Avversari reali, credibili, pericolosi Tadej Pogacar non ne ha. È evidente e oggi ne abbiamo avuta l’ennesima dimostrazione. Del resto Mario Cipollini è stato molto chiaro: «Lo sloveno è un corridore fuori scala. Non è nemmeno paragonabile ai suoi avversari». Una sentenza.
Alla vigilia l’unico presentabile, però più per palmares che per le reali potenzialità attuali, era Geraint Thomas. Ma era un avversario teorico, giusto perché ne serviva uno da presentare. Infatti da quando la corsa è partita si è visto che il gallese fatica a tenere le ruote della maglia rosa in salita e ha preso una stangata a cronometro.
Oggi però voglio iniziare il mio confronto con Re Leone per capire qualcosa di più, sia della maglia rosa, sia delle dinamiche di corsa. Sentiamolo.
Mario, tu mi hai sempre detto che Pogacar dovrebbe lasciare qualche fetta di torta anche agli altri. Di Milan, invece, mi hai detto che vista la sua attuale superiorità in volata dovrebbe battere il ferro finché è caldo. Allora cosa è meglio fare?
«Sono situazioni diverse. I velocisti che possono vincere sono sempre sette/otto. Magari Merlier o Groves trovano una condizione migliore durante la corsa. Pogacar chi lo può battere? Io credo che la sua superiorità sia quasi annoiante. Sulla salita finale a me è persino venuto sonno nel vederla in tv. A Tadej viene troppo facile tutto. E lasciare qualcosa agli altri non è evidentemente nelle sue corde».
La sua superiorità mi pare che influisca su tutta la corsa. I suoi rivali oltre che battuti sembrano arresi.
«Pogacar azzera tutto, anche la lotta per i piazzamenti. Mette tutti in difficoltà. Hai visto anche la fuga? C’era anche Bardet che si è staccato come un corridore qualsiasi. In più se trova una squadra perfetta come oggi, per gli altri è notte fonda».
Come mai secondo te Tadej si è accontentato di vincere allo sprint?
«Ma lui fa quello che vuole. Vince come gli garba e gli gira in quel giorno. Io non ho mai visto una superiorità così netta. Forse quella di Pantani nel ’99 (che però poi non vinse il Giro ma venne messo fuori corsa a Campiglio, ndr). Però anche Marco aveva Tonkov e Guerini che qualche fastidio glielo potevano dare».
Merckx era un cannibale, Indurain un re illuminato: Pogacar si può paragonare a loro?
«No, almeno per questo Giro. Merckx e Indurain hanno sempre corso contro avversari totalmente differenti. Molto più forti».
Sai che però ho notato una cosa: attorno a lui dopo le sue vittorie non c’è più quell’aria di baldoria sfrenata dei suoi dirigenti e tecnici.
«L’ho notato già dall’inizio. Potrebbe essere un buon segno perché potrebbe volere dire che Pogacar sta maturando. Vincere è sempre bellissimo, fantastico. Però crea abitudine e genera stress». E se invece ci fosse altro…?
Mario, prima di salutarci vorrei chiederti un parere su un corridore che sembra stia crescendo bene: Tiberi. Ivan Basso nelle settimane prima del via aveva sponsorizzato il “suo” Piganzoli come corridore italiano del futuro per le corse a tappe. Tiberi a me sembra più forte.
«Oggi Tiberi in salita è stato brillantissimo. Mi è proprio piaciuto. Sta da dio e ha dimostrato di avere un bel motore. Peccato per quel ritardo sul primo arrivo in salita ad Oropa».
Pare che il motivo sia dovuto al fatto che quando ha bucato la sua squadra gli ha dato una bici con le gomme sgonfie.
«E’ il ciclismo moderno…».
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