LISBONA. Non ci saranno Pogacar, Vingegaard ed Evenepoel - ovvero il podio del Tour - ma questa Vuelta si preannuncia lo stesso spettacolare. Anche il fatto che non ci sia un netto favorito la rende più imprevedibile. Chi potrà indossare la maglia rossa domenica 8 settembre a Madrid? Sentiamo cosa ne pensa Mario Cipollini.
Mario, partiamo dal numero 1: Sepp Kuss vincitore uscente.
«Kuss è un po’ un mistero come del resto la sua Visma. Lo scorso anno vinsero Giro, Tour e Vuelta mentre quest’anno fanno fatica ovunque. La squadra non ha vinto nulla di importante e il secondo posto di Vingegaard al Tour per loro non è un grande risultato, ma una grande sconfitta. Da Kuss quest’anno mi aspettavo di più visto che nel 2023 ha disputato tutti e tre i grandi giri andando sempre più forte. In questa stagione, Covid o meno, non ha corso né Giro, né Tour. Ho letto che dice di essere al via senza pressioni, ma di solito chi dice così è perché ne ha troppa. Del resto, per una squadra così importante e così potente, nessuno può dire che quest’anno abbiano fatto un buon lavoro. Kuss e la Visma devono ‘vincere per forza’, altro che non hanno stress».
Al fianco di Kuss ci sarà Van Aert.
«Bisogna vedere se ha recuperato. Se ha ancora forze e cosa intende fare anche in vista della stagione del cross. Non penso che alla Vuelta possa pensare inventarsi numeri straordinari. Lo vedo di più come un jolly, in appoggio al capitano che magari farà una tappa super. Coordinerà le operazioni in corsa».
E se il capitano della squadra olandese fosse il giovane belga Cian Uijtdebroeks?
«Questo ragazzo va forte. Può essere una valida alternativa a Kuss».
Passiamo a chi di Vuelta ne ha vinte ben tre, Roglic.
«Sarebbe bello quello che smentisse ciò che finora in questa stagione ci ha fatto vedere. Vuoi per l’età, vuoi per le cadute ai Baschi e al Tour da lui ci si aspettava di più. Di certo la Red Bull ha puntato molto su di lui. Qui non so se avrà la condizione giusta e la capacità di lottare per la vittoria».
La Red Bull sulla carta è la squadra più forte. Ci sono anche Vlasov e Daniel Martinez.
«Sulla carta un tridente straordinario. Un’occasione di riscatto importante per la squadra. Vlasov è da tanto che lo aspettiamo ma non ha mai dimostrato solidità. Di lui suo sono visti solo sprazzi».
E della Uae che mi dici?
«Senza Pogacar saranno tutti lì a cercare di mettersi in mostra per non farlo rimpiangere. Però non possono permettersi errori perché chi sbaglia paga. Almeida al Tour ha dimostrato il suo valore e forse in partenza sarà il capitano. Yates però mi pare più solido sulle salite molto impegnative».
Hanno anche il giovane messicano Del Toro.
«L’ho visto ed è un grande talento, ma in squadra le gerarchie sono definite».
Gli spagnoli puntano su Mas, Landa e Rodriguez.
«Mas e Landa sono molto simili: vanno forte, vanno bene, non vincono mai. Rodriguez deve ancora dimostrare chi è. Al Tour ha evidenziato il suo limite, che magari alla Vuelta sarà sufficiente per vincere. Del resto qui il livello tecnico è più basso. Però questo potrebbe portare a una maggiore competizione. Anche lo spettacolo, rispetto a Giro e Tour dove c’era un netto favorito, potrebbe essere migliore. Credo che alla Vuelta in salita ci sarà un grande show».
Rivedremo Tiberi. Durante il Giro, nella Zampata di re Leone, hai sempre espresso pareri favorevoli su di lui.
«Corridore che mi piace. Per lui questa sarà una corsa importantissima perché potrà fare esperienza di vertice contro corridori di un livello non così impossibile. Questa corsa potrebbe aiutarlo a costruirsi una sua solidità, convincerlo di essere all’altezza dei migliori. Per contro credo che le arcigne salite spagnole non gli siano così congeniali. Tiberi mi sembra più un corridore da salite del Tour che della Vuelta».
Come si risolverà la corsa?
«Bisognerà tenere in conto la durezza delle tappe e la condizione degli atleti che, a meno di sorprese, a questo punto della stagione potrebbe essere in calando. Nessuno parte con grandi sicurezze, quindi ogni minimo errore potrebbe essere fatale».
Conterà quindi molto il lavoro dei diesse, la tattica.
«Certo, ormai purtroppo sono corridori telecomandati».
Dammi un nome secco per la maglia rossa.
«Yates, anche se bisogna vedere com’è uscito dal Tour».