«Gli sta venendo una gamba ingestibile, che gli va via da sola. Gli scivola via. Però se fossi il fratello maggiore direi a Taddeo di risparmiare perché in ottica classifica generale non è così conveniente bruciare un sacco di energie per le volate e gli abbuoni all’Intergiro».
Eh già, perché va bene che nel finale della terza tappa del Giro, quella con il traguardo a Fossano c’era uno strappetto, sulla carta una trappola per i velocisti, però Pogacar è famelico, vuole vincere tutto e sempre. Sfrutta uno scatto di Honorè, poi riparte: attacca, prova a vincere ancora e per distacco. Già a Cherasco, Intergiro, si è lanciato per racimolare due secondi.
Cipo, ma secondo te è normale? No, perché il ciclismo sarà cambiato ma io mi ricordo che già ai tempi di Saronni - eravamo nel 1979, una vita o forse due fa - si diceva che chi punta alla rosa è meglio che non faccia la volate anche per evitare uno spreco di energie extra
« Ma sai, ai tempi di Saronni gli abbuoni erano di 30 secondi, un’altra storia che forse non si può neppure paragonare. Sappiamo bene che Pogacar è un corridore talentuoso e istintivo e che le sue azioni sono spettacolari. Fanno bene al Giro. Però, come ti dicevo, se io fossi vicino a lui gli consiglierei di gestirsi di più. Di certo gli sta tornando il massimo della condizione. Ma va così forte che non riesce a controllarsi».
Thomas gli ha preso la ruota e non gli ha dato neanche un cambio. Ha fatto bene?
«Thomas era a tutta e non poteva dargli il cambio. Però il fatto che lo abbia contenuto significa che gode di un’ottima condizione perché lui non è un corridore esplosivo. È un regolarista».
In volata tutti si aspettavano Milan, che però ha perso al fotofinish.
«A me sembra che lui, come sempre più o meno, quando parte usi rapporti troppo agili. Va bene, è forte e potente, l’agilità è una sua dote affinata in pista però in volata bisogna buttare giù i denti. Guardalo, è sempre il più agile di tutti. A me la sua pedalata sembra poco redditizia. Credo che, come successo già l’anno, butti alle ortiche occasioni d’oro. Penso anche che avrebbe bisogno di un vero ultimo uomo e di una squadra con 2-3 elementi dedicati che lo possano mettere nelle condizioni migliori perché fa sempre rimonte incredibili ma poi non sempre vince.Però i suoi tecnici certamente hanno conoscenze che io non ho. Per me il rapporto più agile va bene magari gli sprint all’Intergiro. Ma quelle sono altre volate rispetto a quelle del traguardo. A me, quando correvo, gli sprint intermedi non ki piacevano. Non riuscivo neanche ad esprimermi al massimo».
Forse ti mancava il brivido della vittoria, il sapore di sangue in bocca, il gusto feroce della stoccata decisiva.
«Senza dubbio».
Mario prima di salutarci volevo agganciarmi a Pogacar, che è testimonial di un’azienda di integratori, per chiederti un altro parere. È tornato di moda il fruttosio, che decenni fa sembrava la benzina perfetta per un ciclista, ma poi era sparito. Che idea ti sei fatto?
«Questo parere sarebbe meglio chiederlo a uno studioso della materia, a un luminare sopra le parti. Quello che credo sappiamo tutti è che il fruttosio, in quantità elevate e ripetute nel tempo ha una tossicità epatica riconosciuta a livello scientifico. Però sono cambiate le conoscenze su quello che il corpo umano può usare e sulle esigenze dei ciclisti di altissimo livello. Ora la via maestra è quella di altissime dose di carboidrati, si arriva anche a 120 fino a 160 grammi/ora. Un valore altissimo e impensabile fino a poco tempo fa. Il fruttosio viene utilizzato proprio per questo, per concentrare in poco prodotto un notevole carico di zuccheri. La prestazione migliora. Che poi alla lunga faccia bene, perché non dimentichiamoci che va preso sia in corsa sia in allenamento, ti ripeto è meglio chiederlo a un bravo specialista di alimentazione umana».