"Tadej ti amo!!!" Questa è la frase che si proietta sul cielo di Abbiategrasso quando Pogacar esce dall'area riservata ai team per andare al foglio firme. Nel capannello di persone di tutte le età che circonda il fenomeno sloveno, si erge un ragazzo che in estasi da idolo ciclistico urla l'accalorata dichiarazione.
Mezzo secondo dopo, da suddetto capannello schizza via un bambino che non avrà avuto nemmeno 10 anni. È in lacrime, ha appena strappato un autografo a Pogacar: "Non ci credo, Tadej, non ci credo!" grida a destra e a sinistra, incredulo e felice come non mai. Si mette in un angolino a piangere, con l'amichetto che va da lui e lo abbraccia con un'intensità e una consapevolezza decisamente adulte.
Poco più avanti, avvicinandoci al foglio firme, Francesco Gatti di 10 anni riesce a strappare un autografo "in solitaria", senza calca intorno. La reazione piangente è la medesima.
Gioia infinita pure per il piccolo Luca Ferro di Busto Arsizio, che riesce a farsi autografare nientemeno che una bici Colnago gialla!
I bambini. Una delle più grandi preoccupazioni per chi ha a cuore il futuro del ciclismo in Italia è la "crisi di vocazioni" tra i più giovani verso il nostro sport.
Bene, uno spettacolo come quello della partenza abbiatense della Milano-Sanremo ci regala un tenero sospirone di sollievo.
Vedere tanti bimbi in pole position a salutare i corridori, chiamandoli tutti per nome, dal Mathieu Van der Poel al Mike Teunissen di turno, con quel mix di candore e competenza che ci riporta indietro alla nostra passione di quando eravamo noi i bimbi, ci restituisce la speranza che in questo Paese non esista solo il calcio.
Buona Sanremo a tutti. Sicuramente, in qualsiasi modo andrà, per il bravo e fortunato ragazzino piangente e i suoi amici sarà indimenticabile.