Lionel Marie è nel ciclismo da una vita e la sua ultima sfida si chiama China Glory. Il tecnico francese ha lavorato come direttore sportivo per il Team Cofidis dal 2005 al 2007, con gli americani della Slipstream prima e Garmin poi, è volato in Australia per la Orica GreenEdge, in Olanda per la Giant-Shimano, in Turchia per la Torku Sekerspor, in svizzera con la Iam Cycling, di nuovo negli USA con la Novo Nordisk e ha visto crescere il progetto della Israel Cycling Academy dal 2018 al 2021. Il suo personale giro del mondo ora gli fa fare tappa in Cina dove lavora per una formazione Continental sostenuta dal Comitato Olimpico, la Federazione Ciclistica Cinese e sponsor privati che stanno investendo nel mondo delle due ruote asiatico.
«Due anni fa sono rimasto senza contratto ad ottobre e a gennaio 2022 il mio ex corridore alla Cofidis Amael Moinard mi ha invitato a unirmi a un team che stava nascendo dal nulla. Non ci ho pensato due volte e, nonostante le difficoltà di iniziare un progetto da zero, ne sono felice. Siamo partiti in Francia, poi ci siamo dovuti spostare in Turchia e alla fine il progetto si è concretizzato in Cina con il nome di China Glory» ci racconta il 58enne di Mentone che al Tour of Guangxi è sull'ammiraglia del China National Team.
«Lavorare con i cinesi è interessante, ma la cultura ciclistica da questa parte del mondo è tutta da costruire. Qui conoscono i massimi eventi: Giochi olimpici, asiatici e i mondiali. Non bisogna avere fretta di bruciare le tappe. Come successo per il ciclismo israeliano, perchè sia effettiva c'è bisogno di una crescita graduale. I ragazzi in gara in questi giorni devono fare esperienza, correre in modo aggressivo per centrare la fuga e imparare dai colleghi con cui hanno la possibilità di confrontarsi per la prima volta ad alto livello. Come squadra abbiamo già conquistato l'obiettivo di diventare il primo team nel ranking asiatico, l'ambizione a breve termine è di portare un corridore cinese ai Giochi e più a lungo termine creare un team Professional in cui i talenti asiatici possano crescere al fianco di atleti provenienti da altri paesi» prosegue il tecnico che vive sul confine tra Francia e Italia, e in media trascorre in Cina tre mesi l'anno divisi in due periodi tra l'inizio e la fine della stagione di viaggi e corse.
L'aspetto più difficile, ce ne siamo resi conto anche noi in questi giorni, è la barriera linguistica. «Giro sempre con un interprete che parla inglese e mi aiuta nella comunicazione con corridori e personale. Il cinese è difficilissimo, una stessa parola in base alla pronuncia può avere quattro significati diversi - conferma Marie. - Sono io l'ospite in terra straniera quindi devo adattarmi ed è quello che sto facendo. Io posso insegnare quello che so del ciclismo a gente che ha voglia di imparare, ma per farlo devo mettermi nei loro panni e capire come ragionano. La Cina è un paese così grande e diverso dal nostro continente. Qui puoi salire su un volo di 3 ore e ritrovarti nella stessa Nazione, da noi nello stesso tempo puoi raggiungere innumerevoli paesi. Il ciclismo su strada qui è una realtà emergente, a livello di allenamenti, alimentazione e non solo si può migliorare tanto ma una pedalata dopo l'altra sono fiducioso che la Cina brillerà anche nel mondo delle due ruote.
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