Nella stessa occasione in cui abbiamo incontrato nell'hotel degli azzurri le ragazze della Nazionale abbiamo interpellato anche il trio maschile alla vigilia della gara in linea di domani: Alberto Bettiol, Luca Mozzato ed Elia Viviani insieme al commissario tecnico Daniele Bennati.
ALBERTO BETTIOL - IL CAPITANO
«Approccio questa corsa come tutte le altre, mi sento molto bene ed è sempre bello indossare la maglia azzurra. Anche perché ritrovo lo stesso staff che avevo agli esordi in Cannondale, dal management a massaggiatore e meccanico. Non vedo l'ora che scatti il via e poi ci sarà da essere aperti mentalmente e svegli in una gara difficile da interpretare sia per l'esiguo numero di corridori sia per l'assenza della radio. Io e Luca dovremo comunicare bene col sapiente supporto di Elia e decideremo come alimentarci e muoverci. Non me lo so davvero immaginare come potrà evolversi la situazione una volta entrati nel cuore di Parigi: magari Evenepoel sarà già da solo, chissà... Di solito i belgi sono l'ago della bilancia insieme a olandesi e danesi, con quest'ultimi che vorranno tenere la corsa più chiusa e i belgi assolutamente no. Vedo Van Aert molto motivato dopo mesi sfortunati e Van der Poel che vuole vincere perché nel palmarès gli mancano solo le Olimpiadi. Noi non partiamo favoriti ma neanche battuti; del resto, a parte i corridori di Nazionali "minori" nessuno parte battuto: ritengo che oltre metà degli atleti abbia delle chances di vittoria. Non c'è una salita come quella di Tokyo, ogni squadra ha pochi effettivi e bisogna essere bravi a sfruttare ogni minima occasione. Personalmente non mi sento inferiore a tanti altri, questa è un'annata buona per me, tra tricolori, Milano-Torino, grand départ del Tour da Firenze e ora questi Giochi parigini: dovrò comportarmi come in tutte le gare dove ho fatto bene. Curiosità: da quei crampi di Tokyo porto sempre con me il corno rosso che il mio caro amico Andrea mi portò da Napoli».
LUCA MOZZATO - L'UOMO DA CLASSICHE
«Grandissima emozione per la prima Olimpiade in carriera, una delle convocazioni più importanti che qualsiasi sportivo possa ricevere. Nonché una delle più difficili: si svolge ogni quattro anni, deve capitare un percorso adatto alle tue caratteristiche e tu devi meritartela in quel periodo. La sensazione dei Giochi a cinque cerchi è unica, perché se ne inizia a parlare da tantissimo tempo prima e trascende le altre corse. Quest'anno ho puntato forte sulle classiche mentre il Tour de France l'ho disputato "come un fantasma" in appoggio a Demare, per mettere tre settimane nelle gambe da far fruttare in questo appuntamento olimpico. Ho avuto un Tour tranquillo e sono prontissimo per affrontare un percorso che, con soli 90 partenti, può letteralmente esplodere in ogni momento. Non ci sono tanti uomini da curare al di fuori di quel paio di super-favoriti e non ci sono tante vie di mezzo: o si prova tutti ad anticipare o ci si prende un grandissimo rischio e si aspetta. Dovremo essere tatticamente perfetti e incrociare le dita!».
ELIA VIVIANI - IL REGISTA
«Non mi sono voluto perdere la cerimonia d'apertura e la crono di Ganna, dopodiché sono rientrato in Italia per quattro giorni ad allenarmi in velodromo oltre che su strada, dopodiché sono tornato a Parigi mercoledì sera. Ho visto il percorso per due giorni, abbiamo fatto la ricognizione a ritmo controllato (che gli olandesi non hanno svolto in gruppo con tutti e i belgi hanno effettuato per conto loro, come dimostra Strava, dicendo che erano arrivati in ritardo rispetto all'ora stabilita) e con le successive analisi ci siamo fatti l'idea di cosa ci aspetta domani. Penso che chi ha disegnato il percorso abbia voluto definire la perfetta "falsa pianura" francese, con tante côte e nessuna salita lunga su asfalto tendenzialmente ben messo. Non è un'Olimpiade dura in senso stretto, ma è un'Olimpiade lunga e velocissima: nello scorso decennio si sarebbe puntato sugli sprinter, domani mi aspetto uno spettacolo sia di attacchi che di pubblico con 4-5 momenti decisivi dove dover rispondere presente. Inoltre vado contro corrente sul discorso dei 90 partenti: a me non spaventa la situazione e ritengo che alcune squadre siano comunque attrezzate per prendere il controllo. Non credo che un MVDP che salta la mountain bike per concentrarsi sulla strada si lasci scappare una fuga. Sarà come le classiche, insomma, ma con un gruppo di una decina di corridori che sanno di poter fare la differenza che proveranno a entrare a Parigi già da soli e giocarsela tra loro sugli strappi di Montmartre. In particolare l'ultimo a 9 chilometri dall'arrivo, sullo stile di come fece Alaphilippe quando vinse il Mondiale in Belgio su 300 metri di strappo. Sarà una splendida battaglia! Come sapete, però, io parteciperò alla prova in linea per l'obbligo della "doppia attività" relativo alla pista, laddove io ero il più indicato a farlo poiché il mio Omnium sarà cinque giorni dopo la strada. Sono felice di essere qua e non vedo l'ora di partecipare a tutti gli eventi a cui sono iscritto. Negli ultimi tre mesi ho corso pochissimo su strada e ho diviso equamente tra pista e strada le mie settimane di allenamento. Voglio tornare a casa con una medaglia, qualunque essa sia, per raggiungere l'obiettivo di andare a medaglia in tre Olimpiadi consecutive. Peccato per il "digiuno" di Londra 2012, ma forse se non fossi stato così deluso allora non avrei fatto il bel percorso che ne è seguito».
DANIELE BENNATI - IL COMMISSARIO TECNICO
«Guardando il lato positivo di essere solo in tre corridori, è più facile fare gruppo anche se non sono stati tanto insieme prima di Parigi. Io e Mozzato abbiamo passato tre giorni di allenamenti in Trentino prima di venire qui, Viviani come sapete si è alternato tra strada e Montichiari, mercoledì ci siamo riuniti anche con Bettiol reduce dalla crono: vedo Alberto sereno e scherzoso, quando ha questo atteggiamento significa che sta bene. Riguardo al percorso, sarebbe stato sicuramente adatto pure per qualcuno come Milan e Ganna che però non potevo convocare causa pista ravvicinata, quindi ho dovuto fare determinate scelte. Peccato dover essere "condizionato" da questa quasi-sovrapposizione di discipline, ma questa è l'Olimpiade e c'è da privilegiare certe specialità dove abbiamo più possibilità di medaglie pesanti sulla carta. Sapete inoltre che la scelta di Elia non è stata prettamente mia, perché per quanto sia un elemento importantissimo per la squadra e domani lo sarà specialmente nella prima parte di gara, è stata una decisione condivisa con la Federazione per favorire le ipotetiche medaglie della pista. Di fronte a una competizione di questo tipo bisogna essere convinti perché ci vogliono sì le gambe ma può succedere davvero di tutto, bisogna evitare di commettere "cavolate" e centellinarsi bene per crederci ed esserci a livello sia fisico che mentale. Non dovremo farci sorprendere nel momento dell'esplosione della gara! Sogniamo una medaglia, qui rispetto al Mondiale conta tantissimo pure un bronzo. Sarà difficile, ma la gara termina dopo la linea del traguardo...».