«Milan negli ultimi 6/7 km ha perso il treno due o tre volte. Oltre alla fatica in più per tornare davanti ti scarichi a livello mentale». Mario Cipollini parte in quarta. L’avvicinamento alla volata di Padova non gli è piaciuto per niente.
Vai, spiegaci Cipo.
«La Lidl-Trek in questo Giro non ha altri obiettivi che le vittorie di tappa di Milan eppure dimostra un’incapacità a prendere in mano la situazione nei finali così si vedono un sacco di squadre che si avvicendano in testa. Credo manchi la grande determinazione, la concentrazione a quel tipo di lavoro. Devono portare Milan nella condizione migliore di fare la volata ma mi pare che alla squadra manchi la convinzione».
Di chi è la colpa?
«Il capitano è sempre il responsabile. Salutini, con tutto il rispetto, non mi doveva mica dire come fare le volate. E nemmeno Saronni se le faceva raccontare da Algeri. Però la squadra non tira mai su un lato della strada, sempre in mezzo alla carreggiata. Errore grosso, questo è l’abc. Sull’ammiraglia lo sanno? Se sei in quinta o sesta ruota in mezzo alla strada hai avversari che ti entrano da tutte le parti e quelli che rimontano ti risucchiano. Se tiri su un lato quando si sposta l’uomo davanti ti si apre la strada».
Cosa doveva fare Consonni quando si è accorto che Milan non c’era?
«Prima cosa doveva accorgersene prima. Poi io dicevo ai miei che se non mi vedevano dovevano tirare a tutta manetta perché così si allungava il gruppo e io, se avevo le gambe, rimontavo. Se rallenti il gruppo si apre e non passi più. Dove vai?».
Mario però voglio tornare anche alla tappa di ieri. Ci hanno criticato. Secondo qualcuno non è vero che sull’ultima salita sono andati piano. Anzi, mi hanno detto, se escludi il primo pezzo di salita e l’ultimo, dove le pendenze erano minori, i dati della Vam dicono che sono andati forte.
«Certo, se se se... Le salite si valutano da fondo a cima. E da fondo a cima, cioè con le cifre ufficiali della salita, i dati sono quelli. E sono bassi. I se non hanno senso, ma forse fanno comodo a qualcuno».
Thomas e compagni sugli 11,9 km finali hanno rosicchiato solo un minutino più o meno a Steinhauser che era in fuga da tutto il giorno, con gli ultimi 34 km in solitario. Al di là del calcolo della Vam vuol dire che tanto forte non sono andati.
«Ma guarda che con quello che vediamo non c’è mica bisogno di troppa matematica. E pensa che Ineos tirava per rientrare. Il valore atletico dei corridori non mi sembra eccelso, inferiore rispetto a un tempo. Dopo Pogacar il più forte in salita è il suo compagno Majka…”.
Cipo analizziamo i rivali di Pogacar, quelli che vanno dal 2° al 5° posto. Martinez, 2° a 7’42”: 28 anni, 10 partecipazioni ai grandi giri con il 5° posto al Giro 2021 come miglior risultato (unica volta nei primi 25); in carriera 15 vittorie, con una tappa al Tour. Thomas, 3° a 8’04”: 37 anni, 20 grandi giri con la vittoria al Tour 2018 oltre la piazza d’onore al Giro 2023 e al Tour 2019, 3° in Francia nel 2022; 25 vittorie con tre tappe al Tour. O’Connor, 4° a 9’47”: 28 anni, 9 partecipazioni (4° al Giro 2021); 9 vittorie (una tappa al Giro e una al Tour). Tiberi, 5° a 10’29”: 23 anni tra un mese, terzo grande giro con il 18° posto alla Vuelta 2023 come miglior piazzamento; 1 successo al Giro di Ungheria.
«È un Giro con valori molto bassi, poi in tv possono usare tutti i superlativi che vogliono. Del resto questa è anche una stagione particolare. In estate ci saranno Tour, Olimpiade, Vuelta e Mondiale. I campioni, Pogacar è un caso a parte, cercano di ritardare la preparazione il più possibile per essere in forma in questa parte di stagione. Noi qui ci ritroviamo quelli che sanno in estate non troveranno trippa per gatti».