Che cosa vedete? Vedo Coppi e Bartali. Vedo una borraccia. Vedo la borraccia. Vedo due portaborracce vuote da Coppi. Vedo un portaborracce vuoto da Bartali. Vedo un’altra borraccia, probabilmente vuota. Vedo un braccio che si allunga e un braccio che si stende. Vedo generosità, altruismo, solidarietà. Vedo umiltà. Vedo caldo e sete. Vedo fatica. Vedo altre ombre sulla strada.
Che cosa vedete? Vedo Alex Zanardi. Vedo un uomo, un campione, un eroe, un martire. Vedo il destino, il fato. Vedo la resistenza. Vedo ma non capisco.
Che cosa vedete? Vedo Major Taylor. Vedo un nero. Vedo storie di razzismo.
Che cosa vedete nella foto della borraccia di Coppi e Bartali, e in quella di Alex Zanardi, e in quella di Major Taylor? Che cosa vedete nella foto del podio dei 200 metri (Tommie “Jet” Smith, Peter Norman e John Carlos) ai Giochi di Messico 1968, nella foto di Michael “Air” Jordan, nella foto del gol di Rivera in Italia-Germania 4-3 ai Mondiali 1970, nella foto della meta di Ratuva Tavuyara in Rovigo-Viadana del 2023, nella foto di Sonny Liston al tappeto davanti a Muhammad Ali nei Mondiali dei massimi del 1965? Le domande a un corso di formazione su sport e fotografia, voluto dal Cepell (Centro per il libro e la lettura), organizzato dall’associazione Ti con Zero, diretto agli insegnanti del Liceo scientifico dello sport di Atri (Teramo), intitolato “Segnalibro” e pensato per lo sport e la letteratura. Spunti, idee, riflessioni da tradurre in lezioni, laboratori, esercitazioni per gli studenti, con l’obiettivo di progettare una mostra fotografica (magari multimediale) sullo sport.
I licei scientifici dello sport sono stati introdotti nel 2010. Quello di Atri porta il nome di Adone Zoli, politico, partigiano, avvocato, anche presidente del Consiglio dei ministri fra il 1957 e il 1958, nessuna attinenza con lo sport, molte con il diritto e l’etica. Fra gli addetti ai lavori, questo istituto è considerato superiore sia per l’età degli studenti (dai 15 ai 19 anni), sia per la qualità degli studi (docenti, programmi, tradizione...).
Sei ore settimanali di sport nel primo biennio, cinque ore settimanali il secondo biennio e il quinto anno. Tante discipline sportive a rotazione, con corsi specializzati, dal rugby alla mountain bike, per un totale di una trentina di ore. Una palestra da corpo libero, interna, e un centro sportivo, piscina compresa, vicino. La cosiddetta gita, un viaggio di cinque giorni circa durante l’anno scolastico, per una “full immersion” in una disciplina in particolare. E in generale un’attenzione, una sensibilità, una voglia dedicata all’educazione motoria e alla cultura fisica. Allo sport.
Gli insegnanti s’impegnano, creano collegamenti, lanciano ponti, esplorano significati. Lo sport è un linguaggio universale, anche nei sentimenti. Finché c’è sport, c’è speranza.
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