La dodicesima giornata di corsa con arrivo a Villeneuve sur Lot doveva essere quella di una tappa tranquilla, con i velocisti protagonisti del finale. Così però non è stato e a 12 chilometri dal traguardo, con una caduta innescata dal corridore dell’Astana Lutsenko, è iniziato l’incubo di Primoz Roglic.
Lo sloveno è caduto rovinosamente a terra e quando è ripartito, da subito si è visto che la sua pedalata era sofferente e al traguardo è arrivato con un ritardo di 2’27” e adesso in classifica generale, è sesto a 4’42” da Pogacar.
«Non sappiamo ancora cosa fare con Roglic – ha detto ieri sera il direttore sportivo della Red Bull Bora-hansgrohe Rolf Aldag – Abbiamo avuto una giornata terribile e dobbiamo aspettare fino a domani».
Lo sloveno ha tagliato il traguardo con la spalla destra piena di abrasioni e la maglia strappata e l’espressione sofferente sul suo viso, non lascia presagire cose positive. In serata Roglic è stato sottoposto ad una serie di accertamenti medici, ma solo oggi la squadra rilascerà un bollettino ufficiale con le conseguenti decisioni.
«L'atmosfera in squadra ovviamente è caratterizzata da uno stato di depressione collettiva, avevamo grandi ambizioni per questo Tour e ora Primoz è caduto per due giorni di seguito». Lo sloveno era scivolato a Le Lioran, ma senza riportare conseguenze e ieri invece è finito a terra riportando un trauma alla spalla destra, la cui gravità deve essere ancora comunicata.
«Si poteva ridere della caduta precedente, è stata una scivolata,, ma da ieri abbiamo una situazione diversa e decisamente peggiore – ha continuato Aldag –. Adesso è con i medici, tutto deve seguire un certo protocollo. Non possiamo ancora dire cosa abbia, c'è molta pelle abrasa e la spalla destra è stata colpita duramente. Non sappiamo nemmeno cosa accadrà dopo. Lo sport in una situazione come questa passa in secondo piano, ora dobbiamo pensare a Primoz, alla sua salute e a lui come persona. Ci ha messo tanto impegno e ieri ha lottato molto bene. Adesso dobbiamo prenderci cura di lui».
Aldag però non si è sentito di criticare gli organizzatori per la non adeguata segnalazione dell'ostacolo. «Non si può incolpare nessuno. Questa struttura a terra aiuta le persone 364 giorni all'anno ed è risultata pericolosa solo una volta. Lo sappiamo che alla fine di una tappa come questa tutti sono stanchi. Sfortunatamente fa parte del ciclismo».
Nessuno sa se Roglic oggi si presenterà al via della tredicesima frazione. Se lo sloveno dovesse ritirarsi, sarà come accaduto nel 2021 e nel 2022, quando ha perso il Tour de France non in alta montagna, ma per le conseguenze di una caduta.