In Belgio erano tutti convinti che la vittoria nel Giro delle Fiandre sarebbe andata ancora a Lotte Kopecky, la padrona di casa, ma la più forte sui muri è stata Elisa Longo Borghini, che in uno sprint a tre ha battuto la Niewiadoma e la compagna di squadra Van Anrooij. Brave anche le altre italiane in gara, con la Persico settima e la Paternoster nona.
«Questa corsa significa veramente molto per me e ringrazio tutte le persone che mi sono state vicine. In particolare il mio allenatore Paolo Slongo, che dopo un 2023 difficile ha recuperato prima la persona e poi l’atleta, poi mio marito Jacopo che mi ha insegnato a fare le volate ai cartelli e tutta la Lidl -Trek, che ha fatto in modo che oggi arrivassi a questo successo».
La corsa è stata dura e a causa della pioggia le cadute non sono mancate e anche la Longo Borghini ha prima forato una ruota e poi è finita a terra. La ragazza di Verbania, unica italiana ad avere due successi in questa corsa, si è rialzata e con la sua compagna di squadra hanno portato avanti il piano stabilito a inizio giornata.
«Il lavoro in ammiraglia è stato meraviglioso. Sono caduta ma sono stata supportata nel miglior modo possibile e poi c’è stato il lavoro straordinario di Shirin Van Anrooij che dopo la caduta è andata come una moto. Io e Shirin abbiamo fatto prima e terza in una corsa come questa ed è veramente qualcosa di straordinario».
Il Koppenberg come sempre ha reso la corsa più dura e molte ragazze hanno avuto difficolta e sono state costrette a mettere i piedi a terra. Tra le cicliste in difficoltà anche la campionessa del mondo Lotte Kopecky, che alla fine si è dovuta accontentare del quinto posto.
«Avevo la ruota posteriore scivolosa e ho deciso di salire con il mio passo e poi mi sono accorta che la Kopecky non era davanti e ho capito che quella era l’occasione giusta. Sono riuscita a correre bene sotto la pioggia».
Vincere il Giro delle Fiandre non è mai facile, in particolare quando le avversarie sono molto forti e le condizioni metereologiche sono sfavorevoli, con pioggia e vento che rendono la gara più dura. «Abbiamo lasciato che la SD Worx lavorasse e quando mi sono trovata da sola con la Niewiadoma ho capito che dovevo andare. Con me c’era Shirin e abbiamo parlato e insieme abbiamo deciso di utilizzare la forza della squadra. Ci siamo mosse e abbiamo seguito il nostro piano. Ci ho creduto sempre fin da questa mattina. E’ stato uno di quei giorni in cui ti alzi e dici: oggi vinco io».
Per la Longo Borghini questa è la seconda vittoria al Giro delle Fiandre, dopo quella del 2015, ma la consapevolezza del successo è diversa. «Ho iniziato a correre su queste strade del Belgio diversi anni fa e se sono diventata l'atleta che sono è perché sono venuta qui molto giovane. Ho patito molto i primi tempi, perché avevo difficoltà con il clima, ma tutto è servito e anche i sacrifici di quegli anni mi hanno portato a poter vincere oggi ancora una volta una corsa come il Fiandre».
Elisa Longo Borghini di forza ne ha tanta ma vincere con il tricolore sulle spalle, è molto diverso rispetto al successo del 2015, quando le sue vittorie iniziavano pian piano ad arrivare.
«Correre e vedere i fumogeni colorati e le urla della gente sicuramente ti esalta. Questa vittoria è diversa per me, perché arriva da donna matura e poi, tagliare il traguardo con la maglia tricolore è veramente qualcosa di straordinario».