C’era chi lo ha scortato sempre e chi una volta soltanto, chi gli era vicino quando ha vinto e chi quando non ha vinto, chi ha vissuto l’età dell’oro e chi il tramonto, chi gli è stato accanto nella buona e chi nella cattiva sorte. C’erano in tanti a Imola a ricordare l’epopea di Marco Pantani e della Mercatone Uno, la squadra costruita intorno a lui, tutti raccolti sotto al monumento che meglio lo rappresenta, la gigantesca biglia affacciata sull’autostrada per la riviera romagnola, davanti alla torre che un tempo era la sede dell’azienda. All’invito di Fabiano Fontanelli, uno dei fedelissimi del Panta, hanno risposto un centinaio fra corridori, tecnici, medici, massaggiatori, meccanici e dirigenti, a vent’anni esatti dalla fine di un’avventura iniziata nel 1997 e a un quarto di secolo dalla doppietta Giro e Tour del campione di Cesenatico, che nella storia del ciclismo resta l’ultima.
«Non c’era luogo migliore per abbracciarci e vivere una giornata speciale come questa» ha detto Davide Cassani, che di quel progetto fu il primo portavoce, salutando la Mercatone dei trionfi e quella dell’ultima illusione, quando si pensò che la bicicletta potesse aiutare Marco ad andare in fuga dai suoi problemi. A unire tutte queste anime è stato ancora Pantani, ricordato da chi lo conosceva davvero con la leggerezza e la nostalgia che merita e che non sempre ha avuto. «Il segreto di questo team era dare tutto per un grande capitano: lo farei ancora oggi» ha rivelato Simone Borgheresi, uno che correva con la faccia dentro la telecamera perché era sempre davanti al gruppo a fare l’andatura.
Di quella compattezza si sono riviste le tracce anche in un sabato non più qualsiasi di metà novembre, all’ombra della biglia col Panta in rosa di Stefano Sirotti, anche fra chi da quei giorni non si era più rivisto: più che clima da rimpatriata, atmosfera da ritorno a scuola dopo una vacanza. «Eravamo una squadra normalissima, ma siamo riusciti a fare cose incredibili, perché tutti erano lavoratori straordinari. Nel nostro caso uno per tutti, tutti per uno non era un semplice slogan, per anni è stata anche la mia tattica migliore», la testimonianza del tecnico Beppe Martinelli, che con i compianti Romano Cenni e Luciano Pezzi mise assieme quel gruppo memorabile per dare a uno smisurato talento la sua dimensione di campione.
Non doveva essere una celebrazione, ma un modo di ritrovarsi e così è stato: tante facce hanno finito per comporre un puzzle che inevitabilmente ha avuto il volto di Pantani. Raccontato attraverso aneddoti, immagini, parole, ma soprattutto con la semplicità di chi Marco lo porta dentro e lo custodisce con la dovuta gelosia. ‘Vorrei che tutti fossero contenti come lo sono io in questa giornata che rievoca grandi eventi’, l’auspicio di Giuseppina Cenni, la moglie del signor Mercatone, che con le figlie Micaela, Susanna e Elisabetta ha riaperto le porte della vecchia sede a chi da queste parti è sempre stato considerato di casa: dirigenti come Boifava, Cornacchia e Samek, tecnici come Martinelli, Maini, Amadori, Levati, medici come Rempi, Magni e Magnani, uomini del personale come Falconi, Olivieri, Moro, Pregnolato, Valdrè, Chiodini, Gradi, Pezzi, Agostini e il massaggiatore Paco Luna arrivato apposta dalla Spagna, uomini chiave come il fisioterapista Fabrizio Borra che rimise in bici Marco dopo l’incidente alla Milano-Torino (‘Mi stimolava vederlo affrontare questa sfida, dovevo tenerlo in acqua due ore e lui dentro la piscina ne passava quattro’) e tutti quelli che hanno pedalato come Fontanelli (‘Al Tour volevo ritirarmi e lo dissi a Marco, mi invitò a continuare dicendo: dai che adesso ci divertiamo’, la pillola regalata alla platea) e pure Conti, Siboni, Coppolillo, Konyshev, Borgheresi, Artunghi, Barbero, Gasperoni, Piovaccari, Dall’Olio, Checchin, Pellicioli, Mondini, Della Vedova, De Paoli, Moreni, Mazzanti, Caravaggio, Cigana, Fincato, Napolitano, Manzoni, Serri, Di Fresco, Borghi, Belotti, scusandoci in anticipo con chi ci è sfuggito. Squadra vera, capace di fare ancora alla grande il suo dovere: far sentire la presenza del suo indimenticabile leader anche quando non c’è.