Da indiscrezioni arrivate dai media belgi, Nathan Van Hooydonck avrebbe avuto un arresto cardiaco mentre era alla guida della sua auto martedì mattina, causando un incidente in cui sono rimaste coinvolte altre 5 macchine.
C’è stata subito preoccupazione per quanto accaduto a Van Hooydonck, ma dopo le rassicurazioni arrivate dal team in molti si sono chiesti cosa sia veramente accaduto al ciclista belga.
Si sa per certo che il ventisettenne della Jumbo-Visma si è sentito male mentre era al volante della sua auto e che ha schiacciato l’acceleratore tagliando la strada alle auto che arrivavano da un incrocio. Van Hooydonck, nella sfortuna è stato sicuramente fortunato, perché la sua macchina si è fermata a pochi metri dalla stazione della polizia e una persona presente gli ha praticato immediatamente un massaggio cardiaco, nell’attesa che l’ambulanza arrivasse con il defibrillatore. Il ciclista belga è stato trasferito all’ospedale universitario di Anversa e tenuto in coma farmacologico fino al pomeriggio, quando i medici avevano potuto accertare l'assenza di danni cerebrali. Nathan Van Hooydonck è un ciclista professionista e in molti si sono chiesti come sia possibile che un atleta così controllato abbia potuto nascondere una eventuale problema di origine cardiologica.
Di norma i ciclisti professionisti vengono sottoposti ad una visita cardiologica con uno specialista almeno una volta all'anno. Inoltre viene consigliata una risonanza magnetica del cuore almeno ogni due anni, mentre il cuore è a riposo. In poche parole i ciclisti professionisti vengono sottoposti regolarmente ad esami cardiaci approfonditi. Tutta questa prevenzione però, non può essere infallibile e rimane sempre quella piccolissima percentuale d’errore o di incertezza che può portare un atleta ad avere aritmie o altri problemi improvvisi.
Il quotidiano belga Het Laatste Nieuws per cercare di far luce su quanto accaduto al connazionale Van Hooydonck ha contattato il famoso cardiochirurgo e ricercatore spagnolo Pedro Brugada, che insieme al fratello scoprì la nota sindrome di Brugada, colpevole di causare una particolare aritmia capace di portare anche alla morte.
Il luminare spagnolo ha voluto subito precisare che nonostante gli screening approfonditi, resta sempre una percentuale tra il 3 e 5 per cento in cui non vengono rilevate anomalie cardiache che però esistono.
«Se un corridore viene sottoposto a screening cardiologico una volta all’anno, ovviamente rimane un anno in cui possono verificarsi problemi cardiaci».
Per Brugada poi, non va dimenticato il Covid, che ha causato diverse infiammazioni cardiache in particolare nei giovani atleti. «Dobbiamo ricordarci che abbiamo avuto il Covid e questo ha portato all’infiammazione del muscolo cardiaco in diverse persone – ha continuato Brugada - È molto probabile che le infiammazioni non vengano scoperte immediatamente e che le conseguenze diventino visibili solo mesi dopo. Questo può variare con diversi sintomi, che vanno dalle palpitazioni, alle aritmie cardiache alla morte improvvisa. Esistono inoltre altri virus che possono causare gli stessi sintomi. Lo screening cardiaco è rigoroso, ma non è quindi infallibile».
Sicuramente il ciclismo non causa problemi cardiaci, anche se l’impegno fisico è importante, e secondo Brugada potranno essere solo i medici a capire cosa sia successo martedì scorso a Nathan Van Hooydonck. Ci sono studi ad esempio, che hanno evidenziato come un cuore che ha lavorato tanto, come quello di un ciclista, diventi più grande, adattandosi non solo al corpo, ma favorendo l’allungamento della vita media.
«Spetterà ai medici curanti scoprire esattamente cosa sia successo a Van Hooydonck. Tutto deve essere escluso, compreso l'uso di sostanze eventualmente tossiche. I problemi cardiaci possono avere molte cause diverse e non sono sempre legati allo sport praticato».