Il Museo del Ghisallo è tornato ad ospitare il Premio Torriani per il terzo anno consecutivo; tradizione ormai consolidata dopo la pandemia. La cerimonia è giunta ormai alla venticinquesima edizione ed è nata per volere di Gianni Torriani e dei i suoi fratelli in ricordo del papà Vincenzo, storico patron del Giro per premiare gli ex atleti e chi ha lasciato un segno indelebile nel mondo del ciclismo. Quest’anno la cerimonia è stata ancora più speciale perché cade alla vigilia del Giro di Lombardia che domani farà tappa proprio al Ghisallo.
Vincenzo Torriani è stato un uomo energico e tutto d’un pezzo, il Giro è stato sotto la sua guida per oltre 40 anni trasformandosi da semplice corsa ad un vero e proprio evento popolare che ha fatto scoprire al pubblico anche parti sconosciute dell’Italia. La corsa rosa è diventata una grande festa capace di arrivare ovunque, nelle strade e nelle case, sempre più persone si sono appassionate ed hanno applaudito grandi campioni. Durante la cerimonia condotta da Alessandro Brambilla molti amici e appassionati sono arrivati al Ghisallo per rendere omaggio a Torriani e per ricordarlo con qualche aneddoto. Tra i presenti c’erano i figli Gianni, Marco e Milly, ma anche i vincitori dei precedenti premi Torriani come Dino Zandegù, Auro Bulbarelli e Beppe Conti.
Quest’anno la scultura dell’artista Domenico Greco è stata consegnata a Moreno Argentin, a Pier Bergonzi e a Giancarlo Brocci che insieme hanno ricordato la figura dello storico patron. «Per me è davvero speciale ricevere questo premio proprio al Ghisallo perché è stata una delle prime salite mitiche che ho affrontato in gara. Mi ricordo che in un Piccolo Giro di Lombardia affrontavamo proprio questa salita, erano i primi chilometri di gara e con la squadra avevamo già sbagliato la tattica; eravamo giovani e acerbi, ma con tantissima voglia di vincere. La Lombardia mi sembrava il mondo, un luogo dove si poteva diventare grandi campioni e qui sono riuscito a farmi conoscere - ha spiegato Argentin - di Vincenzo Torriani conservo un ricordo speciale, da corridore non ero bene in grado di capire il suo lavoro, ma dall’esterno mi sono reso conto di tutta la fatica che ci c’era dietro. Penso che sia stato un vero e proprio innovatore, il ciclismo deve ringraziarlo per tutto quello che ha fatto, per la sua audacia e la voglia di osare. Mi ricordo benissimo il mio giro di Lombardia dl 1987, Torriani ci fece arrivare in Piazza Duomo, una cosa incredibile che nessuno è stato più in grado di fare».
Giancarlo Brocci invece, inventore dell’Eroica e organizzatore di molte gare tra i giovani, ha ricordato come Torriani sia stato uno dei grandi grazie alla passione che ha messo in tutto il suo lavoro. «Torriani è stato per me un grande punto di riferimento, era un organizzatore che amava il ciclismo in maniera viscerale. Io sono dell’idea che senza la passione non si possa fare nulla, io organizzo le gare prima di tutto come appassionato, non come imprenditore e anche l’Eroica è nata propria in questa ottica. Volevo trovare un modo per riqualificare la zona di Giaiole in Chianti e non farla sparire, volevo riportare il ciclismo a come era una volta, non sull’asfalto, ma nella polvere e così è nata quella che non è una semplice corsa, ma una grande festa. Quest’anno abbiamo festeggiato i 8361 iscritti, un traguardo importantissimo».
Pier Bergonzi invece ha ricordato con piacere come la sua prima intervista da giovane inviato della Gazzetta dello Sport fu proprio con lo storico patron del Giro.
Lo speciale premio Cuore d’argento è invece andato ad Italo Zilioli, uno dei grandi del ciclismo italiano che nel suo palmares può vantare cinque tappe al Giro d’Italia, una al Tour d France e una Tirreno Adriatico. «Torriani stato una figura fondamentale perché mi ha accompagnato nei miei 14 giri, ancora oggi lo ritengo come il vero ed unico patron della corsa rosa. Mi ricordo di una tappa del Giro a Napoli particolarmente difficile: un gruppo di manifestanti bloccava la nostra partenza, allora Torriani ha fatto salire Vito Taccone sopra una torretta e lo ha fatto parlare al microfono, a quel punto la folla si è dispersa e noi siamo potuti partire. La genialità del patron si vedeva anche in questo, ha detto Zilioli parecchio emozionato per il premio. Nella mia carriera non ho vinto molto, spesso vengo ricordato per i miei secondi posti, ma nonostante ciò ancora oggi le persone dicono di essersi emozionate vedendomi correre. E’ proprio questo di cui vado più fiero: essere riuscito ad emozionare e a far appassionare molte persone correndo in bici».
Grande soddisfazione per Gianni Torriani e per i suoi fratelli che ancora una volta hanno celebrato il padre Vincenzo con una bella festa in compagnia di tanti amici e campioni. L’appuntamento è già fissato per l’anno prossimo con la ventiseiesima edizione del Premio Torriani.
photo di Carlo Monguzzi
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