LOGRONO Mattia Cattaneo è un professionista esemplare e, cosa non secondaria, una brava persona. Lo dimostra anche stasera dopo il clamoroso stop ricevuto dalla sua ammiraglia mentre era in fuga nella 18a tappa della Vuelta. Mattia, 33 anni, pro dal 2013, avrebbe lottato per la vittoria. E per lui, che ha alzato le braccia solo quattro volte, sarebbe stata una gioia enorme.
«Ma bisogna guardare avanti - afferma il bergamasco raggiunto telefonicamente poco prima di cena - quello che è successo è già il passato. Io da professionista quale sono ho solo obbedito». Elegante, eppure il dispiacere è tanto. «Sono un essere umano e sarei ipocrita a dire che non sono dispiaciuto anche perché mi sono sempre "fatto il culo" per arrivare dove sono. Sto bene, l’ho dimostrato che ho la gamba buona, ma questo è il mio lavoro. Alla fine ho fatto quello che faccio da anni».
Che cosa ti hanno detto dall’ammiraglia?
«Mi hanno chiesto come stavo. Ho risposto bene. Poi il diesse ha aggiunto che era dispiaciuto ma dovevo fermarmi per aiutare Mikel».
E adesso come si riparte?
«Con la tranquillità e la consapevolezza di chi ha la condizione giusta. E quando hai la condizione l’occasione prima o poi arriva. Ripeto. Chi mi conosce sa che non faccio mai polemiche».
Chissà magari l'occasione arriverà all’Europeo, dove settimana prossima correrà crono e strada.