È tipo di poche parole, perché ama enormemente più fare i fatti, ma quando c'è da dire qualcosa lo dice, a suo modo. È un modo pacato, riservato, molto poco appariscente. Avete in mente Remco Evenepoel? Avete mai avuto a che fare con Mathiew Van der Poel? Bene, Jonas Vingeggard è tutt'altra cosa. Dice e non dice, fa capire e intuire, più con gli occhi e il tono della sua voce, ma per la sostanza di quello che esprime c'è ben poco da dire: quello che ha realmente in mente lo vedremo dal 1° luglio al Tour. Una cosa è certa e l'ha ripetuto ieri in una conferenza stampa via zoom, raccolta da Ciro Scognamiglio e riportata oggi sulle colonne della Gazzetta dello Sport.
Ieri come molti colleghi, tra cui Egan Bernal ed Enric Mas, ha provato il mitico Puy de Dôme e poi si è concesso ad una riservata schiera di giornalisti. «Pogacar in primavera è stato impressionante - ha detto il 26enne trionfatore della Grande Boucle 2022 -, ma al Tour l’ho già battuto e sto lavorando per rifarlo».
Un Tour che partirà il 1° luglio da Bilbao, dalla “sua” Spagna, dove quest'anno Jonas ha ottenuto tutti i suoi 8 successi stagionali. Il “Re Pescatore” è più che motivato e il capo delle performance della Jumbo Mathieu Heijboer sostiene che lei sia più forte di un anno fa. «Questo è sempre difficile da dire. Certamente, ho passato la primavera migliore della mia carriera, senza avere intoppi di nessun tipo. Paragoni però faccio fatica a farne». E alla domanda: ha mai sentito Pogacar, la risposta è semplice quanto asciutta. «No, non abbiamo parlato e non so quali siano le sue condizioni, né se e come l’incidente potrebbe condizionarlo verso il Tour. Dovreste chiederlo a lui. Io mi auguro che possa essere al cento per cento. Le prestazioni che aveva fatto in primavera mi hanno impressionato».
C'è chi lo stuzzica, chiaramente, per stanarlo: nello scontro diretto in marzo alla Parigi-Nizza si è staccato diverse volte da Tadej: è un qualcosa che avrà influenza sul prossimo Tour? «Sinceramente, non credo. L’anno scorso, alla Tirreno-Adriatico, aveva vinto lui mentre a luglio l’ho superato. Quattro mesi possono cambiare di molto le cose». E sul Delfinato: «L’anno scorso vinsi una tappa e chiusi secondo in classifica, ma non mi ero presentato con l’idea di curare la generale. Stavolta cercherò di ottenere il miglior piazzamento possibile. Ma senza stress, il Delfinato lo considero come un importante allenamento agonistico per il Tour. Non deciderà nulla: se anche non sei davanti, hai il tempo per esserlo quando conterà di più».E sulla preparazione c'è stato qualche cambiamento? «Si cerca sempre di migliorare, di rivedere quello che è andato bene e quello che non è andato bene per tentare di fare dei passi avanti». Ci può fare qualche esempio? «No, preferisco di no».