Pogacar doveva essere e Pogacar è stato: tappa e maglia. Così in attesa di parlare con Mario Cipollini per vedere a chi dare la zampata di tappa (un’idea io l’avrei, vediamo se il capitano sarà d’accordo), è meglio fare due calcoli. Lo sloveno negli ultimi 10 km verso Oropa (662 metri di dislivello) ha impiegato 23’15” alla media di 25,81 orari. La sua Vam è stata di 1.708 con una potenza stimata di 423 watt, circa 6,6 watt/kg. Oropa non può non evocare Pantani. Scontato quindi un confronto tra i due. Bene, negli ultimi 6,7 km Marco impiegó 17’04” mentre oggi Tadej è stato 26” piu lento. Ma ecco, squilla il telefono. E’ lui.
Ciao Mario, che Taddeo sia forte lo sappiamo bene. Però ai piedi della salita, quando ha bucato la ruota anteriore, ha fatto un errore da principiante. Sei d’accordo?
«In quella foratura ho visto una meravigliosa riproposizione di quello che era successo a Pantani con il salto di catena. Secondo me per qualche secondo Pogacar ha avuto l’incapacità di accettare la realtà delle cose. Un senso di rifiuto della realtà vissuto per qualche secondo. Avrà pensato: “Ma proprio a me deve succedere? Non esiste, io ho tutto alla perfezione e sono qui per vincere. Questo deve essere il mio giorno, non posso bucare”».
Posso dirti che a me come ha corso la Ineos non è piaciuto? Ma perché hanno tirato? Lo so, avevano la maglia rosa e di consuetudine chi ha la maglia rosa tira, ma questo in salita asfalta tutti. Che si arrangi a tenere la corsa. O no?
«No, hanno corso da protagonisti come è giusto che sia. Se non avessero tirato avrebbero corso da battuti. Loro vogliono convincere Thomas che può vincere questo Giro e sono convinti che nella crono di venerdì guadagneranno molto. Guarda anche quando Pogacar ha forato. Erano in testa e non hanno né rallentato, né accelerato di un filo. Corrono come se volessero vincere la maglia rosa».
Comunque non c’è storia: Pogacar è troppo più forte degli altri
«Tadej però deve stare attento, perché qui corre contro gli avvoltoi. In questo Giro deve cambiare il suo approccio agonistico visto che sono tutti contro di lui».
Cioè? In che senso?
«Lui è abituato a corse di primissimo livello con tutti i migliori al mondo. Tadej è abituato a competere contro Vingegaard, Roglic, Evenepoel… i migliori di ogni team. Qui al Giro il livello è inferiore e, senza volere offendere nessuno, non ci sono teste di serie. Del resto sbaglio o facciamo davvero fatica a trovargli un avversario credibile?».
Certo, hai ragione, ma spiegami bene.
«Pogacar è abituato a corse con un ritmo molto alto, che qui manca. Ritmi che fanno una grande selezione dopo la quale lui prende e va. Qui solo la sua Uae può fare questa andature, ma da sola non è mica semplice. La situazione della prima tappa potrebbe riproporsi altre volte. E i suoi rivali coltivano la speranza che la squadra non riesca a sorreggerlo. Questo modo di correre è una situazione a Tadej sconosciuta. Per questo ti dico che in una situazione così Pogacar dovrebbe avere un approccio più riflessivo, meno istintivo. Poi, ti posso dire una cosa?».
Ci mancherebbe.
«Pogacar ha vinto ma non alla sua maniera. Ha fatto un’azione spettacolare, è partito a 4,5 km dal traguardo ed è arrivato con una manciata di secondi. Ecco, io credo che il vero Pogacar avrebbe messo un divario maggiore tra sé e gli avversari. Staremo a vedere».