quando vi siano fermate di trasporto pubblico o per consentire soste o fermate nei casi vi sia sosta laterale veicolare, ma comunque l’invasione delle auto era prevista solo per brevi tratti e per un tempo limitato e in ogni caso concedendo sempre e comunque la precedenza al ciclista.
La loro utilità, specialmente nelle città, era fuori discussione poiché costringeva gli automobilisti a prestare più rispetto e attenzione verso i ciclisti, specie se con linea continua ed era rafforzata dall’art. 145 del cds 4-ter “lungo le strade urbane i conducenti degli altri veicoli hanno l’obbligo di dare la precedenza ai velocipedi che circolano sulle corsie ciclabili”, ciò che garantiva al ciclista, in caso di incidente, la ragione esclusiva.
Con il nuovo codice della strada, al momento al vaglio del Senato, con i suoi 770 emendamenti, tornerebbe una strada da condividere in modo promiscuo con tutti gli altri veicoli.
Le strade torneranno quindi ad essere occupate senza limite e per tutta la loro larghezza dalle automobili, con i ciclisti relegati al margine destro senza alcun segnale di tutela.
Non è chiaro, perché assessori e Sindaci si stanno confrontando sul punto, se verranno o meno cancellate anche materialmente dall’asfalto, ed in tal caso ipotizziamo uno spreco di denaro (per farle e poi disfarle).
Le motivazioni addotte, ben poco convincenti e smentite dai fatti, imputavano alle strisce delimitanti le corsie ciclabili motivo di confusione e restringimenti delle carreggiate, con aumento di incidenti, ciò che stride con il solo buon senso e dati alla mano.
Gli incidenti sono infatti da imputarsi a ben altre ragioni, prima fra tutte la velocità, associata a manovre scellerate degli automobilisti, dall’aumento di automobili e del traffico e dalla crescente conflittualità sulle strade, con assenza di controlli.
In questo contesto verrebbero quindi eliminate 80 km di corsie solo a Milano, restituendo spazi duramente conquistati dai ciclisti agli automobilisti, che potranno proseguire a regnare sulle strade, percependo e rispettando il ciclista sempre meno, considerandolo sempre più un intralcio non legittimato a stare sulla strada.
Invariato invece l’Art. 182. 9 cChe obbliga i ciclisti a transitare sulle piste ciclabili quando esistono.
Abrogata anche la “casa avanzata”, anch’essa introdotta nel 2020, a dire il vero ben poco realizzata o conosciuta.
Si tratterebbe di una zona da realizzare nelle intersezioni semaforiche, lungo le strade con velocità consentita inferiore a 50 km/h e posta ad una distanza di tre metri dalla linea di arresto prevista per gli altri veicoli.
Avrebbe dovuto prevedere una posizione che permetta l’arresto e la ripartenza in sicurezza, rimanendo pienamente visibili agli altri veicoli.
Le norme non sono ancora in vigore, perché il nuovo codice della strada è ancora in Parlamento, ma dalla proposta di modifica ha dato risultati allarmanti, e i dati ISTAT fanno emergere una situazione che stona con le annunciate finalità di incentivo all’utilizzo delle due ruote o altri mezzi alternativi.
In sintesi il codice non è ancora approvato ma la sola promessa ha già dato i primi esiti e sono preoccupanti per i ciclisti, ai quali verranno tolte distanze di sicurezza in fase di sorpasso, corsie ciclabili, case avanzate e zone 30 con strade che saranno in senso opposto alle finalità dichiarate.
Passi indietro, ma più grave disallineati con le direttive Europee e con direzione opposta a quella presa dagli altri paesi d’Europa proiettati alla mobilità sostenibile, alla difesa dell’uomo, della sua salute, della natura e dello sport.