Con un cocktail misto con sorrisi e momenti di commozione Filippo Ganna ha festeggiato il suo ritorno alla vittoria nella sua specialità con una grande prestazione nella cronometro davanti alla maglia, sempre più rosa, di Tadej Pogacar.
§ “Domenica è sempre domenica” cantavano Renato Rascel e altri ma, forse, anzi senza forse, la maggior parte dei corridori del gruppo del Giro d’Italia penserà “Domenica, maledetta domenica”, titolo di un film di successo di qualche anno fa, guardando il profilo altimetrico della odierna tappa domenicale che porta da Manerba del Garda, dalle placide rive del lago, lassù fra le montagne delle Alpi, ancor più in alto di Livigno. Saranno 222 chilometri con cinque G.P.M. con gli ultimi tre di prima categoria.
§ Da Manerba del Garda, si risale verso nord la provincia di Brescia, in zona dove si svolge una classica del ciclismo dilettanti, la centenaria Coppa San Geo, tradizionale corsa che ogni apre la stagione giovanile italiano. La provincia bresciana è ricca di nomi di primo rilievo del ciclismo e, quale discrimine, citiamo per tutti i vincitori del Giro Fausto Bertoglio e Roberto Visentini, il vincitore della prova su strada alle Olimpiadi 1968 di Città del Messico Pierfranco Vianelli, il forte e combattivo Michele Dancelli, poi Pierino Gavazzi e Guido Bontempi, scegliendo fior da fiore fra i moltissimi pedalatori bresciani del passato, più o meno recente. E ricordiamo anche Montichiari con il suo velodromo coperto dove la pista azzurra ha costruito la sua rinascita con lo schivo ma assai valente C.T. Marco Villa. Qui hanno trascorso, lavorando intensamente e nascostamente, lunghi periodi con carichi di lavoro pesanti, a riflettori spenti, come ha ricordato anche Filippo Ganna.
§ Si passano gli abitati di Tormini, Vobarno, Sabbio Chiese, Nozza, Casto e raggiungere il primo GPM di 3^ categoria ai m. 737 di Lodrino. Discesa fino a Tavernole sul Mella e quindi altra salita che misura circa km. 13 con il GPM di 2^ cat., posto a m. 1418 di Colle S. Zeno, GPM di 2^ cat., che collega la Valtrompia alla valle Camonica, inedito per il Giro d’Italia, con lunga e impegnativa discesa toccando Valpalot, località di frequenti traguardi all’epoca del Brixia Tour, fino a Pisogne, sul lago d’Iseo.
§ Si risale verso nord per la Valcamonica toccando Boario Terme, noto centro termale con notevoli meriti ciclistici organizzativi di appassionati e validi operatori locali, sovente rivolti al ciclismo giovanile. Seguono poi Piamborno, Malegno, Breno, Capo di Ponte, Cedegolo, tutti lungo il fondovalle, zona di antichissimi reperti con le preistoriche incisioni rupestri. Dopo il traguardo volante di Malonno si raggiunge Edolo, importante confluenza di strade per girare a destra e seguire sempre la Valcamonica.
§ Dopo pochi chilometri a Monno, inizia la scalata al Passo del Mortirolo, dal versante meno aspro, quello camuno appunto, che aprì, nel 1990, la serie dei passaggi del Giro da quello che, ben presto, divenne una “montagna sacra” del ciclismo. Era la sedicesima tappa di quel Giro con Bugno sempre in rosa, da Moena all’Aprica, vinta dal venezuelano Leonardo Sierra, primo in vetta, forte in salita ma scarsissimo discesista, che riuscì a giungere solo al traguardo nonostante una discesa da brividi con diversi fuoristrada e piedi alternativamente sganciati dai pedali nelle curve. Da allora il Mortirolo, soprattutto dai versanti valtellinesi, è stato inserito in molteplici Giri d’Italia.
§ Dopo lo scollinamento si è in Valtellina con la discesa su Grosio, Sondalo, Cepina-Valdisotto la strada riprende a salire verso Le Motte e quindi Isolaccia-Valdidentro per iniziare la vera e propria salita al Passo del Foscagno, m. 2291, GPM di 1^ categoria, che immette nel territorio comunale di Livigno. Seguono, sempre in quota le sue frazioni di Trepalle e Passo d’Eira prima di raggiungere l’abitato del capoluogo comunale e quindi proseguire per l’inedito arrivo in località Mottolino, a m. 2385, arrivo in salita e GPM di 1^ categoria.
§ Il Giro d’Italia ha proposto a Livigno altri due arrivi di tappa. Nel 1972, nella Parabiago-Livigno di km. 256, vittoria per Eddy Merckx, già in maglia rosa, che si impone con 18” sullo spagnolo Galdos mentre nel 2005 successo per il colombiano Ivan Parra, in maglia rosa era Paolo Savoldelli, vincitore finale di quel Giro. Nel 1972 seguì la breve Livigno-Passo dello Stelvio –, scalato dal versante altoatesino, km. 88 – con show dello spagnolo Josè Manuel Fuente, primo con il suo connazionale e coèquipier Galdos a 38” e Merckx terzo a 2’05” che comunque conservò
agevolmente la maglia rosa che portò fino alla conclusione di Milano. Secondo nella generale finale fu appunto il piccolo e sovente imprevedibile scalatore Fuente, a 5’30”.
§ Nel 2005 era in programma la Livigno-Lissone ma le condizioni atmosferiche avverse consigliarono, per la sicurezza, di spostare la partenza a Madonna di Tirano, in Valtellina con sprint finale vincente di Alessandro Petacchi, il “velocista gentiluomo”, sul tedesco Erik Zabel e Paolo Bettini.
§ E qui, fra i monti, è prevista la seconda giornata di riposo prima dell’ultima e impegnativa settimana della corsa rosa. Sono diversi i corridori di origine valtellinese, fra i quali, almeno per parte di madre, Ivan Basso e la valle è presente al Giro 2024 con Andrea Bagioli della Valmalenco e il giovane Davide Piganzoli di Morbegno, così come il recente ex, il veterano Francesco Gavazzi, professionista dal 2007 al 2023.
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