Il mese di ottobre è davvero poco fortunato per Alessandro Perugia, ciclista cuneese tesserato per la Rostese di Torino. Lo scorso anno, era il 20 ottobre, Alessandro venne investito nel corso di un allenamento in sella alla sua bicicletta, rimediando in quel caso pesanti traumi in diverse parti del corpo e pure al volto.
Quest'anno purtropo la storia si è ripetuta: questo pomeriggio il giovane era appena uscito di casa per un allenamento di "scarico" sulle strade del Braidese, quando nei pressi della viabilità di collegamento all’autostrada Asti-Cuneo è stato travolto da una vettura Ford condotta da una donna.
Soccorso dai sanitari del servizio di emergenza 118, giunti sul posto insieme a Polizia Stradale e Carabinieri, il giovane ciclista lamentava dolori al coccige, alle ginocchia e agli arti inferiori: è stato portato al Dea dell’ospedale di Verduno per i necessari accertamenti. Il ragazzo aveva da poco ripreso la preparazione sportiva dopo il brutto incidente di un anno fa: purtroppo i suoi incidenti sottolineano le difficili condizioni di sicurezza che sulla rete viaria del Cuneese e di tutto il Piemonte interessano gli utenti deboli della strada e i ciclisti in particolare.
Ne è convinto il presidente della Rostese Massimo Benotto, alla testa di un sodalizio sportivo che conta su una platea di oltre cento corridori agonisti iscritti e su ancora più vasto vivaio di bambini e ragazzi che corrono sia su strada che in mountain bike. "E’ un tema – dice Benotto a La Voce di Alba – che come presidente della squadra più numerosa in Piemonte conosco molto bene, purtroppo. Seguiamo iscritti che vanno dai 6 anni dei Giovanissimi agli Under 23, per cui ogni volta che abbiamo un’uscita o una gara un qualche motivo di apprensione c’è. Sembra che diamo fastidio, sulle strade, a volte in ragione di comportamenti non corretti che arrivano dal mondo amatoriale. Altre, più generalmente, per effetto di un gap culturale che in altre regioni italiane non vedo e che spero si possa almeno in parte attenuare in ragione della grande crescita degli appassionati alla bicicletta registrata negli ultimi anni. Importante anche quanto previsto dal nuovo Codice della Strada, che intima di tenere 1,5 metri di distanza nel sorpassare un ciclista. Ma, ripeto, il tema culturale è fondamentale. In altre regioni d’Italia non c’è questa insofferenza verso le due ruote. L’anno scorso abbiamo visto finire in ospedale 6-7 nostri corridori ed è la ragione per cui molti genitori preferiscono evitare la strada e preferiscono scegliere i percorsi della mountain bike. Occorre cambiare le nostre abitudini alla guida e prendere esempio da altri Paesi, più attenti di noi ai diritti di tutti".