Due anni fa Davide Rebellin aveva scalato la Bocchetta anche il giorno dopo il Giro dell’Appennino (poi, all’arrivo, dodicesimo). Nello sprint per il gran premio della montagna, il piccolo Giacomo, nove anni, scattando a una cinquantina di metri dallo scollinamento, era riuscito a precederlo.
L’anno scorso Davide Rebellin aveva scalato la Bocchetta anche il giorno prima del Giro dell’Appennino (stavolta, all’arrivo, diciannovesimo). E nello sprint per il gran premio della montagna, il piccolo Giacomo, dieci anni, lo aveva ancora preceduto. Ma qui c’è un retroscena.
Rebellin, forse distratto, era già giunto in vetta. Quando si è accorto che il piccolo Giacomo non era ancora arrivato, ha girato la bici ed è sceso per cercarlo. Ma tutti pensavano che, concentrato sulla corsa del giorno dopo, Davide fosse tornato in albergo dalla squadra. Che strano, hanno commentato, senza neanche salutare. Invece, trovato il piccolo Giacomo, prima lo ha affiancato, poi ha ceduto allo sprint.
E pensare che quel giorno di un anno fa, per la scalata alla Bottecchia intesa come pedalata per la pace, Davide Rebellin era stato l’unico dei professionisti a sentire la necessità, il dovere, l’orgoglio di partecipare, metterci la faccia oltre che le gambe, il cuore oltre che i polmoni. Anche per questo, stavolta, non si è pedalato soltanto per la pace nel mondo e per la sicurezza sulle strade, ma anche per lui, vittima della guerra del traffico. Assente Davide, c’era però il piccolo Giacomo (dieci anni). Che, per la cronaca, in cima alla Bocchetta è arrivato ben prima del vostro vecchio cronista.
La Bocchetta è un gigante di 772 metri fra Liguria e Piemonte. Rampe da garage, meandri nel bosco, parapetti su cielo e mare. Il versante ligure ha un bel manto di asfalto, quello piemontese vanta la maggior densità di buche e toppe. Qui si è pedalata la storia del ciclismo. In cima, su una stele, l’albo d’oro regala nomi e cognomi che spalancano i nostri cuori: Alfredo Martini e Fausto Coppi, Franco Balmamion e Italo Zilioli, Michele Dancelli e Gianni Motta, Felice Gimondi e Francesco Moser, Gibì
Baronchelli e Gianni Bugno, per dirne solo dieci. Rebellin non ha questo onore, ma quello ancora più valoroso di aver scalato la Bocchetta per la pace. E con il piccolo Giacomo.
L’altro giorno, fra gli altri, in bici, Edita Pucinskaite e Gibo Simoni, e in macchina, il sindaco di Campomorone e il parroco di Pontedecimo. La bici ha lo straordinario potere di farci sentire – tutti – più buoni e più bravi. E, addirittura, più belli. Se non fuori, certamente dentro.
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