Jonas Vingegaard e la sua squadra ieri hanno preferito giocare in difesa e non collaborare agli attacchi degli avversari. Vingegaard avrebbe avuto la possibilità di portare avanti una fuga con Evenepoel e Pogacar ma, quando gli è stato chiesto di collaborare, il danese ha preferito restare dietro condannando la fuga a finire.
«Non pensavo ad attaccare, perché era meglio avere compagni di squadra intorno a me - ha detto Vingegaard riguardo al momento in cui era in fuga con Pogacar ed Evenepoel - Non volevo attaccare, ma abbiamo pensato di andare avanti lo stesso. Avere Wout van Aert e Christophe Laporte per me è sempre meglio, avrebbero potuto sempre aiutarmi se ne avessi avuto bisogno».
Quando si corre su strade sterrate i pericoli sono sempre in agguato e Jonas ha dovuto correre con la bici di Tratnik perché la sua non andava più bene e le ammiraglie non potevano passare per prestare assistenza ai corridori. «In uno degli ultimi settori, Tadej ha preso un piccolo distacco. Non erano adatti a me alcuni settori, perché la ghiaia e le pietre erano molto grandi per un corridore del mio peso e diventava difficile controllare la bici . Su tratti più adatti a me non è stato molto difficile seguire Tadej».
Vingegaard chiude questa prima settima al terzo posto con un ritardo di 1’15” da Pogacar e si ritiene soddisfatto, perché sa che il Tour vero deve ancora arrivare e che tutto si deciderà nella terza settimana di corsa.
Nella nona frazione Vingegaard si è trovato a disagio a correre sullo sterrato e ha detto, che il Tour de France non dovrebbe inserire queste difficoltà nel percorso.
«È stata una giornata stressante – ha detto il danese - Voglio sottolineare che questo tipo di percorsi non appartiene al Tour de France. Questi sono rischi inutili che corriamo. Alcuni settori erano così complicati per me che dondolavo avanti e indietro e non riuscivo a controllare la bici».