Ieri, una volta di più, abbiamo avuto la prova di quanto Ernesto Colnago sia amato da atleti e appassionati di ciclismo. Arrivato a Piacenza per partecipare al grande evento del Premio Coppa d’Oro, il Maestro di Cambiago ha ricevuto un abbraccio e una dimostrazione di affetto collettivo fin dal suo ingresso a Palazzo Gotico: strette di mano, attestati di stima, richieste di autografi e fotografie da adulti e da giovani atleti di formazioni locali.
Con la consueta disponibilità Colnago si è fermato con tutti, ha posato sorridente per i selfie e incoraggiato i più giovani. Poi, accompagnato dal Professor Roberto Belli – che del Premio Coppa d’Oro è l’organizzatore – ha preso posto al tavolo dei relatori e al fianco di Beppe Martinelli, Beppe Conti, Vincenzo Nibali, Gianni Bugno, Claudio Chiappucci, Giancarlo Perini e alle altre autorità ha partecipato al dibattito “Il Vento del Tour” portando la sua grande esperienza e la sua grande passione per il ciclismo e per la bicicletta.
«Tutti questi campioni che sono qui oggi, li ho conosciuti quando erano ragazzi e li ho visti crescere» ha dichiarato Colnago che poi ha condiviso con il pubblico molti racconti e aneddoti: dagli inizi della sua attività lavorativa a tredici anni, passando per le imprese di Merckx, fino ad arrivare ai trionfi d Pogacar, senza dimenticare le esperienze come fornitore di moltissime squadre e rappresentative nazionali e l’incontro con Enzo Ferrari.
Poi, con orgoglio: «Sono nato per fare biciclette e come costruttore ho sempre avuto grandi soddisfazioni, ho vinto Tour de France, sessantuno campionati del mondo e sedici titoli olimpici».
Ed ancora, rivolgendosi a Nibali: «Mi dispiace che Vincenzo non abbia mai corso su una mia bicicletta, mi sarebbe piaciuto. Ma adesso anche lui ha una Colnago a casa». Per concludere, prima di ritirare il riconoscimento, il costruttore brianzolo ha ricordato che «Nel ciclismo ogni epoca ha il suo campione e ogni campione ha la sua Colnago».
Protagonisti dell’evento promosso dal Consorzio Salumi Piacentini, con Colnago anche Beppe Conti, autore del libro il Giallo del Tour, e - citando proprio Conti – anche la coppia di “amici – rivali” Gianni Bugno e Claudio Chiappucci che nella Grande Boucle del 1992 salirono sul podio alla sinistra e alla destra di Miguel Indurain. «Il Giro di Francia è un po’ l’università del ciclismo, l’evento in cui un corridore impara cosa è davvero la bicicletta» ha detto il campione monzese vincitore di due maglie iridate, poi ha aggiunto: «Fra qualche giorno i piacentini avranno la fortuna di ospitare la partenza di tappa del Tour e allora capiranno di persona perché la manifestazione francese è la più grande corsa a tappe al mondo».
La grandezza del Tour è stata celebrata anche da Chiappucci, che nel 1990 vestì per otto giorni il simbolo del primato e nel 1992 conquistò la maglia a pois degli scalatori: «Ho capito la reale importanza e la grandezza del Tour de France quando ho vestito la maglia gialla. Ho percepito l’attenzione e la tensione che c’è attorno a questo simbolo così importante. Anche la maglia a pois in Francia è molto riconosciuta e ha molto valore. Quando l’avevo sulle spalle mi dava una motivazione in più per stare con i primi». Il campione lombardo, capitano della Carrera guidata da Davide Boifava, ha elogiato poi Pogacar perché «Ha la squadra più forte in assoluto, lui e Vingegaard si giocheranno il successo finale».
Chi sa come si guida un campione in lotta per la vittoria al Tour de France che ha guidato al successo Pantani nel 1998 e Nibali nel 2014 è Beppe Martinelli che ha regalato al pubblico diversi aneddoti riferiti alle edizioni della corsa vinte dal Pirata e dallo Squalo poi ha pubblicamente applaudito Giancarlo Perini, piacentino Doc, per l’ottavo posto ottenuto in classifica Generale nel Tour 1992.
Un fragoroso applauso ha salutato “Il Pero” che ha ricordato le sue dieci partecipazioni alla corsa gialla e le lunghe cronometro tributando poi un ricordo a Fabio Casartelli: «Non è un ricordo felice ma è doveroso ricordare sempre Fabio, lui è caduto due posizioni davanti a me. Anche io sono caduto e ho rotto due costole, mancavano poche tappe alla fine e ho stretto i denti perché volevo concludere quella che sarebbe stata la mia ultima Grande Boucle».
Poi un appello ai suoi concittadini e a tutti gli appassionati: «Quello che vedrete qui il Primo luglio sarà veramente bellissimo, sarà una grossa opportunità per la città e tutti noi dovremo essere bravi ad accogliere nei migliore dei modi gli atleti e tutta la carovana. Il Tour de France è il Tour e tutti dovremo essere presenti!»
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