In un momento in cui il ciclismo con le tante cadute è diventato più fragile, Richard Plugge, CEO della Visma-Lease a Bike, non vuole nascondersi dietro le preoccupazioni di chi sta attraversando un periodo difficile, ma vuole richiamare l’attenzione sul modo migliore per risolvere i problemi di sicurezza nel ciclismo e utilizzare SafeR, di cui è fondatore, per trovare idonee soluzioni.
Venerdì a Compiègne, città da dove oggi prenderà il via la Parigi-Roubaix, la Visma – Lease a Bike ha organizzato una conferenza stampa, non solo per spiegare le regioni per le quali Merijn Zeeman andrà via dalla squadra, ma anche per fare il punto sul tema sicurezza. Zeeman dal ciclismo passerà al calcio con la squadra AZ Alkmaar dal prossimo primo dicembre, lasciando una squadra con la quale ha vinto tutti e tre i grandi giri in una sola stagione. Ma quello che doveva essere l’argomento principale è passato in secondo piano e la maggior parte delle domande si sono concentrate sul tema sicurezza e su SafeR, tra i cui fondatori c’è proprio Plugge ma anche Patrick Lefevere. «Sono molto triste e arrabbiato. Ho pensato a tutto il dolore che stavano provando quei corridori – ha detto Plugge durante la conferenza -: non solo il nostro Jonas Vingegaard, ma tutti quelli che erano a terra e tutte le persone coinvolte. Sono arrabbiato perché con SafeR abbiamo un’organizzazione pronta che aspetta la spinta finale per agire e tra i sostenitori ci sono ASO e Flanders Classics. Spero che una cosa del genere non succeda ancora, perché mi farebbe arrabbiare ancora di più».
SafeR, come si legge dal sito dell’UCI, è un'entità indipendente per migliorare la sicurezza del ciclismo su strada professionistico di cui Richard Plugge e Patrick Lefevere sono tra i primi fondatori.
Quindi un ente nato per dare una risposta concreta ai numerosi incidenti che stanno affliggendo il ciclismo. Si legge inoltre che SafeR sarà finanziato congiuntamente dagli organizzatori, dai corridori, dalle squadre e dall'UCI. L'ente avrà il compito di analizzare i rischi relativi ai percorsi delle gare UCI WorldTour, UCI Women’s World e UCI ProSeries. Nel frattempo anche INEOS è salita sul carro e, come ha sottolineato Plugge, anche ASO e Flanders Classics, tra gli altri, sono sostenitori dell’ente. SafeR era già stato presentato alla partenza del Tour lo scorso anno. Tuttavia, l'organizzazione indipendente, che vuole aumentare la sicurezza nel ciclismo, dopo quasi nove mesi non è ancora attiva.
«Si tratta solo di politica, e in questo caso non è una soluzione – ha continuato Plugge -. Parla dell'aspetto umano, dei danni subiti dai corridori, dalle squadre e dal ciclismo. Quante mamme pensano ancora che sia una buona idea che i propri figli inizino a pedalare? Questa è una pessima pubblicità per il nostro sport. Mentre abbiamo un’organizzazione pronta che vuole fare qualcosa al riguardo. Questo non dovrebbe avere nulla a che fare con la politica. Questi sono affari. Anche l’UCI vorrebbe partecipare. Questo è il momento di andare avanti».
Ma secondo Plugge, ci sono diverse parti, tra cui anche delle squadre che non sarebbero d’accordo su questa iniziativa indipendente.
Plugge si è dimostrato disponibile nel fornire tutte le informazioni necessarie, per far comprendere l’importanza e l’immediato inizio di attività di SafeR. «Riguarda due aspetti: il primo è lo svolgimento della corsa. Le recinzioni, i percorsi, le auto sul percorso. La seconda parte riguarda il comportamento. Tenuto dai corridori, ma anche dai team leader, dalle motociclette, dai giornalisti, dai fotografi. Se si guarda lo svolgimento della gara, vogliamo aumentare la sicurezza fornendo più protezione, ma anche controllando i percorsi in modo più approfondito. Non sto dicendo che possiamo prevenire tutte le cadute come quelle nei Paesi Baschi, ma possiamo rendere il tutto molto più sicuro».
In casa Visma-Lease a Bike, la chicane che ha introdotto la Parigi-Roubaix per la Foresta di Arenberg è stata accolta positivamente. «Ciò che fa ASO merita naturalmente tutti gli elogi. Se vogliamo possiamo discutere a lungo se quella chicane sia buona o meno, ma il fatto di averci pensato è un primo passo. Quindi puoi rifiutarla e chiederti su Twitter se questo sia uno scherzo oppure sostenere che in realtà questa scelta sarebbe dovuta accadere molto prima. Ma potresti anche essere felice del fatto che qualcuno finalmente stia realmente guardando cosa accade e dall’alto cerchi di affrontarlo».
Oltre ai percorsi e all'organizzazione delle gare, Plugge si preoccupa anche del comportamento dei corridori. «Abbiamo bisogno di un arbitraggio coerente, di commissari di giuria esperti nel loro campo. Dobbiamo coinvolgili professionalmente e combattere i comportamenti sconsiderati». Riguardo il comportamento dei ciclisti in corsa, ma anche quando ci sono incidenti come ai Paesi Baschi, non tutti i corridori reagiscono nello stesso modo ed è Zeeman a riportare una testimonianza importante e che dovrebbe portare ad una maggiore consapevolezza sui comportamenti da tenere in gara. «Ci sono conseguenze reali - ha aggiunto Zeeman –, ti comporti male e poi sei sospeso per quattro settimane. Ho parlato con Steven Kruijswijk, che era presente al Giro dei Paesi Baschi. Quando la corsa è stata neutralizzata e le ambulanze stavano ripartendo, c’era Milan Vader che piangeva in disparte. Ma altri corridori stavano già suonando i tamburi, perché all'improvviso avevano la possibilità di correre perun posto tra i primi dieci nei Paesi Baschi. Steven era molto arrabbiato per questo. Quello doveva essere il solo momento per affrontare il problema ed aprire un dialogo con Adam Hansen del CPA e basta».