1961-2023, e il tempo dal calendario non scivola via, se è ancora il 18 marzo. Avevamo 11 anni allora, oggi francamente di più. Ma ammirare Mathieu Van der Poel planare nel 2023 gentile e morbido, un incedere quasi fatale, verso l'Aurelia e il traguardo, ci riportava il finale di corsa del nonno Raymond Poulidor, nel 1961, lui che pure scendeva solo dal Poggio, licenziato Albertus Geldermans, e con un ben maggiore vantaggio sul gruppo dei velocisti...
E riprovare all'improvviso lo sbigottimento come un brivido che percorre ancora: quel Poulidor, che era giovane davvero allora, neanche 24 anni, e per cui naturalmente si tifava, all'ultima curva della discesa, all'ingresso in città, sbagliava strada. Ed i secondi di incertezza allora che passavano lunghi e brevi, e rimettersi sulla traiettoria giusta per via Roma, e il vantaggio che dai venti, trenta secondi era ormai sceso a quindici, dieci... E Van Looy che aizzava i suoi giannizzeri famelici, immaginavamo... E tutti, o io solo, a spingere Poulidor, che senza fiato, senza la forza di alzare le braccia, avrebbe infine vinto con tre secondi soli '”solissimi” su Rik Van Looy.
E tutto questo chissà, questo epilogo da batticuore, se Mathieu Van der Poel, il nipote prediletto di Raymond Poulidor, lo conosce. Ma lo sa di certo il mio nipotino Giorgio, glielo ho raccontato come favola a lieto fine della vita, che in braccio ad un ragazzino diventato nonno ha visto l’arrivo della sua prima Sanremo.
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