Cronaca di una vittoria annunciata: Tadej Pogacar ha dimostrato ancora una volta di poter vincere come e quando vuole. Le montagne intorno a Livigno per il campione sloveno sono quelle di casa, non solo perché viene ad allenarsi su questi passi fin da quando era nella categoria junior, ma anche perché è quì che spesso in inverno viene a sciare con la sua fidanzata Urska. «Sono stato a Livigno tante volte, la prima volta da junior di primo anno. Eravamo a St. Moritz per 10 giorni con la nazionale e stavamo tutti insieme in una casa. Eravamo venuti con un van tutto rotto per risparmiare sulla benzina e da quella volta sono poi tornato quasi ogni anno. Ho alcuni ricordi di vita molto belli, oggi questa vittoria si aggiunge a quei ricordi. In questi posti poi ho anche i ricordi felici delle mie prime uscite con la mia fidanzata Urska».
Pogacar non ha una preparazione segreta e con la stampa ha voluto condividere quello che fa la mattina, prima di andare alla partenza della corsa. «Non è un segreto la mia mattinata. Alle 7.20 mi alzo e alle 7.30 faccio colazione con riso e porridge, frutti di bosco e fragole, pane fatto dal nostro chef e marmellata, insomma una colazione abbondante. Quando ci vediamo a colazione siamo seduti anche per 40 minuti a mangiare. Alle otto e mezza partiamo dall'hotel per la tappa».
Lo sloveno indossa la maglia rosa dal secondo giorno di corsa e quasi certamente, il Giro d’Italia entrerà a far parte di quel suo palmares, dove ci sono già le vittorie di due Tour de France. Nonostante i tanti successi, non si sente un super eroe ed è convinto che ogni corsa abbia la sua storia.
«Non so cosa voglia dire diventare una leggenda o entrare nella storia della corsa. Ogni Giro d’Italia ha una sua storia e ogni anno entra nell'albo d'oro della corsa. So che sto facendo bene, so che domani riposerò qui a Livigno, uno dei posti più belli d'Italia. Sono felice di aver vinto ancora, di aver accumulato un buon vantaggio in classifica».
Domani ci sarà il giorno di riposo e la UAE Emirates di Pogacar deciderà come procedere per l’ultima settima di corsa. «Domani con la squadra decideremo come affrontare l'ultima settimana, non voglio assolutamente dire che il Giro sia già finito, ci sono ancora delle tappe importanti da fare. Il gap è importante ma ancora non è finita. Tocchiamo ferro! Sono felice e faremo di tutto per portare la maglia rosa a Roma, ma sicuramente la prossima settimana potremo essere più tranquilli e vedremo anche che cosa dirà la squadra».
Pogacar ha deciso di attaccare nel tratto di salita che conosceva meglio, ovvero quello di Foscagno, superando ogni fuggitivo che ha incontrato sulla sua strada.
«Quando ho deciso di attaccare? Quando abbiamo iniziato il Foscagno, perché è una salita che conosco molto bene. Sapevo che Steinhauser aveva un buon vantaggio e così ho detto a Majka di spingere e ho attaccato nel punto che conosco meglio. Poi ho sentito che Quintana era andato avanti e sono contento di averlo recuperato e di aver vinto. Ma non mi sarei preoccupato se oggi avesse vinto Quintana o Steinhauser. Ogni volta che rimonti arriva sempre quel qualcosa in più». Il campione sloveno quando ancora non era un professionista, guardava gli attacchi di Quintana in televisione e lo ammirava per la grande forza che metteva, mentre superava gli avversava nelle salite più ripide delle grandi corse a tappe. «Nairo Quintana lo guardavo in televisione e seguivo i suoi duelli con Froome. Mi ricordo che mi arrabbiavo perché lui non attaccava mai a meno dieci chilometri dalla fine e lo faceva sempre più avanti. Insomma ho dei bei ricordi di quando lui correva ed era forte al Tour de France».