Aveva tre anni quando alla stazione ferroviaria di Monza sfugge al controllo della madre e cade sui binari proprio pochi istanti prima del passaggio di un treno: la mamma si getta per spostarlo a costo della propria vita, ma in ospedale al piccolo riusciranno a salvare solo una delle due gambe. Quando Andrea Pusateri racconta la propria vicenda lo fa ormai con assoluta leggerezza, parlando di una situazione di disabilità che non ha mai percepito. Sì perché i nonni, crescendo, lo avevano avviato al nuoto, ma poi Andrea cambiò idea grazie a un amico che correva in bicicletta. Per fortuna, visti i successi che otterrà nella sua carriera paraciclistica e che racconta, insieme a molto altro, in un’intervista realizzata nelle vesti di nuovo ambassador Merida.
La carriera ciclistica di Andrea Pusateri è stata un susseguirsi di trionfi, tra cui quello in Coppa del Mondo a Maniago nel 2015. Abituato a vivere sempre al massimo, la vittoria che gli ha cambiato la carriera, come lui stesso l’ha definita, non poteva essere scontata. «Arrivavo da un brutto incidente avvenuto tre mesi prima, per cui sono anche stato in coma – racconta Andrea – e nonostante fossi dato per sfavorito da tutti, ho dimostrato di essere il velocista più forte in quel momento, vincendo in volata».
La sua natura l’ha sempre spinto a intraprendere nuove e sconosciute strade, come quando nel 2019 decise di abbandonare la carriera ciclistica ed approcciarsi al mondo degli Iron Man. Anche in questo caso, Andrea ha dimostrato di non prediligere la via più semplice: nel suo primo Iron Man, a Cervia nel 2021, ha scoperto di soffrire di mal di mare (per prepararsi alla gara era arrivato a fare anche 10 Km di nuoto al giorno, ma sempre in vasca) e dopo essere stato soccorso nelle acque aperte della costa romagnola è stato costretto a ritirarsi. “È stata l’unica gara in carriera in cui mi sono ritirato”, afferma Andrea. Nonostante la paura di affrontare ancora il mare, due settimane dopo Andrea raggiunge il suo obiettivo, sfilando sul tappeto rosso dell’Iron Man di Barcellona.
Chiuso il capitolo triathlon, per Andrea è già tempo di pensare alla prossima sfida: “Tra i miei nuovi progetti per il futuro c’è tornare a correre in bici, però non nel paraciclismo, bensì nelle ultracycling. Sarà un’avventura da vivere, soprattutto perché in questo momento della mia vita ciò che cerco di fare è lanciare un messaggio, alle persone con disabilità o anche solo a quelle che affrontano delle difficoltà nella vita di tutti i giorni, ovvero dimostrare che se si vuole si può riuscire a fare qualunque cosa”.
La collaborazione con Merida risulta decisiva in questa nuova fase della sua carriera: “Con Merida siamo riusciti a trovare il giusto mix. La bici Scultura è molto leggera, e nella mia condizione la leggerezza è una caratteristica fondamentale, e anche molto reattiva. Mi trovo perfettamente!”.
per guardare il filmato dedicato ad Andrea e alla sua Merida CLICCA QUI
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