GIANNI BUGNO, IL MORTIROLO TUTT'ALTRO CHE FACILE E L'ATTESA PER UN'ALTRA IMPRESA DI POGACAR

INTERVISTA | 19/05/2024 | 08:30
di Francesca Monzone

Era il 3 giugno del 1990 quando il Mortirolo è apparso per la prima volta al Giro: l’Italia intera guardava la corsa con Gianni Bugno in maglia rosa e aspettava l’inizio dei Mondiali di calcio con l’inno, Un'estate italiana, cantato da Gianna Nannini ed Edoardo Bennato, che sarebbe stato il simbolo di tutta l’estate.


Bugno quel 1990 non lo scorderà mai, perché la maglia rosa la indossò dalla prima all’ultima tappa, lasciandosi alle spalle corridori come Fignon e Chiappucci. Oggi il Giro d’Italia torna ad affrontare il Mortirolo e lo farà dallo stesso versante del 1990, quando Bugno era in maglia rosa e la vittoria di tappa andò al venezuelano Leonardo Sierra che vinse davanti ad Alberto Volpi e Eric Boyer sul traguardo di Aprica dopo 223 chilometri di gara.


«Ricordo bene il giorno che abbiamo fatto il Mortirolo – ha raccontato Gianni Bugno a tuttobiciweb – E’ vero che quello era il versante più semplice, ma non pensate, che poi sia veramente così semplice».

Il Mortirolo è la salita che ti fa soffrire, ma la discesa è la sua vera difficoltà, tanto che quel 3 giugno del 1990, Leonardo Sierra cadde più volte mentre scendeva a gran velocità e al traguardo arrivò con diverse contusioni sul corpo.

«La difficoltà maggiore del Mortirolo, non è tanto nel salirlo ma nel farlo in discesa. Quello che vedremo oggi è lo stesso versante che feci io nel 1990 e ricordo la pericolosità della discesa. Sierra che quel giorno vinse, cadde due o tre volte mentre scendeva. Quindi che nessuno pensi che oggi vedremo il Mortirolo più facile. Ci sono tanti tornanti ed è una discesa estremamente tecnica, dove vai a grande velocità».

In quegli anni le bici erano molto diverse rispetto ad oggi, in particolare i freni non erano quelli a disco che vediamo montati già da qualche anno, per tanto frenare era molto più complicato e pericoloso.

«Si arrivava giù veloci e poi non c’erano i freni a disco e le ruote se ne andavano e per l’attrito si sprigionava così tanto calore che si rischiava di farle saltare. Insomma era tutto un altro modo di correre e i pericoli non mancavano».

Quello era l’anno dei Mondiali di calcio che sarebbero iniziati 2 giorni dopo l’arrivo a Milano della corsa rosa, quando nessuno poteva immaginare che Totò Schillaci sarebbe diventato il miglior calciatore di quella competizione iridata.

«I Mondiali iniziarono dopo il Giro. Noi arrivammo a Milano il 6 giugno e quello è stato il Giro d’Italia che tornava a Milano. Ricordo che le partite di calcio iniziarono due giorni dopo il nostro arrivo e tutti pensavano già al pallone».

Tornando alla salita del Mortirolo, Gianni Bugno,ha voluto chiarire che oltre alla discesa molto tecnica, la salita fatta dal versante che vedremo oggi, non è così facile, perché i chilometri sono molti.

«La salita non è semplice affatto e poi è più lunga fatta da questo lato e nella tappa che vedremo oggi, non dobbiamo dimenticarci che i corridori avranno la salita finale verso Livigno che sarà molto impegnativa e che questa è anche la tappa più lunga della corsa. Insomma non sarà assolutamente una passeggiata».

Per il campoione monzese, che in carriera ha vinto tanto, Pogacar ancora una volta regalerà uno spettacolo straordinario e quasi certamente sarà lui ad attaccherà nel finale di tappa.

«Pogacar oggi cercherà di vincere ancora. Andrà via la fuga ma poi lui si prenderà il finale andando via da solo. Poi per quale motivo non dovrebbe vincere? Lui corre per vincere e gli piace farlo cercando di stupire il pubblico con attacchi da lontano. E’ un corridore che ha dimostrato di poter fare ciò che vuole in corsa ed è giusto che lo faccia e continuerà a farlo, finchè sulla sua strada non incontrerà corridori capaci di ostacolarlo».

Per il due volte iridato, lo sloveno andrà a vincere la tappa di oggi con arrivo a Livigno, con una strategia ben costruita dalla sua UAE Emirates. «La sua squadra controllerà la corsa fin dall’inizio e cercherà di ostacolare ogni azione che potrebbe diventare pericolosa, poi arrivati nel punto della corsa migliore, sull’ultima salita, Pogacar andrà via da solo e si prenderà la vittoria guadagnando sui suoi avversari. Facendo in questo modo, nell’ultima settimana potrà riposarsi e recuperare, perché dobbiamo ricordare che lui ha anche un Tour de France da correre e vincere e questo obiettivo è già nella sua testa, perché il Giro lo ha già vinto».

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