Dodici vittorie su tredici corse in Italia, tra cui il campionato italiano juniores a Roma (secondo tricolore consecutivo dopo quello dell'anno scorso in Friuli). Più diverse gare disputate all'estero, con un paio di successi in Spagna. Fino alla partecipazione, la prima della sua vita, a un Mondiale: quello di Hoogerheide, dove è rimasto invischiato nella maxi-caduta iniziale ed è arrivato solo 45°. Questo il 2022-2023 ciclocrossistico di Samuele Scappini, il completo corridore di Marsciano che il 24 aprile diventerà maggiorenne e da quando aveva 6 anni insegue un triplice sogno in sella alle biciclette. Prima con la squadra del paese, la Nestor, poi dal 2020 (1° anno Allievo) col team Fortebraccio.
I primi due sogni si sono avverati: diventare campione d'Italia e correre un campionato del Mondo d'azzurro vestito. Il terzo riguarda il momento topico e delicato della crescita di ogni atleta: riuscire a diventare professionista. Il tempo e la determinazione sono dalla sua.
«Questa settimana sono finalmente libero dopo una stagione invernale bella intensa - esordisce Scappini ai nostri microfoni - ma non devo stare tanto a riposo: vado ogni giorno in bici, seppur per pochi chilometri. Progressivamente inizio a lavorare per l'inizio della stagione su strada, fissato per me il 4 marzo: voglio far bene e giocarmi al meglio le mie possibilità in questo ultimo anno juniores!»
E con la scuola come fai?
«Per fortuna sono molto elastici sulle consegne e capiscono perfettamente l'attività sportiva che svolgo: ho un foglio da atleta-studente che mi consente di avere la giustificazione ogni volta che sono via per una gara. Dopo scuola pranzo, esco in bici e dopo faccio i compiti. E il mio allenatore Giancarlo Montedori, direttore sportivo della Fortebraccio, una settimana sì e una no riesce a venire a Marsciano da Città di Castello dove sta lui.»
Cosa studi?
«Meccatronica, una disciplina che unisce meccania, elettronica e informatica. Dato che nel ciclismo oggi c'è tantissima elettronica, ho scelto questo indirizzo così sarò facilitato un domani nel rimanere in questo mondo dopo la carriera da corridore.»
In quante specialità corri?
«Da bambino iniziai con la strada, che come detto pratico tuttora: ho caratteristiche da velocista e ho diverse vittorie all'attivo nelle categorie giovanili. Negli anni ho scoperto di poter essere competitivo anche nel ciclocross, un terreno su cui ci si può aspettare di tutto e dove mi sento davvero felice. In tempi molto più recenti, Montedori mi ha introdotto alla pista: in quartetto coi miei tre compagni e amici Edoardo Burani (nel frattempo passato alla Beltrami TSA Tre Colli ndr) e i due Tommaso, Alunni e Brunori, siamo arrivati terzi ai campionati italiani di Noto.»
Quale delle tre preferisci?
«Senza dubbio il ciclocross. Ma farò sempre quello che mi suggeriranno gli allenatori: mai mettersi di traverso alla squadra.»
Montedori è un punto di riferimento assoluto per te.
«Decisamente, e aggiungo che è stato lui a dirmi quel "Prendi e vai a tutta" prima della vittoriosa gara juniores dei campionati italiani del 15 gennaio.»
Un copione che hai eseguito alla perfezione: che sensazioni ti ha dato la conquista del secondo tricolore?
«Sapevo di avere gli occhi addosso e questo mi metteva ansia. Quando però ho sentito il fischio della partenza, nella mia mente c'è stato spazio solo per la voglia di dimostrare ancora una volta il motore che ho.»
E partecipare al Mondiale?
«Quando ho visto la convocazione non ci credevo, quando ho effettuato la prova percorso è stato il momento in cui mi son detto "il secondo dei tre sogni si è ufficialmente avverato". E in gara, al di là della sfortuna, ho capito quanto il percorso di una prova iridata sia realmente più difficile degli altri che si affrontano in stagione. Stupendo, spero di viverne altri in futuro.»
Com'è correre il ciclocross in Belgio e Olanda rispetto all'Italia?
«Lì ti senti veramente un professionista, sia per l'organizzazione che ti accoglie ai massimi livelli sia per il pubblico che si assiepa ovunque sul percorso e non solo sul rettilineo finale.»
Sappiamo che sei un grande fan di Davide Formolo, che proprio alla vigilia del Mondiale Ciclocross è arrivato secondo al Saudi Tour...
«Vederlo sfoderare una prestazione del genere mi ha reso felicissimo!»
Oltre a Formolo, quali idoli hai?
«Peter Sagan, Elia Viviani, Caleb Ewan e Mathieu Van der Poel. Per ora sono riuscito a incontrare di persona solo Van der Poel, proprio nel weekend del Mondiale pochi giorni fa: gli ho chiesto una foto e ho chiacchierato brevemente con lui. Con l'inglese a scuola vado così così, ma quando ti trovi all'estero e sei immerso nella lingua straniera, ci metti poco a capire e dire qualche parola.»
All'annuncio del prossimo ritiro di Sagan come hai reagito?
«Mi ha fatto tanto male, mi ha regalato troppe gioie Peter! L'anno prossimo il Tour de France, nella sua partenza italiana, passerà vicino alle mie zone e sarebbe stato bellissimo andarlo a vedere da vicino. Che dire, spero di cuore che riesca a centrare la qualificazione olimpica in mountain bike.»
A proposito delle tue zone: a capo dell'area tecnica del Comitato umbro della Federciclismo c'è uno dei più grandi corridori della tua regione...
«Ma certo, Eros Capecchi: lo conosco bene di persona!»
Un Capecchi che non può che essere orgoglioso di ragazzi come Samuele.
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