Dopo la cronometro di oggi si potrebbe pensare che la maglia rosa ormai sia un argomento che riguarda solo Tadej Pogacar, ma lo sloveno, dopo una straordinaria vittoria a Perugia, non ne è convinto e pensa che già da domani i suoi avversari cercheranno di attaccarlo a Prati di Tivo. Oggi lo sloveno è riuscito anche a battere il due volte campione del mondo Filippo Ganna, chiudendo la sua prova con il tempo di 51’44”, mentre l’azzurro ha fatto registrare un ritardo di 17”.
«Ho una nuova bici da crono rispetto all'anno scorso, ho cambiato posizione e abbiamo lavorato tanto su questo perché devo essere comodo quando corro. Oggi lo ero e per questo ho potuto spingere sui pedali. Naturalmente non dico cosa ho fatto per allenarmi, ma ho passato tanto tempo sulla bici da crono per prepararmi al meglio».
Lo sloveno è rimasto sorpreso di come i suoi avversari in gara abbiano perso terreno in particolare Thomas, che ha accusato un ritardo 2 minuti ed è scivolato in terza posizione e Daniel Martinez che ha registrato un distacco di 1’49”. «Sono soddisfatto di ciò che ho fatto e della mia performance, ma anche sorpreso dai miei rivali. Mi aspettavo che Martinez e Thomas finissero più vicini. È stata una cronometra dura, ma questo non vuol dire nulla. Il vantaggio è buono, ma c’è ancora tanta strada da fare prima di arrivare a Roma»
Pogacar è convinto che il vero Giro sia ancora aperto e che tutto verrà deciso quando arriveranno le salite vere nell’ultima settimana di corsa.
«Non abbiamo ancora iniziato a fare le vere salite. Non so neanche come si evolverà la corsa domani a Prati di Tivo. Non credo di poter essere veramente rilassato perché alla fine i corridori attaccheranno da lontano. Sarà una corsa difficile da controllare però abbiamo una squadra molto forte e tutti sono molto in forma».
Lo sloveno pensa che i risultati siano il frutto di un lavoro importante e costante nel tempo e che la sua squadra, gli stia offrendo tutto ciò di cui lui ha bisogno per poter essere sempre al massimo.
«Quello di oggi è il risultato di un lavoro iniziato molti mesi fa. Se guardo a come si evolverà la corsa nessuno di noi può dirlo. Ma sono soddisfatto di quello che ho fatto».
La cronometro di oggi da Foligno a Perugia era lunga 40,6 chilometri, con una salita importante nel finale, che calzava perfettamente per un corridore come Pogacar.
«Nella prima parte della cronometro volevo capire come andavo e dopo qualche chilometro ho sentito di avere buone gambe. Così nella seconda parte pianeggiante, prima di iniziare la salita, ho iniziato a spingere soprattutto nelle curve. Volevo essere il più aerodinamico possibile per poi respirare bene quando andavo in salita. Agli intertempi sentivo i distacchi dalla radiolina ma non era questo importante per me. In corsa volevo solo sentire le mie sensazioni e basarmi su ciò che vedevo».
Lo sloveno ha conquistato la maglia rosa nel secondo giorno di gara, quando la corsa è arrivata al Santuario di Oropa. Essere il leader di una grande corsa a tappe richiede un grande dispendio di energie anche dopo la gara, ma Pogacar non ritiene che questo sia un problema e pensa a tutta la gente che grida il suo nome quando passa con la bici.
«La maglia rosa è bella ma anche molto stressante. Il cerimoniale è lungo, ci sono anche molte interviste e purtroppo spesso mi sento ripetere anche le stesse domande dai giornalisti. Sulle strade tifano per me, sento il mio nome ed è una cosa molto bella, è una sensazione che mi piace e mi spinge a fare sempre meglio. Forse la maglia rosa è più bella vestirla in corsa piuttosto che indossarla sul palco».