Ci risiamo: la parola che più abbiamo sentito pronunciare negli ultimi mesi nel mondo del ciclismo è “sicurezza”. Ecco, se ne parla, appunto. E basta.
Sotto accusa c’è il finale della tappa di ieri, sotto il sole di Napoli: finale complicato dal punto di vista planimetrico ma soprattutto per le condizioni delle strade che nel tratto cittadino erano veramente pessime. Buche ovunque, buche grandi, nemmeno fossimo alla Parigi-Roubaix. E per di più in un tratto da affrontare ad altissima velocità.
Ci sono state cadute - le conseguenze peggiori quelle riportate dal tedesco Alexander Krieger, ricoverato in ospedale con fratture multiple -, incidenti meccanici, rischi enormi.
E tanti corridori ieri hanno alzato la voce. Per tutti prendiamo Geraint Thomas che ai colleghi di Spaziociclismo ha dichiarato: «Si parla molto di sicurezza in questo periodo, ma questo arrivo proprio sicuro non era. A volte sembra che siamo i pagliacci di un circo. La catena saltava in continuazione e non è una bella cosa. C’erano anche grosse buche dappertutto sulla strada. Alla fine, sono felice di aver superato la tappa indenne. Poi, è sempre molto spaventoso quando ci sono corridori che gareggiano come disperati e cercano di infilarsi in ogni angolo».
Ora, se la seconda parte del problema - quella relativa ai corridori disperati - devono affrontarla gli stessi atleti al loro interno, la prima parte del discorso riguarda chi organizza e ancora di più chi deve sorvegliare. Gli organizzatori, inutile che ce lo ripetano, devono fare i conti con le realtà locali ma se un tratto di strada è così malmesso si deve avere il coraggio di dire “qui non si passa”.
I controllori, da parte loro, tacciono. Ad essere chiamato in causa, in primis, il presidente dell’ACCPI Cristian Salvato che è anche il delegato del CPA, ovvero il sindacato mondiale dei corridori, al Giro d’Italia. Nessuno pretende che controlli preventivamente tutti i 214 chilometri di una tappa: rotatorie e punti pericolosi vengono segnalati ogni sera nel comunicato che viene diffuso da Rcs, ma un’attenzione per i punti critici, soprattutto quando da sei mesi tutti parlano di un “finale complicato” a Napoli ci vuole. Invece nulla.
Ora è caduto Krieger, auguri di pronta guarigione e andiamo avanti; è caduto Marcellusi (nella foto) ma non è grave; ha perso due minuti Pozzovivo ma tanto era già fuori classifica; si lamenta Thomas ma ormai è un vecchio trombone… E se malauguratamente fosse caduta la maglia rosa? Per un rappresentante di categoria tutti gli associati devono contare allo stesso modo, ma anche tutti i problemi dovrebbero essere affrontati allo stesso modo. Invece, con ironia spicciola e facile battuta - ci autodenunciamo -, aspettiamoci una forte presa di posizione per il possibile maltempo, nel solco della tradizione inaugurata a Morbegno e proseguita con la tappa di Crans Montana.
Intanto il povero Krieger sta contando le ossa fratturate in un letto dell’ospedale di Napoli.