Tadej POGACAR. 10 e lode. Incontenibile e impareggiabile Tadej. Luce abbacinante di un Tour e di un ciclismo sublime che lui sa sublimare come nessuno. Lassù dove osano le aquile, questo ragazzo con il ciuffetto e il sorriso di chi dispensa gioia e attimi di spettacolo assoluto, coglie la quarta affermazione di tappa con quel faccino da pulcino, mica Calimero. In totale fanno quindici. In totale in carriera fanno 81. In totale quest’anno fanno 18, mai così tante. Per la sua Uae Emirates sono 55. Numeri stellari, per un campione che viene da un’altra galassia, abituato a divertire per divertirsi e a stabilire record su record, riscrivendo pagine di sport, stravolgendo concetti e convinzioni. Basta paragoni, non è il caso. Forse da oggi c’è una nuova unità di misura, che è Pogacar stesso. Cose da Pogacar, che danno l’idea e la rendono possibile. Taddeo è ad un passo dal suo terzo successo in cinque partecipazioni: un grande passo per la storia del ciclismo.
Matteo JORGENSON. 10. Il 25enne americano fa di tutto e di più. La sua Visma pensa di poter giocare la carta a sorpresa, puntando alla vittoria di tappa con lui, ma generalmente le carte le dà Pogacar e oggi aveva quattro assi di un colore solo: il giallo.
Simon YATES. 8. Ve ne parlavo nell’ultima settimana, in crescendo, in evidente miglioramento. Due settimane di fatica, per l’ultima in ricorsa. Oggi arriva terzo e guadagna altre tre posizioni: ora è 12° a poco più di 6 minuti dal 10° posto.
Richard CARAPAZ. 8. Combattente nato, lotta come un gladiatore romano, anche se viene dall’Ecuador. Quarto posto finale, maglia a pois sulle sue spalle, 17° posto nella generale, anche se proverà ad andarsi a prendere un’altra tappa. La gamba ce l’ha, la testa pure.
Remco EVENEPOEL. 7. Vorrebbe staccare Vingegaard per portagli via il secondo posto, poi vorrebbe che il danese gli desse i cambi e la cosa fa sorridere: passi quando gli dice che non possiede gli attributi, ma il danese non difetta di intelligenza. Qualcuno spieghi a Remco le regole basilari di corsa. Per il resto tappa super di un Tour spaziale.
Jonas VINGEGAARD. 9. Capisce molto prima del traguardo, forse già qualche giorno fa, che il Tour è perso. Sente dentro di sé il silenzio della resa. Lascia che all’attacco vada il suo compagno di squadra e si concentra nella difesa del posto d’onore, che per lui è più che onorevole. Lo fa con umile determinazione, che sfocia dopo il traguardo in un pianto liberatorio quanto dirompente tra le braccia di sua moglie (Trine Hansen). Piange lacrime amare per un qualcosa che avrebbe voluto e per ciò che ha dovuto sopportare e rinunciare. Piange lacrime dolci e amare, come un Tour perso, ma anche vinto.
Joao ALMEIDA. 9. Simbolo di una squadra all’altezza del suo capitano.
Mikel LANDA. 8. Fa il suo con grande classe e continuità.
Enric MAS. 5. Poteva essere la sua tappa, ma questo non è proprio il suo Tour.
Carlos RODRIGUEZ. 5. Scoppia la corsa e lui scoppia.
Giulio CICCONE. 5. Arriva nella sua ultima settimana in riserva. Quelli là vanno troppo forte, e non sono solo due e nemmeno tre. Sono un po’ troppi. Oggi perde due posizioni nella generale, adesso c’è da stringere i denti: Buitrago è a soli 20”.
Felix GALL. 5. L’austriaco della Decathlon AG2R La Mondiale fa un salto indietro di tre posizioni.
Davide FORMOLO. 6. Se ne vanno in 22 al km 8, sono loro a tracciare per primi il tappone alpino. All’attacco va Brent Van Moer (Lotto Dstny) con Jack Haig (Bahrain Victorious) e Valentin Madouas (Groupama FDJ), Christopher Juul-Jensen (Jayco AlUla) e Bryan Coquard (Cofidis) con Michal Kwiatkowski (Ineos Grenadiers), Neilson Powless (EF) e Jai Hindley (Red Bull Bora) assieme a Ilan Van Wilder (Soudal Quick-Step), Nicolas Prodhomme (Ag2r Decathlon) con Cristian Rodriguez (Arkea B&B), Warren Barguil e Oscar Onley (DSM Firmenich), Jonas Abrahamsen e Magnus Cort (Uno X) con il nostro Davide Formolo e Oier Lazkano (Movistar), Mathieu Burgaudeau e Anthony Turgis (Total Energies), Matteo Jorgenson, Christophe Laporte e Wilco Kelderman (Visma Lease a Bike). Ventidue attaccanti, che decidono di disputare una grande partita.