Il traguardo della 111ª edizione del Tour de France sarà allestito in Place Masséna, a Nizza, a pochi colpi di pedale dalla Promenade des Anglais. Sarà la prima volta che il Tour de France si concluderà lontano dalla sua casa parigina. Ma in realtà, anche prima di questascelta inedita l'arrivo della Grande Boucle aveva già “vagato” per le strade parigine. In una serie in quattro appuntamenti, grazie agli archivi del Tour riviviano il contesto e i momenti salienti degli arrivi di Ville-d'Avray, del Parc des Princes, del velodromo La Cipale e, dal 1975, degli Champs-Élysées.
EPISODIO 1: VILLE-D'AVRAY - IL PRIMO ARRIVO NON SI SCORDA MAI
Il Velodromo del Parc des Princes sembrava la scelta più ovvia per il traguardo del primo Tour de France nel 1903, anche perché Henri Desgrange era anche il direttore dell'impianto, ma inattesi problemi burocratici hanno affossato quell'idea in pochissimo tempo. Louis Lépine, il prefetto del dipartimento della Senna, aveva vietato le gare ciclistiche entro i confini della capitale per evitare la congestione: gli organizzatori hanno accarezzato allora la possibilità di fissare l'arrivo a Versailles... ma solo per il tempo necessario perché le autorità locali silurassero anche questa opzione.
Dopo una lunga riflessione la città di Ville-d'Avray, alla periferia ovest di Parigi, è emersa come la migliore soluzione di riserva proprio lo stesso giorno in cui il gruppo è partito da Nantes, nel cuore della notte, per una tappa di 471 km, la più lunga delle sei che componevano quell'edizione, che portava proprio al traguardo finale.
Furono presi accordi speciali per accogliere i 21 sopravvissuti della Grande Boucle inaugurale. Come ogni giorno il traguardo, ovvero il punto in cui si ferma il cronometro, era proprio di fronte a un ristorante, in questo caso quello ribattezzato da Père Vélo a Père Auto per abbinarsi al nome del giornale che organizzava l'evento.
Maurice Garin aveva firmato una performance trionfale nei primi 2.000 chilometri di gara, ma era anche determinato a chiudere il suo recital in bellezza. Ed ha vinto anche quella lunghissima tappa dopo più di diciotto ore in sella. Un gran numero di persone erano radunate al traguardo per attendere i corridori, un'atmosfera talmente esuberante da far sì che Jean Fischer si schiantasse contro uno spettatore proprio quando sembrava avere in tasca la vittoria di tappa.
Il giorno successivo il giornale L'Auto forniva una vivida descrizione della scena: "La folla diventava sempre più grande e compatta ogni momento che passava. C'era gente ovunque si guardasse: alle finestre, sui tetti, sugli alberi, in bicicletta, in auto, a cavallo, a piedi... È stata un'esplosione di entusiasmo senza precedenti".
Un meritato bicchiere di champagne attendeva il vincitore, ma gli eroi sono risaliti subito in sella per sfilare fino al Parc des Princes e ricevere gli applausi di oltre 15.000 spettatori entusiasti.
GLI IMBROGLI. Nel 1904 la seconda edizione della Grande Boucle fu caratterizzata da presunti imbrogli e accordi subdoli che indussero i funzionari a squalificare i primi quattro corridori della classifica e a consegnare la vittoria al diciannovenne Henri Cornet, che rimane il più giovane vincitore della corsa di tutti i tempi. L'anno successivo, le tensioni erano diminuite parecchio, ma gli organizzatori del Tour de France temevano ancora che alcuni corridori stessero tramando qualcosa di brutto. Il controllo orario finale si trovava ancora fuori dalla capitale, ma per questa edizione i responsabili hanno avuto un'idea innovativa: un finale segreto!
IL FINALE SEGRETO. Lasciando Caen al mattino dell’ultima tappa, né il leader della corsa Louis Trousselier, né il resto del gruppo - per non parlare del pubblico in generale - avevano la minima idea di dove sarebbe stato posto il traguardo. Il numero del giorno dopo de L'Auto ha retrospettivamente sollevato il velo su questi preparativi: "Ci siamo accampati alla locanda À la Maison Blanche, tra Orgeval ed Ecquevilly, dalle dieci del mattino, e abbiamo visto tutti gli sportivi militanti di Parigi sfrecciare lungo la Route de Quarante Sous per dare la caccia ai funzionari incaricati dell'arrivo segreto. Sembra che nessuno abbia vuotato il sacco. A parte i corridori, nessuno ha intravisto il giudice di arrivo e la sua bandiera".
Il gruppo ha iniziato a sospettare che la fine fosse vicina man mano che Parigi si avvicinava, ma i ciclisti sono stati informati della posizione esatta del traguardo solo con un chilometro di anticipo, quando si sono imbattuti in un cartello scarno con la scritta "1 chilometro da percorrere".
Una bandiera verde sventolata all'ultimo momento possibile avvisava il gruppo dell'inizio dello sprint finale, mentre una bandiera rossa indicava la posizione precisa dell'arrivo. Lucien Petit-Breton e Jean-Baptiste Dortignacq si diedero battaglia nella folle corsa verso il traguardo, con quest'ultimo che prevalse per mezza ruota e conquistò la sua terza vittoria di tappa. I corridori hanno poi seguito un tratto neutrale fino al velodromo, dove si è svolto un altro "chilometro" di gara per garantire spettacolo ai tifosi e tributare l’applauso agli eroi. L'attrazione principale per i parigini era proprio il giro d’onore ma l grande vincitore, Louis Trousselier, aveva un’altra idea: “Ebbene, sì, ho vinto. Ora, se mi scusate, vorrei ripulirmi".
ANCORA VILLE-D'AVRAY. Il 1906 vide il ritorno di un vero e proprio traguardo a Ville-d'Avray, seguito da una sfilata e da una grandiosa cerimonia di premiazione al Parc des Princes, dove René Pottier fu acclamato come vincitore. Da allora, la città della Hauts-de-Seine è stata un appuntamento fisso nel percorso della tappa finale, con il gruppo che transita pochi minuti prima di entrare a Parigi. E nel 2003 ha dato il via alla tappa finale che Jean-Patrick Nazon ha poi vinto a braccia alzate sugli Champs-Élysées.
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